Una volta per tutte: perché “la gelosia non è MAI amore”, spiegato da Paolo Crepet

Gelosia, passione, amore: termini che spesso ritroviamo nella stessa frase, ma che dobbiamo imparare a scindere. Essere gelosi non è una forma d'amore, ma solo un modo per possedere una persona. E troppo spesso sfocia in una violenza dai contorni drammatici.

Che cos’è la passione? Paolo Crepet, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro intitolato per l’appunto Passione, pubblicato nell’ottobre del 2018, parla di quel sacro fuoco interiore che spinge le persone a sognare, lottare e inseguire i propri desideri fino allo stremo delle forze. Perché di passione si parla solitamente in senso positivo, ma i suoi risvolti negativi non possiamo sottovalutarli. È questo un termine, infatti, che troviamo spesso abbinato ad altri, terrificanti, quali “violenza”, “delitto”, “omicidio”. C’è una cultura, che non siamo ancora riusciti ad abbattere, per la quale l’amore passionale è sinonimo di possesso.

Ma si può possedere una persona e affermare che si tratti di una forma d’amore? Il passo verso la violenza sulle donne e il femminicidio è fin troppo breve. È quando la donna viene considerata un oggetto di proprietà che tutto diventa possibile, anche picchiarla e ucciderla in preda ad un raptus di gelosia. Ed è proprio sul concetto di gelosia che Paolo Crepet, in un’intervista a Repubblica, si concentra:

C’è ancora una cultura, trasmessa sia in ambito familiare sia in quello più ampio del gruppo sociale, quindi scuola e amicizie, che insegna alle ragazze a pensare che l’amore passionale possa o debba prevedere anche qualche ‘lecita’ violenza. La gelosia, ad esempio, viene vista come prova dell’intensità amorosa, di una passione da dimostrare psicologicamente e fisicamente.

Quindi si ritiene che faccia parte integrante di ogni relazione sentimentale e che quando viene sollecitata, possa anche scatenare reazioni violente. La gelosia porta sempre sciagure e drammi e bisognerebbe insegnare ai giovani a non considerarla come un sintomo dell’amore, perché non lo è mai. E va detto a scritte capitali che la gelosia non è una forma d’amore, ma solo di possesso, perché l’amore è rispetto innanzitutto. Ti amo, dunque ti rispetto.

Dalla gelosia sfocia la violenza: è tutt’altro che raro sentire donne, vittime di aggressione, asserire di essere state picchiate perché hanno assunto comportamenti che potrebbero aver suscitato la gelosia dei loro compagni. Il problema sorge quando non riconosciamo che tutto ciò non è affatto un segno d’amore. Se un uomo ci ama, non può considerarci alla stregua di un oggetto da possedere. E mai, in nessuna occasione, è giustificabile che un uomo ci picchi perché troppo geloso di noi.

Bisogna capire che quando qualcuno cerca di controllarti, quel sentimento cessa di essere amore e diventa manipolazione e ossessione. Quindi viene a mancare il rispetto dell’altro, perché non ti vedo più come una persona ma come una cosa di mia proprietà. Alla base della violenza e del femminicidio, c’è sempre l’idea di considerare le donne come oggetti, non come individui. Io ti uccido perché tu sei una cosa mia.

Ma cosa ci porta a credere che la gelosia sia una forma d’amore, che la violenza da essa scaturita sia in qualche modo accettabile? Crepet parla di una cultura che domina ancora, una cultura tramandata non solo dagli uomini ma anche dalle donne che, nella maggior parte dei casi, sono vittime di quella stessa violenza:

Dietro a un uomo che uccide una donna ci sono anche i genitori dell’assassino e del violentatore, ovvero altre donne e altri uomini. Quindi è importante capire che tutto questo ha a che fare con l’educazione e quindi bisogna considerare la donna non solo come vittima, ma anche come colei che può insegnare ai propri figli a combattere questa cultura della violenza.

Le madri devono dire alle figlie di lasciare immediatamente il fidanzato al primo accenno di uno schiaffo, facendo capire loro che non è una ‘prova che tiene a te’, anzi è tutto il contrario, ed è un comportamento che non va tollerato né discolpato. Il problema è che molte madri hanno incassato per anni con il marito, mandando giù rospi, non solo in termini di violenza, ma anche di incomprensioni e sottomissioni. E quindi, per non mettersi in discussione, questo loro atteggiamento lo tramandano alle loro figlie.

