Infografica del catcalling: l'88% delle italiane ha cambiato strada per molestie

Il cosiddetto "catcalling" è quell'odiosa abitudine che hanno alcuni uomini di rendere pubblici a parole i loro pensieri sulle donne, solitamente in merito al loro aspetto fisico, che può provocare sia fastidio che paura, obbligandole a cambiare strada o facendole sentire in pericolo. Vediamone i dati e le caratteristiche.

*** Aggiornamento del 31 marzo 2022 ***

Ci eravamo lasciati con numeri sconcertanti riguardo il catcalling, una forma di molestia che potremmo definire “sommersa”, visto che spesso viene normalizzata dagli uomini ma anche da chi la subisce. Nell’articolo originale trovate l’infografica relativa al 2020-21, ma c’è da dire che anche secondo i dati raccolti finora nel 2022 le cose, purtroppo, non sembrano essere migliorate.

Secondo un sondaggio condotto da YouGov, relativo al contesto inglese, il 43% delle donne nel Regno Unito afferma di aver subito palpeggiamenti indesiderati in pubblico, il 28% di essere stata umiliata pubblicamente. Ben il 66% delle donne ha detto di non sentirsi sicura a camminare da sola, di notte, contro il 39% degli uomini.

In Italia la ricerca condotta da WeWorld in occasione del 25 novembre 2021 ha rilevato che oltre il 50% delle donne ha subito catcalling da sconosciuti per strada, ma c’è un altro dato ben in evidenza, e preoccupante, rispetto a questo: 1 donna su 3 non riconosce il catcalling come molestia.

*** Articolo originale ***

Ci sono tantissimi modi in cui le donne sono ancora oggi discriminate nella vita, sul lavoro, in famiglia, per strada. Uno dei più subdoli è il fenomeno del cosiddetto “catcalling”, che letteralmente significa “fischiettare per chiamare il gatto”. Il report A National Study on Sexual Harrassment and Assault ha stilato una lista di comportamenti che sono categorizzabili come “Molestie sessuali verbali”.

Il “catcalling” insomma sta a indicare tutti quegli apprezzamenti e “richiami” che certi uomini si sentono autorizzati a fare per strada nei confronti delle donne che trovano attraenti, e che cercano così di attirare a sé, solitamente provocando non solo la reazione opposta, ma anche un profondo senso di disagio nelle donne che vengono disturbate.

Un modo maschilista e retrogrado per attirare l’attenzione di sconosciute che hanno la sola colpa di trovarsi in quel momento alla vista di uomini che hanno un rapporto totalmente squilibrato con la sessualità e con l’altro sesso, oltre al fatto di sentirsi legittimati a esprimere in modo a volte anche osceno ciò che pensano della donna che hanno davanti. Spesso la cosa viene minimizzata paragonandola a un “complimento non gradito”.  Ma di complimenti non si tratta affatto. Il catcalling altro non è che una violenza verbale: una vera e propria molestia (in Francia è punito dalla legge dal 2018).

Catcalling: i numeri in Italia e all’estero

Uno studio di Hollaback! in collaborazione con la Cornell University ha raccolto i dati di questo fenomeno creando una base di partenza per iniziare a conoscere i numeri di questa molestia. Analizzando 42 città nel mondo e le risposte di oltre 16600 donne, ha creato la più vasta analisi in tal senso mai effettuata.

Dallo studio emerge l’allarmante dato che la maggior parte delle donne subisce le prime molestie di tipo sessuale già in pubertà (tra gli 11 e i 17 anni) e che circa il 50% delle donne in 22 paesi ha affermato di essere stata anche toccata o palpata. Il catcalling può quindi anche non fermarsi alle sole parole. Se è certamente imbarazzante sentirsi dire “ciao bella” o sentire fischi, suoni di clacson o anche applausi al proprio passaggio, ancora più terrificante è il sospetto (o la certezza) di essere seguite a seguito di questi comportamenti.

Purtroppo troppe donne sanno di cosa si sta parlando: il passo dal “complimento” al terrore è infatti spesso molto breve. Gli uomini che si sentono legittimati a fare apertamente commenti su persone di sesso femminile che non conoscono o con cui non sono in confidenza o in situazioni non opportune (anche sul lavoro, per esempio) siamo davanti a un sistema di valori che considera la donna esclusivamente come un oggetto sessuale e non come un essere umano pensante e con una volontà propria. Questo tipo di concezione può far cadere molte delle remore che possono portare al contenimento degli impulsi sessuali primari.

Lo studio citato ha intervistato anche donne italiane, che hanno dichiarato quanto il fenomeno sia rilevante anche nel nostro Paese. Ben l’88% ha infatti dichiarato di aver dovuto cambiare strada almeno una volta nella vita per raggiungere il luogo verso cui si stava dirigendo a seguito di molestie verbali. La paura che questi commenti possono suscitare in una donna fa sì che non si possa considerare innocuo l’atteggiamento degli uomini che si comportano in questo modo, comportamenti che celano un sistema di valori completamente sbagliato.

Anche Istat si è occupata del fenomeno, e in uno studio viene riportato che quelle verbali sono la forma di molestia più diffusa sia nel corso della vita che nei tre anni precedenti all’indagine effettuata:

il 24% delle donne dichiara di essere stata importunata verbalmente, infastidita o spaventata da proposte indecenti o commenti pesanti sul proprio corpo; seguono gli episodi di pedinamento (20,3%), le molestie con contatto fisico, come l’essere toccate, abbracciate, baciate contro la propria volontà (15,9%), il 15% ha subito atti di esibizionismo mentre le telefonate o i messaggi osceni a sfondo sessuale o che mirano a offendere la persona hanno coinvolto il 10,5% delle donne.

La percezione del catcalling

La percezione del catcalling non è uguale per tutti. Per alcune donne è oggettivamente qualcosa per cui cambiare strada o mezzo di trasporto. Thomson Reuters Foundation ha stilato per esempio una classifica delle città del mondo dove è più pericoloso usare i mezzi di trasporto pubblico, che vedono ai primi posti anche per la violenza verbale tre città centro e sudamericane: Bogotà, Città del Messico e Lima.

E ci sono anche delle donne che per farsi forza e superare le molestie subite condividono le loro storie, come per esempio il canale instagram story_of_cat_calling, che riporta i racconti di donne che hanno deciso di rendere pubblico ciò che è successo loro. In stazione, al mare, su whatsapp, per strada: le testimonianze sulle frasi di “apprezzamento” fuori luogo e che mettono seriamente in imbarazzo, oltre che spaventare le donne e le ragazze sono davvero tantissime.

Ma i numeri di questo fenomeno sono ancora più alti di quello che possiamo rilevare. Non tutte le donne infatti percepiscono il catcalling come tale proprio perché la “cultura dello stupro” in cui l’uomo può disporre del corpo delle donne a suo piacimento è profondamente introiettata anche tra le persone di sesso femminile.

Uno studio di Sexuality and Culture si sofferma proprio su questo tema, arrivando alla conclusione che la percezione delle molestie verbali è alterata dal contesto e dalla situazione. L’essere sole o con amici, di notte o di giorno così come l’aspetto e l’età del catcaller sono elementi che possono far variare la percezione del pericolo di chi subisce episodi di catcalling.

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  • Donne, non numeri