Non monogamia etica o consensuale: un altro tipo di 'fedeltà' oltre gli stereotipi

Con l'espressione non monogamia etica ci si riferisce a tutti quei rapporti d'amore e/o di sesso basati sull'assenza di esclusività e sul totale ed esplicito consenso delle parti coinvolte. In tale contesto, quindi, le persone instaurano relazioni o intrattengono rapporti con più partner contemporaneamente, senza che questo venga considerato tradimento e basandosi sulla totale trasparenza delle dinamiche attivate. Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio.

Fin dalla più tenera età, ci inculcano l’idea che il contesto migliore in cui esprimere la nostra sessualità e il nostro affetto sia in una relazione romantica, monogama e duratura. In questo solco, si inserisce la convinzione che la monogamia (dal greco “mònos”, “unico”, e “gàmos”, “nozze, legame”, quindi sinonimo di un rapporto esclusivo) sia il modo naturale, normale e moralmente superiore di vivere una relazione, dando, così, luogo a una “mononormatività” che castra la libera espressione di molti individui.

La maggior parte dei quali, infatti, è infedele. Con una conseguenza sulla stabilità della coppia: il tradimento, considerato scandaloso, oltraggioso e irrispettoso. E se invece di puntare il dito contro l’infedeltà, si provasse a esplorare altri tipi di relazione? Se la monogamia non fosse l’unica strada percorribile? E se, ancora, monogamia e non monogamia facessero parte di uno spettro, in cui le persone si collocano in posizioni diverse – a seconda del momento della vita, del rapporto instaurato, dell’età, degli ideali e così via?

È in tale contesto che si innesta il discorso sulla cosiddetta “non monogamia etica“, uno stile relazionale che può contenere al suo interno una molteplicità di varianti e consente, a chi ne è coinvolto, di vivere in piena libertà e trasparenza i propri rapporti romantici e/o sessuali. Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio.

Che cos’è e cosa significa non monogamia etica?

Come si evince dall’espressione, la non monogamia etica si riferisce a tutti quei rapporti d’amore e/o di sesso basati sull’assenza di esclusività e sul totale ed esplicito consenso delle parti coinvolte.

L’eticità fa, infatti, riferimento all’assenza di un tradimento – inteso in senso morale, fisico e/o affettivo – e alla totale limpidezza con cui le relazioni instaurate all’interno di questa cornice vengono gestite e affrontate. Alla base vi è, dunque, una complessiva sincerità da parte di tutti gli individui interessati, cui si affianca, di conseguenza, la consapevolezza di non essere l’unico/a partner con cui si è in relazione.

La non monogamia etica, perciò, si affranca dall’idea tradizionale di coppia monogama, chiusa e autosufficiente e si apre, al contrario, alla convinzione che una sola persona non possa soddisfare tutti i propri bisogni sessuali e/o affettivi e che, quindi, sia consentito intrecciare legami anche con altri soggetti esterni alla relazione “principale”.

Le forme in cui tale convinzione si esplica sono molteplici, e possono prevedere regole interne, gerarchie, clausole, anarchia e molto altro. Fil rouge di tutte le sfumature è, tuttavia, il consenso e un generico senso di libertà, mediante i quali si tenta di giungere alla soddisfazione di tutte le persone coinvolte e a un benessere collettivo genuino e autentico.

Manifestazioni e pratiche della non monogamia etica

Ma come si può manifestare la non monogamia etica, termine ombrello che accoglie in sé tutte le possibili declinazioni di non monogamia consensuale? La forma forse maggiormente nota è quella del poliamore, la quale consiste nel creare legami sentimentali con più di una persona, ma con dinamiche che, spesso, riecheggiano molto quelle di una coppia “tradizionale”.

Come spiega Alexander a Il Mattino:

Il tradimento non viene previsto o perdonato nel caso del poliamore, perché prevede il coinvolgimento consensuale di tutte le parti, che devono essere informate delle relazioni che i propri partner andranno eventualmente a instaurare con altre persone. Banalmente, essere poliamoroso non significa poter fare quel che si vuole, con chi si vuole e quando si vuole ma, anzi, vuol dire impegnarsi a rispettare degli accordi che si prendono internamente in ogni relazione e che sono perciò diversi per ciascun caso. Ciò permette alla relazione di stare in piedi in maniera sana.

Alcune persone, come si legge, poi, su Il Post, si considerano poliamorose, identificandosi – quasi alla stregua di una identità o di un modus vivendi – in questa pratica, mentre altri associano il poliamore alla sfera del possesso, quindi all’avere o meno più relazioni sessuali, romantiche o di entrambi i tipi contemporaneamente – e sempre con il pieno consenso delle parti.

In alcuni casi, sussiste una gerarchia che considera la coppia “originaria” come la più significativa e distingue tra partner primari e secondari, mentre in altri non vi è nessuna gerarchizzazione, e tutti i rapporti si trovano allo stesso livello. In altri ancora, infine, si possono instaurare triadi o “polecole, ovvero tre o più persone che decidono consapevolmente di condividere una relazione.

