Il 36,6% delle donne non esce di sera per paura, il 35,3% quando esce da sola di sera non si sente sicura; lo dichiarava l’Istat in un report del 2018 sulla percezione della sicurezza dei cittadini; nonostante siano passati tre anni, l’ultimo dei quali necessariamente passato senza molte possibilità di uscire la sera vista la pandemia, purtroppo possiamo dire che le cose siano cambiate molto poco, per non dire nulla.

Le donne hanno paura di uscire per strada, da sole, dopo una certa ora: temono di essere molestate, verbalmente o fisicamente, di essere stuprate, insomma vivono nel costante terrore di ciò che agli uomini capita di rado. Per quanto tutti e tutte possiamo essere vittime di una rapina o di uno scippo, infatti, è statisticamente più probabile che una donna sia la vittima di una qualche forma di violenza di stampo sessuale: i dati riferiti al 2019, ad esempio, raccontano di 6 milioni e 788 mila donne (il 31,5%) fra i 16 e i 70 anni vittime di violenze fisiche o sessuali, il doppio in più rispetto agli uomini, nello stesso anno, con 3 milioni e 574 mila casi registrati (va però detto, per onor di cronaca, che i dati da ambo le parti sono piuttosto aleatori, visto che molte violenze potrebbero, per varie ragioni, non essere state denunciate).

E se in Inghilterra è vero che addirittura il 97% delle donne è stata vittima di una molestia, almeno una volta nella vita, e che le donne britanniche sono letteralmente insorte dopo la morte di Sarah Everard per mano di un agente della polizia metropolitana, non è difficile capire che la situazione sia davvero drammatica.

Proprio dai fatti di Londra e dall’assassinio di Everard è partita anche l’idea di Donnexstrada, collettivo composto da dodici donne sparso tra Roma, Milano e Bologna, nato appunto da una call to action in seguito alla morte della giovane donna inglese. Per la sua ideatrice, la psicologa Laura De Dilectis, attiva sul territorio romano, l’omicidio di Sarah Everard ha rappresentato “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, e ha spinto il collettivo ad aprire anche un pagina Instagram, il 21 marzo, dove fornisce direttive, strumenti e aiuto concreto per le donne che si sentono in pericolo, anche attraverso il lancio di varie iniziative.

Donnexstrada, del resto, è formato da psicologhe, studentesse, psicoterapeute, attiviste, ma anche da Survivor, voci femminili diverse che si sono poste nell’ottica di voler aiutare, con ogni mezzo, le altre. Perché, se sembra ancora difficile educare le generazioni di uomini al rispetto dell’altro sesso, tocca allora alle donne stesse pensare ad autotutelarsi.

“Necessario”, infatti, è la parola che usa con noi la dottoressa Claudia Malerbi, quando la sentiamo per approfondire i temi del collettivo.

Nel senso che questo progetto lo vediamo come una risposta valida e necessaria al pericolo che le donne corrono ancora e per arrivare ad annientare la concezione della superiorità di un genere sugli altri verso una parità di diritti e di conseguenza della violenza alla donna in quanto tale. Inoltre, intorno a noi abbiamo una rete di sostegno formata da circa 30 persone che ci aiuta nel farci conoscere, nella raccolta di idee e in generale in ogni passaggio del nostro lavoro, in un modo o nell’altro, soprattutto ora con il secondo profilo ‘Direttexstrada’.

Ecco, parliamo appunto di Direttexstrada: ne parlate in questo post.

Il servizio Direttexstrada è quello che ci ha entusiasmato di più, soprattutto perché era quello più semplice da attuare e allo stesso tempo il più necessario nel breve termine. Si tratta di una semplice diretta Instagram fatta dal nostro profilo con la persona che ha deciso di scriverci in DM perché non si sente sicur* a camminare per la strada da sol*. In questo modo noi crediamo che ci possano essere meno possibilità di approcci indesiderati e, in caso ci fossero, si avrà una testimonianza video e la possibilità di chiamare immediatamente le autorità competenti. Per fare questo chiediamo di scriverci la zona che stanno per attraversare in modo che non debbano dirla in diretta e diamo anche la possibilità di fare una videochiamata privata. Ultimamente non abbiamo fatto dirette pubbliche, non perché non abbiamo avuto richieste, ma perché le ragazze hanno preferito fare delle chiamate private e noi ci siamo accertate che fossero tornare a casa. Dato il numero delle chiamate che abbiamo ricevuto e la richiesta di dirette con altre pagine per farci conoscere, abbiamo aperto il secondo profilo in caso di accavallamenti“.

