People pleasing: come smettere di voler piacere agli altri a tutti i costi

Il people pleasing è la tendenza che porta determinate persone a compiacere gli altri a tutti i costi, sul posto di lavoro, nelle relazioni sentimentali e nei rapporti amicali. Non è, quindi, semplice gentilezza, ma una vera e propria "abnegazione" di sé di fronte al volere degli interlocutori. Vediamo di che cosa si tratta nello specifico.

«Ma certo, non preoccuparti: ci penso io», «No ma figurati, non mi sono offesa», «La penso esattamente come te: hai proprio ragione», «Ovvio che posso occuparmi anche di questo progetto, nessun problema». Queste frasi suonano familiari? Se così fosse, è probabile che si tratti di people pleasing.

Di che cosa si tratta? Vediamolo nel dettaglio.

Che cos’è il people pleasing?

Il people pleasing è la tendenza che porta determinate persone a compiacere gli altri a tutti i costi, sul posto di lavoro, nelle relazioni sentimentali e nei rapporti amicali. Non è, quindi, semplice gentilezza, ma una vera e propria “abnegazione” di sé di fronte al volere degli interlocutori.

Il Cambridge Dictionary, infatti, definisce il people pleaser così:

Qualcuno a cui importa molto piacere agli altri, e vuole sempre che gli altri approvino le sue scelte.

Ne deriva che l’individuo che mette in atto un comportamento di questo tipo lo faccia a prescindere dalle proprie volontà e ambizioni, per il mero scopo di assecondare coloro con cui si sta interfacciando e con la speranza di ottenerne, così, approvazione, stima e/o affetto – a seconda dei contesti.

Uno stile di funzionamento che, dunque, travalica l’altruismo e si tramuta in un accomodamento servile e totale, che conduce chi ne soffre ad apparire disponibile in qualsiasi situazione, con difficoltà a porre dei limiti, a dire di “no” e accettando, così, condizioni in cui – se avesse seguito la propria volontà – non si sarebbe trovato.

Perché vogliamo sempre piacere agli altri?

Ma da dove si origina questa tendenza? Come si legge su State of Mind:

Di fatto, molto spesso, dietro il bisogno di mettere costantemente gli altri al primo posto si nasconderebbe una risposta al trauma, che con il tempo può portare a un dannoso abbandono di sé. […] Nella maggior parte dei casi, infatti, i people pleaser nascondono un’antica paura dell’abbandono come conseguenza di traumi relazionali e di attaccamento vissuti in infanzia, dove la loro fiducia epistemica nelle relazioni è stata recisa alla base.

Secondo tale prospettiva, perciò, le persone sempre accondiscendenti avrebbero appreso, crescendo, che l’espressione dei propri bisogni, dei propri confini e della propria originale individualità avrebbe suscitato sensi di colpa, giudizi, allontanamento e vergogna.

Di qui, l’atteggiamento di esasperato servilismo, che li porta a eludere la manifestazione del proprio verso sé pur di non incorrere in conflitti, abbandoni o opinioni negative.

Le conseguenze negative del people pleasing

Se le proprie emozioni, i propri sentimenti e i propri punti di vista su una determinata situazione sono accantonati per fare spazio al people pleasing, quali possono essere i rischi su chi attua quest’ultimo?

Le conseguenze negative possono essere le seguenti:

  • Stress, burnout e pressione, causati dalla molteplicità di impegni che si è deciso di adempiere;
  • Frustrazione e rabbia, dovute alla mancanza di spazio e tempo per se stessi;
  • Stanchezza, correlata soprattutto al fatto di dover apparire sempre allegri, accoglienti e disponibili;
  • Difficoltà relazionali, perché si perde il confine tra la propria individualità e quella altrui;
  • Ansia e abbandono della cura di sé, con successiva compromissione della propria salute mentale e fisica.

Una serie di effetti a cascata, quindi, che possono inficiare la qualità della vita del people pleaser e offuscare i contorni della propria sfera personale, con tutto il carico emotivo e di pensiero che questa reca con sé.

Come riconoscerne i segnali

Nella maggior parte dei casi, il people pleasing si manifesta nelle seguenti modalità:

  • Difficoltà a dire di “no”: pur sapendo di non avere voglia o tempo a sufficienza, i people pleaser faticano a declinare inviti e richieste derivanti da altri, per paura di deludere o innervosire la persona da cui esse derivano – con il rischio di sovraccaricarsi di impegni e progetti da seguire e non avere spazio per se stessi;
  • Evitare lo scontro: chi cerca costantemente l’approvazione altrui tenta di evitare il conflitto in ogni modo, per il timore di creare una crepa difficilmente rimarginabile o mutare il giudizio che gli altri individui hanno di lui/lei, anche a costo di sopprimere ciò che si crede o si prova;
  • Essere sempre d’accordo con tutti: una conseguenza di quanto detto sopra è, allora, la mancanza di contraddittorio e la correlata omissione dei propri punti di vista, unica chiave per non incorrere nel giudizio “negativo” delle persone con cui si comunica e, dunque, non deluderle;
  • Scusarsi continuamente: il people pleaser si sentirà sempre responsabile di quanto accade, pur non essendone direttamente coinvolto. Si spiega così la sua tendenza a dispiacersi troppo spesso, anche per malesseri e azioni in cui non ha nessun ruolo, motivata forse dall’obiettivo di “alleggerire” i disagi altrui;
  • Ricerca di lodi e modificazione della propria individualità: cambiare atteggiamento e personalità in base al contesto è spia di uno scollamento tra il vero sé e quanto si esprime. È il caso dei people pleaser, capaci di modulare il proprio comportamento in base agli individui che li circondano, andando in contrasto con i propri pensieri pur di ottenerne le gratificazioni e l’approvazione.

Come smettere di voler piacere agli altri a tutti i costi

Come si può smettere di voler compiacere gli altri, sempre e comunque? Il primo passo è, come sempre, la consapevolezza di sé: diventare consci dei propri pattern di comportamento e avvertire il desiderio e l’esigenza di modificarli è la prima, e più importante, fase del processo.

In seguito, può essere utile parlarne in sede di psicoterapia, per approfondire, insieme all’esperto/a, le motivazioni e il sostrato alla base di tali atteggiamenti. Contestualmente, può essere molto utile prendersi il giusto tempo per riflettere su di sé e capire quali sono i confini che non si intende far superare, sforzandosi nel renderli concreti e allenandosi a dire i “no” che sono necessari per stare bene e riconquistare il proprio benessere psicofisico.

E poi in ultimo, ma non per importanza: è essenziale lasciar andare l’opinione altrui. Non possiamo essere apprezzati, amati e benvoluti da tutti, e questo è un bene: prima lo si interiorizza, prima si potrà diminuire l’impatto che i giudizi altrui hanno su di noi.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!