Il rischio di legittimare l'abuso: con Carolina Benzi su tantra e neo tantra

Esistono il massaggio yoni e il massaggio lingam? Che fondamenti hanno i corsi di tantra, massaggio tantrico e sessualità tantrica spesso offerti anche nei centri yoga certificati? Ma soprattutto: qual è il limite tra consenso e abuso in alcune pratiche? Abbiamo parlato con Carolina Benzi, Sex Coach ed Educatrice Sessuale, del fatto che quello che noi spesso pensiamo sia tantra è neo tantra: ed è un problema.

Abbiamo fatto un errore. E c’è chi, tra le nostre lettrici e i nostri lettori, ce lo ha fatto notare. Grazie!
Ogni volta che si sbaglia è fondamentale ammettere lo sbaglio, chiedere scusa e rettificare, con uno spazio adeguato e non con un paragrafetto in corpo 7 che, sia mai, che qualcuno o qualcuna se ne accorga.
Ed è necessario, non solo perché è questo che prevede l’articolo 9 del Testo unico dei doveri del giornalista, che determina le norme deontologiche del mestiere; ma perché un errore da parte di chi fa informazione genera disinformazione. E la disinformazione, endemica al giornalismo italiano, è pericolosa. In questo caso, più che mai.

L’articolo errato e rivisto, che è possibile leggere al link che segue, ha per tema il massaggio yoni, una presunta pratica tantrica. Yoni, in sanscrito, indica la raffigurazione dell’organo genitale femminile (laddove linga, o lingam, è l’immagine fallica, quindi l’organo genitale maschile): il massaggio yoni, va da sé, sarebbe quindi un massaggio vaginale che, secondo vulgata occidentale (precisiamo subito: falsa!), affonderebbe le sue radici nella sacralità tantrica e offrirebbe giovamenti psico-fisici a chi ne beneficia.
L’errore è stato credere alla vulgata, peraltro ben attestata anche presso figure e centri di riferimento in cui si praticano corsi di yoga o di tantra, appunto; e che invece, oltre a essere profondamente scorretta, offre contesto e alibi pseudo-spirituali a situazioni di abuso e di molestie in luoghi votati alla fioritura personale e collettiva.

Tra coloro che ci hanno segnalato l’errore c’è Carolina Benzi, formatrice e consulente Diversity, Equity & Inclusion, Sex Coach ed Educatrice Sessuale, nonché insegnante di yoga con alle spalle diversi anni di studio del tantra. È a lei, in quanto professionista competente in materia, che abbiamo chiesto di aiutarci a fare chiarezza, con la premessa che il tema è immenso e coinvolge aspetti storico-antropologici, religiosi, culturali interconnessi e non esauribili neppure in un saggio, figuriamoci nello spazio di una sola intervista. Lo scopo di questo dialogo è pertanto di offrire alcuni strumenti, in chiave divulgativa ma informata, utili a sviluppare consapevolezza e conoscenza in chi ha approcciato o intende approcciare discipline come lo yoga o lo stesso tantra, e i suoi derivati, in sicurezza e con cognizione di causa.

Cominciamo.

Lasciamoci alle spalle subito l’impresa impossibile e tentiamo la più ambiziosa delle definizioni: cos’è il tantra, in breve e in modo accessibile.

Definire il tantra è complesso perché bisognerebbe parlare di vari tantra, un po’ come per lo yoga. Per quanto riguarda il tantra esistono tante correnti quanti sono i lignaggi e le devozioni alle varie divinità all’interno dell’India: insomma, qualcosa di mastodontico. Comunque: il tantra nasce, probabilmente, fra quello che noi chiamiamo yoga classico (o di Patanjali) e l’hatha yoga, quindi tra l’VIII e il XIV secolo dC. Questi seicento anni, conosciuti come l’età d’oro del tantra, sono purtroppo anche i meno studiati, proprio perché si collocano in mezzo a due momenti storici dello yoga, al contrario studiatissimi. In realtà l’hatha yoga, proprio perché origina a questo punto nella linea del tempo, mutua dal tantra moltissimo, anche in termini di pratiche.