Ma fra i vostri progetti figura anche quello dei taxi sospesi: di cosa parliamo?

“La proposta dei taxi sospesi nasce con l’obiettivo di rendere sicure tutte le alternative di trasporto pubblico e per farlo vogliamo organizzare una formazione e sensibilizzazione dei conducenti i quali, se aderiranno, avranno un simbolo riconoscibile. In questo modo si potranno identificare coloro che possono offrire il servizio con una tariffa agevolata del 50% per le donne in orario notturno, fino al vero e proprio taxi ‘sospeso’, ossia a prezzo zero“.

Fra i progetti a cui tenete maggiormente c’è anche quello dei punti viola. 

“I punti viola sono un nostro progetto a medio e lungo termine a cui teniamo di più, ma sappiamo che non sarà facile da pianificare. Quello che abbiamo intenzione di fare è organizzare dei seminari per coloro che lavorano in bar, ristoranti, club o locali per renderli consapevoli di cosa si debba fare in caso si assista ad una violenza, molestia e quali numeri contattare. Alla fine riceveranno un segno distintivo viola che farà capire che quello è un punto sicuro, dove ci si possa rivolgere immediatamente in caso di pericolo. Crediamo che il semplice fatto che esistano questi punti farà sentire le persone più al sicuro. Tutta l’organizzazione si basa sulla consapevolezza della situazione emergenziale, quindi riusciremo a predisporre il tutto“.

Malerbi ci tiene a precisare un punto molto importante:

Come si può leggere dal nostro manifesto questo progetto è rivolto a tutt*, perché vogliamo che si ponga fine alla violenza di genere. Tutte le persone che non si sentono al sicuro per le strade, che subiscono quotidianamente fischi, frasi indesiderate, che hanno scelto di cambiare tragitto per paura, possono chiedere una diretta e noi non esiteremo a farle compagnia. Dopo di che ricordo che è attivo il supporto psicologico a un prezzo ridotto in caso si voglia iniziare un percorso insieme“.

Donnexstrada, quindi, aiuta anche le vittime di catcalling, che pure molto spesso non è visto come una molestia. Come mai, secondo lei, si fa ancora così fatica a percepirlo come tale?

Parlando anche tra di noi il fenomeno del catcalling cambia nel territorio italiano e non tutte le donne lo subiscono. Credo che la causa maggiore per cui non lo si reputi una molestia è che molte persone lo considera ancora un fischio innocente, un complimento e quasi sempre non si può avere una prova della molestia. Nella concezione tradizionale l’uomo ideale è il Casanova o il principe che deve conquistare la donna docile, quindi ci si imbatte spesso in una virilità che deve essere dimostrata. Negli ultimi giorni si è parlato molto di questo fantomatico complimento per strada che si ritiene sempre apprezzato dalla donna, ma non si pensa mai al suo punto di vista. La ragazza potrebbe soffrire di ansia, attacchi di panico, insonnia o semplicemente non volersi sentir rivolgere degli apprezzamenti indesiderati e sentirsi sporca subito dopo. In questo caso emerge immediatamente la disparità di potere con l’uomo in posizione one up, in pochi secondi, senza che la donna abbia la forza di rispondere“.

Le iniziative, ovviamente, non finiscono qui.

“In un futuro prossimo vogliamo portare il progetto fuori dal mondo dei social. Vogliamo arrivare nelle scuole, nelle università, nei comuni, nei luoghi di aggregazione. Vogliamo far sentire la nostra voce ma per farlo ora stiamo organizzando bene il nostro piano di azione. Non ci aspettavamo sinceramente questo boom ma allo stesso tempo ci ha reso ancora più cariche e pronte. Quando lo saremo, le istituzioni dovranno sentire le nostre proposte“.

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