Principi e filosofia dell'adaptive fashion, di cui abbiamo tutte e tutti bisogno

Abiti comodi, con chiusure magnetiche o di velcro, scarpe che si allacciano con una app, accessori per le sedie a rotelle: la moda sta diventando sempre più inclusiva, e non dimentica nessuno. Neanche le persone con disabilità.

Secondo l’ultimo Rapporto mondiale dell’OMS sulla disabilità, pubblicato lo scorso 3 dicembre in occasione della Giornata dedicata alle persone con disabilità, almeno il 15% della popolazione mondiale – dunque più di un miliardo di individui – vive con una qualche forma di disabilità.

Solo in Italia, in base agli aggiornamenti Istat, le persone con disabilità sono più di tre milioni, ossia il 5,2% degli abitanti del nostro Paese, e si trovano quotidianamente costrette a fronteggiare la carenza di servizi di sostegno adeguati, violenze, discriminazioni, abusi psicologici e fisici e, nel complesso, gravi limitazioni alla propria libertà.

Tra queste, è incluso anche il mondo della moda, che non sempre sembra essere attento alle necessità e alle problematiche di persone con disabilità. Per questo motivo, viene in soccorso il cosiddetto “adaptive fashion”: una moda sempre più inclusiva e rispettosa delle diverse sfumature dell’umano, in grado di essere al contempo “cool” e comoda. Per chiunque.

Adaptive fashion: che cos’è?

L’“adaptive fashion” (letteralmente, la “moda flessibile, che si adatta”) è un filone della produzione tessile – forse ancora un po’ di nicchia, ma progressivamente in espansione – che si prefigge di creare abiti e accessori il più possibile inclusivi.

Che cosa vuol dire, nello specifico? Che i capi d’abbigliamento hanno iniziato (o inizieranno) a rispondere alle esigenze di tutte le persone, e non solo di quelle finora privilegiate dall’industria della moda, proponendo collezioni innovative, comode e agilmente fruibili anche dagli individui con disabilità, troppo spesso dimenticati dalla moda – e dai suoi negozi, di sovente ancora dotati di gravi barriere architettoniche, tra cui mensole troppo alte, scalini e camerini inaccessibili o troppo piccoli.

Nel concreto, l’adaptive fashion si declina, quindi, in una serie di piccoli e grandi accorgimenti in grado di facilitare la fruizione degli abiti e, insieme, valorizzare il corpo di chi li indossa.

Abbottonature con magneti e velcro al posto dei bottoni e delle zip, cinture senza passanti e senza fibbie, chiusure a scorrimento, scarpe che si allacciano con una app, aperture delle gambe più regolabili e ampie ed etichette stampate a caldo per non infastidire la pelle divengono, dunque, le nuove coordinate di un modo di pensare ai vestiti sempre più inclusivo e “gentile”. E che, soprattutto, non dimentica nessuno.

Principi e filosofia dell’adaptive fashion

Il principio cardine dell’adaptive fashion è proprio questo: non far sentire escluso nessun individuo, e garantire a tutti e tutte una moda esteticamente identica a quella mainstream e “flessibile” rispetto alle esigenze di ciascuno.

E che, in particolare, sia in grado di far apprezzare il proprio corpo, a prescindere dai pregiudizi e dalle discriminazioni che, quotidianamente, colpiscono le persone con disabilità. L’obiettivo è includere senza gerarchizzare, aumentando la rappresentazione di tutte le fasce della popolazione, e non solo di quelle “magre, fisicate, bianche e alte”.

Come spiega lo stilista georgiano George Keburia su The Fashion Atlas:

Credo che sia molto importante includere persone con disabilità in quanti più campi possibili, e la moda non fa eccezione. Dovremmo farli sentire parte di una comunità e facilitare la loro piena partecipazione alle attività sociali. Questo non solo aiuterebbe le persone ad accrescere la propria autostima sentendosi più apprezzate dalla società, ma al contempo renderebbe la scena della moda ancora più interessante e varia.

Benefici e vantaggi dell’adaptive fashion

E i benefici, come si può facilmente intuire, sarebbero molteplici, non solo per gli individui coinvolti in prima persona, ma anche per l’industria della moda stessa.

A livello individuale, una moda maggiormente inclusiva consentirebbe di arricchire la rappresentazione stilistica ed estetica – in passerella e per strada – con tutte le gamme che caratterizzano l’umano: dalle persone con vitiligine e albinismo a quelle transessuali, dalle persone in sedia a rotelle a quelle con le protesi, ciascuna personalità avrebbe modo di esprimere se stessa anche mediante la moda, unendo praticità e gusto personale.

A livello industriale, invece, garantire accessibilità alla moda a tutti e tutte aumenterebbe, banalmente, l’introito monetario, e, soprattutto, renderebbe le persone con disabilità dei consumatori a tutti gli effetti – cosa che, attualmente, non sempre è così. Come sottolinea la disability fashion styling expert Stephanie Thomas su Vanity Fair:

Nei negozi abbiamo più vestiti per cani che per persone con disabilità. Ognuno vuole indossare il proprio brand preferito, ma quel marchio non deve evidenziare che si è differenti in un’accezione negativa.

Adaptive fashion: i brand più impegnati

Tra i marchi di alta moda, l’apripista dell’adaptive fashion è stato Tommy Hilfiger, che, nel 2016, ha deciso di creare una collezione specifica (“Tommy Adaptive”) pensata per i bambini con gravi disabilità motorie. La linea ha, poi, interessato anche il mondo degli adulti ed è stata riproposta nelle stagioni successive, offrendo, tra gli altri, jeans con chiusure in velcro nascoste, t-shirt senza etichetta e con cuciture piatte e vestiti a portafoglio con chiusura magnetica.

A distinguersi vi sono anche: So Yes, con gonne create per una struttura seduta, giacche con cerniere magnetiche e che possono essere indossate con una mano sola e pantaloni con elastico in vita; Abilitee, con cinture per microinfusori – ma fashion – e cateteri dai colori vivaci; IZ Adaptive, con capi sia casual sia eleganti; FFORA, che propone accessori adattabili alle sedie a rotelle, tra cui porta bevande, borse e portafogli; e poi, ancora, Target, che ha dato vita alla collezione “Kids Adaptive” per bambini con disabilità; e il marchio Buck and Buck, pensato, invece, per le persone più anziane.

Alla lunga lista non mancano, infine, anche le scarpe, dove spiccano brand come Nike (che, come accennato, consente la chiusura delle stesse con una app), UGG Universal, con stivali adatti a tutti, e Billy Footwear.

Vestirsi alla moda, insomma, non è mai stato così semplice. Per tutte e tutti.

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