Premesso questo, il tantra è stato una fusione tra alcune pratiche del folklore indiano e le filosofie spirituali che hanno a che fare con la devozione della divinità, però con una differenza sostanziale rispetto alle pratiche ascetiche dello yoga classico. A differenza dello yoga classico, infatti, il tantra non è una pratica monastica: non richiede al praticante di rinunciare al suo ego o alla sua vita sociale; e chi pratica tantra può avere una vita devozionale senza dover scegliere una via ascetica.

Rispetto allo yoga dell’ascesi e del distacco, il tantra percepisce la via spirituale come avvicinamento al divino, celebrazione della nostra natura stessa, che è divina ed è sacra, ma al tempo stesso tende al self-mastery, quindi a imparare a controllare la propria energia, il proprio corpo e la propria mente, al massimo delle nostre possibilità.
Il tantra, in sintesi, è una via spirituale che porta a una fioritura massima dell’individuo, ed è anche il motivo per cui è stata spesso definita una pratica pericolosa: perché fiorendo la persona accresce il proprio potere personale.

Dopo l’eccitazione dell’illuminismo e dell’epoca industriale, la fiducia cieca nella scienza e nel progresso, l’Occidente ha cercato nell’Oriente la chiave per fare pace con le derive materialiste e capitaliste di questi aspetti. Con il risultato, però, di saccheggiare una cultura molto diversa senza avere le chiavi per comprenderla. Quando ci hai segnalato che quello di cui abbiamo scritto anche noi non ha nulla a che vedere con il tantra, ma che è una sua mistificazione deviata e pericolosa, ti chiedo, cosa intendi? Come si è arrivati a una vulgata falsa, ma pure così diffusa?

In accademia quando si parla di questo fenomeno si parla di neo tantrismo o neo tantra, proprio per creare un linea di demarcazione tra l’interpretazione errata dei testi e delle pratiche tantriche e ciò che effettivamente è il tantra: pur sempre una pratica spirituale e devozionale.

La mala interpretazione del tantra è molto più antica della sola versione occidentale che conosciamo oggi. Proprio perché pratica spirituale in contrasto con il dogma ascetico vigente, è stata fortemente osteggiata e tacciata persino di magia nera; questo per il fatto stesso di essere aperta a chiunque avesse un ruolo sociale (donne comprese!) e per il fine di accrescimento del potere personale dei praticanti (non a caso, attrasse l’interesse di molti re o figure apicali). I maggiori problemi arrivano però in epoca vittoriana con i coloni inglesi che, viste con occhio puritano alcune pratiche indiane legate al corpo sottile, al pranayama, ai mantra e determinate asana, radicarono la superstizione e il timore rispetto a tantra e yoga; fino alla fine dell’Ottocento, quando Pierre Arnold Bernard, fondò American Tantrik Order e iniziò a diffondere in Occidente interpretazioni problematiche del tantra e delle sue pratiche.

Da lì è stato un crescendo e si arriva al massimo della cattiva interpretazione del tantra di Timothy Leary, Ram Dass e Osho, tre personalità seguitissima ma altrettanto problematiche, che hanno contribuito a parlare di sessualità, tantra e uso psichedelici in maniera molto inappropriata, decontestualizzando singoli episodi o pratiche.

A cosa si deve il loro enorme successo e l’enorme influenza di questi mistici occidentalizzati?

Sapevano dove fare breccia usando l’occhio voyeuristico occidentale quando guarda alle pratiche orientali, tanto che si parla di orientalitismo. Hanno usato il fascino che l’immaginario orientale ha sul pensiero occidentale, calcando la mano su temi come il sesso e il potere, proponendo per esempio un’interpretazione banale e banalizzata di Shakti, e quindi di energia femminile e creatrice all’interno del tantra.

