Il concetto di casa si evolve e deve rispondere a diverse istanze: come cambia la società, come cambia il mercato immobiliare, cosa cercano le persone che vogliono affittare o comprare una casa, quali sono i bisogni della collettività.

In un momento all’apparenza così solitario e individualista, in realtà la collettività gioca un grosso ruolo nel concetto di casa: è così che si fa strada il fenomeno dell’housing sociale.

Housing sociale: cos’è?

Si tratta di una forma dell’abitare a metà strada tra quella che chiamiamo edilizia popolare ed edilizia residenziale di lusso. Ma non si tratta solo e semplicemente di edilizia, perché l’housing sociale è un’esperienza che racchiude diversi aspetti. Ai fini normativi, è regolato dal decreto ministeriale 3904 del 22 aprile 2008, in cui si legge

È definito “alloggio sociale” l’unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione permanente che svolge la funzione di interesse generale, nella salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato. L’alloggio sociale si configura come elemento essenziale del sistema di edilizia residenziale sociale costituito dall’insieme dei servizi abitativi finalizzati al soddisfacimento delle esigenze primarie.

Gli aspetti innovativi dell’housing sociale

Housing sociale
Fonte: iStock

Per capire meglio di cosa si tratta, vale la pena citare quali siano gli aspetti innovativi dell’housing sociale. In altre parole non parliamo solo di appartamenti a costi ridotti rispetti ad altri ma con standard abitativi di qualità, parliamo di molto altro. E cioè l’housing sociale mira a

  • la creazione di spazi adibiti alla socialità. In pratica, tra un palazzo e l’altro, tra un appartamento e l’altro, sono previsti per esempio degli spazi verdi destinati al gioco dei bambini e allo sport all’aria aperta per gli adulti. Ma esistono anche spazi al chiuso che non serviranno solo a eventuali riunioni condominiali o della cooperativa che potrebbe formarsi con i proprietari degli immobili;
  • il risparmio energetico. Questi edifici sono progettati per essere rispettosi delle risorse esauribili del pianeta. Quindi hanno il cosiddetto cappotto termico, gli impianti fotovoltaici sui tetti e tutti gli impianti sono fatto per risparmiare energia;
  • la co-progettazione partecipata. I proprietari o futuri tali hanno voce in capitolo nel corso della progettazione degli edifici in questione. Tanto che, appunto, potrebbero decidere di unirsi in cooperativa;
  • la riqualificazione dei quartieri. Molto spesso le nostre periferie sono dimenticate, degradate. Questo accade perché le periferie sono pensate all’origine come quartieri dormitorio. Mentre con l’housing sociale le persone tornano ad affollare le strade e i quartieri periferici diventano molto appetibili per le attività commerciali. Si innesca un circolo virtuoso in cui il quartiere riprende naturalmente a funzionare, con ovvie ricadute sull’attenzione all’arredo urbano, alla lotta al vandalismo, all’allontanamento di eventuali attività microcriminali.

Housing sociale e smart city

L’housing sociale è una sorta di componente fondamentale per la smart city. Con le sue finalità ecosostenibili, questo tipo di edilizia sarà l’unità con cui misureremo la città di domani.

Le smart city sono infatti pensate per ospitare delle abitazioni che abbiano consumi “intelligenti” in termini di energia. Niente sprechi, consumi bassi o addirittura autarchici: il che si adatta perfettamente con il modo in cui le case dell’housing sociale sono infatti progettate.

Gli esempi di housing sociale in Italia

Housing sociale
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In Italia questa forma di edilizia trova il suo compimento grazie ad alcuni canali bancari (Cariplo, San Paolo, eccetera), alla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), oppure enti locali, come comuni o regioni (per esempio il Comune di Milano e la Regione Lombardia).

È molto importante che esistano questo tipo di possibilità: dopo la crisi economica del 2009 e dopo il disastro economico che la pandemia ha portato con sé, in Italia quello della casa è un grosso problema: il nostro mercato immobiliare, specifica la Cdp, è “tradizionalmente caratterizzato da un livello di proprietà immobiliare tra i più alti d’Europa (vicino al 70%) e da un mercato locativo illiquido e lento”.

Stando ai dati della Cdp, quasi il 60% degli italiani considera le spese per l’immobile molto pesanti, mentre il 20% vive in casi con strutture danneggiate o riscaldamenti inadeguati. Ma non tutte queste persone hanno accesso all’edilizia popolare e sono in una sorta di limbo: troppo “ricche” per la casa popolare, troppo “povere” per un alloggio residenziale di lusso.

Per questo l’housing sociale ricopre una particolare importanza nel Belpaese, perché può consentire alla classe media, soprattutto ai giovani, di abitare una casa degna di questo nome e al tempo stesso non dover richiedere un mutuo troppo oneroso, con il duplice rischio di non ottenerlo o non riuscire a pagarlo.

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