Diverso è, invece, il caso delle coppie aperte, dove un nucleo decide di aprirsi all’esterno esclusivamente per ricercare rapporti sessuali occasionali, talvolta raccontandosi le proprie esperienze, altre volte adottando il cosiddetto “don’t ask, don’t tell“, ossia un accordo in cui ciò che accade con altre persone non viene né richiesto, né raccontato. In questa cornice sono inclusi anche gli scambisti, coloro che, appunto, si scambiano le coppie (spesso coniugate) per un mero divertimento sessuale.

Alla sequela di possibilità si aggiunge, poi, l’anarchia relazionale, una forma di rapporto nella quale si sfidano le gerarchie tradizionali e si superano le etichette e le regole imposte da altri, considerando come valide sono le decisioni prese con i partner interessati e, soprattutto, giudicando qualsiasi forma di relazione unica, fluida e importante, in continuo mutamento e senza classificazioni interne.

Vantaggi e benefici

Ogni relazione d’amore e di sesso ci consente di conoscerci meglio e di esprimere noi stessi. Ne deriva che la non monogamia etica amplifichi notevolmente questo aspetto, consentendo a chi la vive personalmente di entrare maggiormente in contatto con la propria interiorità, intimità e consapevolezza.

Tra i vantaggi che si possono conseguire con la non monogamia consensuale, dunque, si possono annoverare:

  • L’esplorazione a tutto tondo della propria sessualità e di se stessi;
  • L’apertura e lo sviluppo di una comunicazione onesta e diretta, elemento essenziale alla base di qualsiasi relazione sana e matura;
  • La scoperta di parti di sé che, stando in una relazione monogama, non potrebbero emergere;
  • La possibilità di soddisfare i propri bisogni affettivi, emotivi e sessuali con persone differenti e in modi dissimili, giungendo a un benessere biopsicofisico pieno e duraturo;
  • L’arricchimento umano e sentimentale che deriva dal porsi in relazione con individui diversi;
  • L’eliminazione – o, perlomeno, la riduzione – di sentimenti quali la gelosia e la possessività.

Gli stereotipi associati alla non monogamia etica

A proposito di gelosia, sono ancora moltissimi gli stereotipi che vigono quando si discute di non monogamia etica. A scandagliarne qualcuno è stato La zoccola etica, volume a metà strada tra saggio, manuale e guida pubblicato da Dossie Easton e Janet Hardy nel 1997 e rivolto a tutti coloro che sentono l’esigenza di valicare i confini della monogamia tradizionale e di aprirsi alle molteplici varietà di stili relazionali esistenti.

La zoccola etica. Guida al poliamore, alle relazioni aperte e altre avventure. Nuova ediz.

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Nonostante se ne inizi a parlare in maniera diffusa, tuttavia, continuano a persistere, come accennato, pregiudizi relativi alla scelta di adottare la non monogamia etica. Tra questi, spicca senza dubbio l’idea che la non monogamia sia una scusa per “fare più sesso” o sia il risultato di traumi irrisolti che conducono gli individui a rifugiarsi in stranezze sessuali/romantiche per provare emozioni forti.

Altri, ancora, sostengono che la scelta di non essere monogamici sia la spia di un’assenza di amore e di unità all’interno della coppia, mentre altri individuano in essa la mancanza di un impegno concreto e una certa “superficialità” nell’affrontare le relazioni.

Ma, come racconta ancora Alexander, in realtà:

Avere più relazioni non significa non impegnarsi in nessuna di esse. Anzi, diventa un impegno ancora più grande dal momento in cui si hanno più persone coinvolte, perché si creano più dinamiche, anche più complesse da gestire. Ovviamente l’impegno di ciascuno nella relazione prescinde dal fatto che sia esclusiva o meno, quindi cambia in base ai sentimenti sviluppati e al rispetto che si ha verso gli altri: non dipende o meno dall’essere poliamorosi.

Stesso discorso per la gelosia:

Neanche noi poliamorosi siamo esenti dalla gelosia perché è un sentimento che ognuno prova, chi più e chi meno. Nel caso del poliamore è fondamentale saper gestire questa gelosia, capendo perché e quando si prova, siccome non è sempre sintomo di una relazione che funziona e dura nel tempo. Può essere anzi l’avvisaglia che qualcosa non va, come di insicurezza o paura nei confronti delle persone coinvolte. Purtroppo o per fortuna tocca anche a noi, anche se è un tasto dolente.

Pensare che esista una forma corretta e valida per tutti di rapporto d’amore o di sesso è, dunque, illusorio. Non vi è un modo “giusto” per amare o fare sesso, ma solo ciò che ci fa stare bene e ci fa sentire maggiormente a nostro agio. A prescindere dal numero di persone coinvolte.

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