E sesso e alternative al potere erano due cose di cui l’Occidente aveva fame: nutrivano il sentimento hippie in anni in cui si cercavano vie alternative alla cultura capitalista, patriarcale e alla repressione sessuale. Chiaro che la loro visione era molto allettante, ma ha un risvolto pericolosissimo nella deriva di assistere, allora come oggi, a mistificazioni su pratiche sessuali rituali, o persone che parlano di sessualità e propongono pratiche a essa legate che, oltre a non conoscere il tantra e i suoi lignaggi, non hanno una preparazione sessuale.

Torniamo al massaggio yoni, quindi vaginale, e quello linga o lingam, quindi del pene. Chiunque segua con una buona frequenza corsi yoga, di meditazione o altre discipline olistiche di derivazione orientale ne ha sentito quanto meno parlare da insegnanti yoga certificati e in centri riconosciuti, come di una pratica tantrica volta ad accrescere la conoscenza di sé e liberare il potere femminile e maschile presente in ognuno o ognuna di noi. E invece?

E invece non esiste nulla di accertato, intendo di tradizionale o di classico, che abbia a che fare con queste pratiche in particolare. È un’invenzione, che deriva da interpretazioni di interpretazioni. Come le meditazioni estatiche che prevedono incontri sessuali, e che non hanno radici nei testi sacri: anzi, sono quanto di più lontano. Come lo stesso Kamasutra, spesso citato come testo tantrico: non lo è e non ha nulla ha a che vedere con il tantra. Il problema è proprio che questa confusione spesso parte proprio da insegnanti yoga o di meditazione che, magari anche in buona fede, ma si lanciano senza competenze in attività che hanno risvolti al limite del consenso.

Quindi non esiste alcun legame tra sessualità e tantra?

Esiste, ma non nel modo in cui ce lo immaginiamo.
All’interno del tantra le pratiche principali sono mudra, mantra, offerte alle divinità, mandala, yantra, e poi alcune pratiche che si differenziano per lignaggio e tipologia di tantra. La stragrande maggioranza del tantra, quello conosciuto come del Kashmir, è molto metaforico e molto poco trasgressivo. Sue sono le pratiche, poi mutuate dall’hatha yoga, come il pranayama o il corpo sottile.

Poi, è vero, ci sono lignaggi che sublimano meno il concetto e portano il praticante a confrontarsi con il proprio corpo, anche in situazioni problematiche e molto concrete, allo scopo di creare forza, resilienza e affrontare per esempio la paura della morte. Non è raro vedere immagini di persone indiane che praticano in cimiteri, o con simboli come testi che servono da memento mori. Si tratta di pratiche spirituali invasive, esattamente come quelle che qualcuno definisce sessuali, ma che di sessuale hanno ben poco, visto che il loro scopo non è la ricerca del piacere ma il superamento del dualismo maschile femminile e, quindi, della tensione sensuale. Quindi funziona esattamente al contrario di quello che viene passato nei corsi o nelle teorie di sesso tantrico. Si parla in questo caso di unioni rituali, in cui il piacere non può essere perseguito e, cosa fondamentale, questa pratica non può essere fatta se non da praticanti con alle spalle decine e decine di anni di esperienza e studio alle spalle. In sostanza, solo in questi rarissimi casi sono previsti contatti o rituali che noi definiremmo sessuali e che servono a sublimare il concetto.

Allo stesso modo, esistono dei simboli fallici che vengono utilizzati per praticare la devozione al femminile o al maschile: ma sono simboli, di nuovo, oggetti metaforici ai fini devozionali.

Ma noi occidentali ci abbiamo messo sopra il nostro occhio morboso…
E quindi? Posto che il massaggio yoni o linga è una bufala, ho fatto una ricerca rapida nella mia città, Brescia, e sono molti i centri certificati per lo yoga in cui si propongono corsi di massaggio tantrico (senza necessariamente passare per i genitali). Come può un praticante distinguere tra improvvisazione e competenza?

