Chiaro esempio di forza e determinazione, Yaa Asantewaa, nata il 17 ottobre 1840, fu la regina madre di Ejisu (distretto dell’impero Ashanti, odierna parte del Ghana) che nel 1900, nella cosiddetta Guerra dello Sgabello d’Oro, fece letteralmente la storia, opponendosi al popolo britannico, già ben noto per le intollerabili brutalità e per le onerose imposizioni economiche che avrebbero inevitabilmente condotto alla povertà il regno.

Animatrice della resistenza anticoloniale agli inizi del ‘900, Yaa Asantewaa assunse un ruolo centrale nell’organizzazione della rivolta contro gli inglesi: allora la confederazione Ashanti era già da tempo martoriata da una serie di eventi che minacciavano seriamente il futuro dell’intera popolazione e, dopo la morte del fratello Nana Akwasi Afrane Opese, Yaa Asantewaa fece rivalere il proprio diritto di regina madre, nominando re di Ejisu il nipote Ejisuhene. 

Nel 1896, dopo l’esilio del nipote insieme al re dell’impero Ashanti Prempeh I presso le isole Seychelles, Yaa Asantewaa divenne ufficialmente la reggente di Ejisu.

Quando, a seguito della deportazione del re, il governatore britannico della Costa d’Oro Frederick Hodgson impose di appropriarsi dello Sgabello d’Oro (un oggetto sacro, simbolo di potere dell’impero e considerato la sede dello spirito o anima degli Ashanti),  Yaa Asantewaa si oppose strenuamente.

Fu durante una riunione con i pochi membri del governo rimasti a Kumasi, indetta per discutere come liberare il sovrano che, di fronte al disaccordo dei presenti, la stessa si alzò in piedi e con estrema fermezza pronunciò il famoso discorso che non solo ne sancì l’autorevolezza, ma confermò anche le spiccate capacità governative e politiche, proprie di una regina alimentata semplicemente dal desiderio di difendere la libertà del proprio popolo

“Ho visto che alcuni di voi hanno paura di andare a combattere per il nostro re. Nei tempi gloriosi, i vari capi delle frazioni dell’impero non avrebbero mai lasciato agli stranieri portare via il loro re senza sparare un colpo.Nessun uomo bianco si sarebbe permesso di rivolgersi al re degli Ashanti come il governatore britannico ha fatto con voi questa mattina. È quindi vero che il coraggio degli Ashanti è sparito? Io non ci posso credere! Non può essere così! Mi sento in dovere di dire questo: se voi uomini Ashanti non vi metterete in prima linea, allora lo farò io! Chiamerò a raccolta le mie sorelle Ashanti e combatteremo i bianchi. Combatteremo finché l’ultima di noi cadrà sul campo di battaglia.”

Iniziò così la cosiddetta Guerra dello Sgabello d’Oro o “Guerra di Yaa Asantewaa”. Guidato dalla determinazione della regina Yaa Asantewaa, nel marzo del 1900 l’esercito Ashanti, composto da circa 5000 soldati, raggiunse la fortezza di Kumasi dove i britannici avevano cercato rifugio.

Yaa Asantewaa e alcuni dei suoi consultori furono catturati e successivamente esiliati anch’essi alle isole Seychelles. La ribellione condotta dalla stessa regina africana Yaa Asantewaa rappresentò la conclusione della terribile guerra anglo-ashanti, nonché la vittoria inglese, la quale pose l’impero Ashanti definitivamente sotto il protettorato della corona britannica.

Yaa Asantewaa morì in esilio il 17 ottobre 1921. Tre anni dopo, precisamente il 27 dicembre 1924, il re Prempeh I e i membri del governo fino ad allora in esilio furono riabilitati e ritornarono nella loro nazione dove si assicurarono che la loro paladina Ashanti Yaa Asantewaa, avesse una degna e meritata sepoltura.

Yaa Asantewaa lottò con impegno ed estrema dedizione per il suo popolo, dimostrando che anche le donne possono disporre di abilità e attitudini governative e politiche al pari degli uomini, senza necessariamente dover scendere a compromessi.

L’ispirazione e l’esempio che ha rappresentato la regina africana è tutt’ora considerato un vero e proprio modello. Lottare per il proprio credo, per amore, rispetto e dedizione verso il popolo hanno reso Yaa Asantewaa una vera e propria paladina per il popolo ghanese, che tutt’ora la considera come la sola regina madre che ha saputo magistralmente esercitare la propria influenza politica e sociale per aiutare a difendere il proprio regno, così come il suo status matriarcale.

La stessa esperienza di vedere proprio una donna nelle vesti di capo politico e militare di un impero, era fino ad allora estranea alle truppe coloniali britanniche: questo ha fatto sì che la figura femminile fosse progressivamente rivalutata, contemplandone in questo modo, e forse per la prima volta, anche le potenziali capacità strategiche. Un enorme passo avanti questo, nel tortuoso percorso di uguaglianza e pari diritti, fulcro dell’odierno femminismo.

La regina africana Yaa Asantewaa ha saputo dare e fare molto per il popolo Ashanti e quello che è stato il suo sogno di libertà dalle leggi britanniche, lo stesso che l’ha condotta a guidare un esercito, non è stato vano: l’obiettivo che fin dall’inizio la stessa aveva in mente è stato raggiunto il 6 marzo 1957 grazie alla dichiarazione d’indipendenza e all’unione con il Ghana.

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