Sono le stesse madri che giustificano i propri figli bulli, sottovalutando le loro azioni e addirittura compiacendosi di questo loro comportamento, in quanto sinonimo di forza, carattere e virilità. E questa complicità non porta che a favorire la diffusione di questa violenza. Invece questi gesti non vanno mai minimizzati e accettati, ma devono essere fortemente avversati, facendo capire al ragazzo che sta sbagliando e che non è tollerato e mai lo sarà un comportamento simile.

Paolo Crepet, psichiatra e saggista italiano, ha pubblicato diversi libri e saggi. Eccone una lista.

1. Passione (2018)

Crepet attinge alla propria esperienza e narra tre testimonianze di persone che non hanno mai mollato di fronte alle proprie passioni, per spiegare anche ai più giovani cosa significhi avere uno sprone a migliorarsi in continuazione.

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2. Cuori violenti - Viaggio nella criminalità giovanile (2018)

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Tra carceri e comunità di recupero, il saggista ha raccolto varie testimonianze di criminalità giovanile per cercare di capire quali sono le radici di questo fenomeno e come si può arginare.

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3. Il coraggio - Vivere, amare, educare (2018)

 

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Oggi la parola “coraggio” sembra essersi svuotata di significato. In un periodo storico in cui sempre più ci affidiamo alla tecnologia ed evitiamo di esporci in prima persona, l’importanza di ritrovare il coraggio e di imparare nuovamente a tirarlo fuori si fa sempre più urgente.

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4. Baciami senza rete - Buone ragioni per sottrarsi alla seduzione digitale (2017)

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“Questo libro nasce da una scritta vista su un muro di Roma: ‘Spegnete Facebook e baciatevi’“, racconta Crepet. La sua è un’analisi obiettiva di come cambierà il modo di vivere e mostrare i propri sentimenti in un mondo sempre più digitale.

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5. Sull'amore - Innamoramento, gelosia, eros, abbandono. Il coraggio dei sentimenti (2016)

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Qual è il vero tabù dei nostri tempi? L’amore, in tutte le sue sfumature. Un viaggio alla ricerca del sentimento più profondo di tutti i tempi.

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6. La gioia di educare - Non siamo capaci di ascoltarli. Voi, noi. I figli non crescono più (2015)

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La crisi delle istituzioni della famiglia e della scuola, nel loro compito di educare le giovani menti, in un viaggio lungo tutta la penisola.

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7. Impara a essere felice (2015)

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La vera felicità non è un obiettivo irraggiungibile. Ma ci vuole costanza e voglia di non arrendersi mai, per conquistarsela. E mai come oggi è importante educare i nostri figli alla perseveranza.

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8. Elogio dell'amicizia (2014)

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Uno dei legami più nobili dell’uomo, approfondito in un’analisi che racconta come i sentimenti si stiano facendo sempre più banali. Crepet ci porta alla scoperta della vera amicizia, in tutte le sue sfumature.

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9. Solitudini - Memorie di assenze (2013)

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Storie che parlano di amore, d’amicizia e di dolore, legate da un unico filo comune: l’incapacità di comunicare, la solitudine in cui sprofondiamo sempre più.

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10. Le dimensioni del vuoto - I giovani e il suicidio (2007)

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Il suicidio tra i giovani è un fenomeno in inquietante crescita. L’analisi dello psichiatra cerca di portare a galla le radici del problema, per trovare una soluzione.

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11. I figli non crescono più (2005)

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I ragazzi hanno perso l’impulso all’autonomia, fondamentale per crescere. In questo saggio, Paolo Crepet affronta il problema e propone diversi rimedi per un’educazione migliore.

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12. Naufragi - Tre storie di confine (2002)

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Tre racconti, tre storie emozionanti e dolorose, che narrano esistenze spezzate e solitudine.

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13. Il rifiuto di vivere - Anatomia del suicidio (1998)

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L’aumento dei tassi di suicidio ha portato Crepet ad analizzare un fenomeno che cela dolore e sofferenza, non solo tra i più giovani.

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