Io consiglio di fare due cose. Assicurarsi che chi ha a che fare con i nostri genitali sia un professionista sanitario, quindi ostetrica, ginecologa, infermiera: che poi abbia una visione più olistica del corpo va bene, ma non lasciare che una persona senza competenze possa toccare o guidarci a pratiche che hanno a che fare con i nostri genitali. Se queste persone lo fanno, per quanto serio sia il centro e in buona fede la persona, siamo di fronte a una situazione problematica: una persona che approcci i nostri genitali senza competenze sta violando la legge, non lo può fare.

Secondo: ricordarsi che, sebbene sia molto romantico pensare al tantra in questo modo, è falso: può essere una suggestione, magari anche buona per la singola persona, purché sappia che è tale, che non vi è nulla di tradizionale. Poi sicuramente avere confidenza con i nostri genitali è importante: toccarli, sapere come sono fatti, come funziona il piacere. È fondamentale soprattutto per la donna, visto che per millenni il piacere femminile è stato misconosciuto. Ma non è necessario andare a cercare tutto questo in una definizione errata e problematica del tantra: questo è un percorso in cui è bene farsi seguire da una sessuologa competente, con approccio sex positive e non giudicante.

Poi se si vuole, chiaro che si può fare, ma bisogna sapere dove si è e a cosa stiamo dando il nostro consenso: e non è tantra.

Appunto, parliamo di cosenso. Senza arrivare al contatto con i genitali, il neo tantra nei centri yoga è molto diffuso in termini di corsi di massaggio apparentemente più safe, ma che prevedono comunque contatti corporei importanti tra partecipanti, spesso anche sconosciuti gli uni agli altri. Non c’è il rischio che alcune persone siano ‘spinte’ oltre i limiti del proprio consenso?

Sì. Ed è il motivo per cui mi preoccupa molto il neo tantra. Questi corsi sono luoghi al limite del consenso. Tutto quello che c’è dietro – l’energia, il contatto, il maschile e femminile -, viene utilizzato per imbastire una storia affascinante ma priva di fondamento, per portare persone a spingersi oltre le proprie resistenze e i propri limiti. Nessuno e nessuna è costretto, ma il fatto stesso che le si incoraggi a lasciarsi andare, a considerare il contatto come empowerment o self confidence: questo è problematico e non rispetta il consenso; perché spesso e volentieri, mette il praticante nelle condizioni di accettare qualcosa in più di ciò che vorrebbe veramente. La questione vera è questa: dall’altra parte non c’è uno psichiatra, uno psicologo o un operatore sanitario, ma a volte una figura che insegna grazie a un diplomino da 200 ore di yoga, che non sa niente di tantra, neotantra e, soprattutto, non ha nessuna conoscenza in sessuologia.

In Italia non esistono certificazioni dedicate. Quindi? Meglio stare alla larga?

Io non dico che in Italia non esista una persona che non lo faccia in modo serio, ma è talmente alto il rischio che non mi sento di consigliarlo.
O comunque consiglio di stare alla larga almeno da chi vuole vendere sblocchi e guarigioni, o proclama di sciogliere nodi e liberarci da energie negative: queste persone sono pericolose.

Il problema è che quando una persona sta cercando questo è, in genere, in una situazione di fragilità. E non sempre, ma spesso magari si è già rivolta alla scienza senza successo.

Condivido, e credo che in parte la colpa sia anche del mondo non olistico: nella poca empatia del mondo medico e sanitario. È incredibile la quantità di persone che arriva a me per la parte sessuale, dopo essere stata trattata letteralmente a pesci in faccia, senza motivo. Chi per i dolori mestruali, chi per cose legate all’orientamento sessuale. Ecco, io credo che se una persona si rivolge a un professionista che dovrebbe essere qualificato, ma è messa nelle condizioni di scappare e andare a cercare aiuto da soggetti non qualificati, beh, non abbiamo fatto un buon lavoro.

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