Technofeminism: combattere il patriarcato con algoritmi e intelligenza artificiale

Nella lotta al patriarcato, alle disguaglianze e discrimianzioni di genere, il Technofeminism è un approcco essenziale da adottar ee promuovere come evoluzione del femminismo in ambito digital

Mai come negli ultimi anni il concetto di patriarcato è stato portato allo scoperto, passando da sistema sociale quasi nascosto e “abituale” nei modi, nelle parole, ecc. a sistema da combattere, denunciare e cambiare. E se di lotta si tratta, più mezzi ci sono per affrontarla e più possibilità ci sono per ottenere dei risultati. Come il Technofeminism o tecnofemminismo, una nuova frontiera di femminismo legato al digitale e alla tecnologia.

Un concetto che  sottolinea come la tecnologia influisca sia come strumento di empowerment che come mezzo per combattere le disuguaglianze di genere (o come potrebbe farlo), incoraggiando un impegno critico e l’importanza e l’influenza che le donne hanno in questo ambito.

Technofeminism: la nuova frontiera del femminismo digitale

Quando si parla di Technofeminism, quindi, si fa riferimento a una serie di teorie e di pensieri critici che vanno a esplorare le intersezioni che caratterizzano il rapporto tra tecnologia, potere e genere. Un approccio che si radica nel pensiero femminista e che va a esaminare in modo critico il modo in cui la tecnologia modella, rafforza o interrompe le disuguaglianze di genere, provando allo stesso tempo a immaginare e promuovere scenari futuri, più paritari ed equi, proprio attraverso l’uso della tecnologia.

Il il tecnofemminismo, quindi, si pone come un mezzo utilissimo per ricercare i punti chiave della discriminazione di genere che si trovano e che manipolano gli strumenti della tecnologia contemporanea, portandone alla luce tutte le dinamiche e i problemi collegati.

Tecnologia, potere e genere: come il tech riflette (o distrugge) le disuguaglianze

Il Technofeminism si mostra come una nuova frontiera di femminismo, che si evolve, che usa ogni mezzo e che viene applicato alle nuove tecnologie, andando ad analizzare come nascono e agiscono le nuove metodologie di sfruttamento digitale, la violenza di genere e non online, le ingiustizie algoritmiche che portano a situazioni discriminatorie, e le pratiche per resistere a questo attraverso dati e concetti concreti.

La relazione che intercorre tra tecnologia, genere e potere, infatti, è tutt’altro che banale, e se da un lato può essere interpretata e usata come uno strumento di emancipazione, sviluppo e progresso, dall’altro proprio questi tre fattori insieme possono agire in modo opposto, portando a sempre più disuguaglianze e all’aumento di potere a favore di specifici gruppi.

La tecnologia, infatti, soprattutto se usata senza una reale comprensione o con un intento sbagliato, può rafforzare gli stereotipi di genere, portando alla nascita e al perpetrare di ambienti di lavoro poco inclusivi per le donne. Ma non solo, le donne, infatti, sono anche molto più soggette e a rischio di cyberbullismo, violenza online, controllo sul proprio corpo attraverso alcune specifiche tecnologie di sorveglianza e di controllo riproduttivo, ecc.

Oltre alla costante sottorappresentazione del genere femminile nel mondo tecnologico e alla maggior possibilità di imbattersi in conseguenze negative in ogni settore, per via degli algoritmi che vengono utilizzati a livello digitale e tecnologico che, sviluppati da uomini, hanno implicitamente dei bias di genere, riflettendo un modo di pensiero errato, perpetrato e discriminatorio.

Donne, dati e design: una visione femminista del futuro digitale

Secondo Judy Wajcman, sociologa e studiosa femminista e colei che ha portato in auge il concetto di Technofeminism, le analisi che vengono fatte un po’ in ogni ambito, dai sistemi di trasporto ai pap test per intenderci, devono necessariamente includere una consapevolezza tecnofemminista delle posizioni e delle opinioni, spesso diverse tra uomini e donne anche a seconda delle posizione occupata, progettisti, venditori, acquirenti, utenti, ecc. ma tutti incasellati nelle dinamiche tecnologiche.

ll coinvolgimento e la partecipazione attiva delle donne nella tecnologia, sono  ingredienti indispensabili per un’economia e una società digitale sostenibile. Ma anche per un maggior sviluppo futuro.

Aumentare la quota di donne che lavorano in questo ambito, infatti, si stima possa variare il PIL europeo da 260 a 600 miliardi di euro, portando a un Europa più competitiva e prospera. Ma questo porterebbe anche alla creazione di maggiori e pari opportunità, di team diversificati ed equilibrati dal punto di vista di genere, portando alla produzione di tecnologie e soluzioni digitali migliori, più eque, inclusive e non discriminanti perché soggette a una visione generale più ampia. E questo si può avere solo dando spazio a rappresentanti di ogni genere, che possano davvero lavorare a favore delle persone tutte e non di solo una parte.

Algoritmi sessisti? Ecco perché serve più tecnofemminismo nelle piattaforme

Ma approcciarsi al Technofeminism e portare questa nuova visione all’interno del mondo tecnologico, significa anche andare a stanare quelle che sono le dinamiche perpetrate e nascoste che vanno a discriminare le donne e che non fanno che aumentare le disuguaglianze di genere. Come gli algoritmi spesso fondati su principi sessisti e che vanno a regolare le piattaforme digitali che siamo solite usare.

Dal bannare foto che vengono taggate come sessualmente allusive e fino a pornografiche quando il corrispettivo maschile invece viene accettato e promosso come contenuto idoneo (banalmente le foto in intimo e fino anche all’immagine di una donna che allatta, ancora oggi spesso bannata perché ritenuta “offensiva” e non adeguata – ma poi per chi e in base a cosa non si sa).

Le Big Tech, ovvero le grandi compagnie tecnologiche  come  Amazon e Google, usano abitualmente algoritmi di moderazione, che hanno lo scopo di stabilire quali contenuti amplificare e rendere virali e accessibili e quali sopprimere. E a guidare questi algoritmi sono spesso pregiudizi di genere.

Se da un lato un centimetro di pelle in più scoperta o il pancione di una donna in gravidanza sono immagini che vengono trattate al pari delle pornografia da questi algoritmi, dall’altro questo sistema malato di pregiudizi va anche a ripercuotersi in ambiti in cui l’informazione e la divulgazione sono essenziali per la salute, come le campagne di sensibilizzazione sul cancro al seno, per esempio, che vengo penalizzate e ridotte in visibilità solo perché ritraggono il seno o il décolleté.

E questo è solo uno degli esempi che rendono chiaro il motivo per cui il Technofeminism è un approccio e un sistema che deve essere promosso, adottato, e portato avanti in modo mirato e costante, adottando un approccio femminista in ambito tecnologico e digitale e nella vita di tutti i giorni.

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