Quando si inizia a organizzare un matrimonio, la prima domanda a cui rispondere è: “dove lo facciamo?”. Negli ultimi anni sono state sempre di più le coppie che a questa domanda hanno risposto “lontano da casa”, scegliendo di sposarsi all’estero o in un luogo diverso dalla propria residenza e dando vita al “wedding tourism”, un mercato in espansione che ha visto la sua cavalcata trionfale arrestarsi bruscamente di fronte alla pandemia di Covid-19.

Wedding tourism: cos’è?

Quello del wedding tourism – o dei cosiddetti “destination weddings” – è un fenomeno che, sebbene sempre esistito, ha subito una crescita vertiginosa negli ultimi anni, imponendosi come uno dei principali settori emergenti del mercato del turismo, assieme ai viaggi in solitaria e al turismo sostenibile.

Generalmente, con questo termine ci si riferisce ai viaggi organizzati in un paese diverso da quello d’origine per celebrare il proprio matrimonio. Secondo una delle definizioni più accreditate, attribuita a Del Chiappa e Fortezza, però, non è necessario recarsi all’estero: per parlare di “wedding tourism” è infatti sufficiente che «la destinazione matrimoniale sia diversa dalla dimora abituale di entrambi gli sposi».

I numeri del wedding tourism

Non pensate che il wedding tourism sia un fenomeno di nicchia: parliamo di un segmento di mercato che vale più di 90 miliardi di dollari a livello globale, con il 25% dei matrimoni che si svolgono all’estero, pari a circa 350.000 cerimonie ogni anno.

Un mercato che, in Italia, ha visto un vero e proprio boom negli anni precedenti la pandemia: se il 2018 aveva già registrato dati record (oltre 8.700 eventi, per un totale di 1,5 milioni di presenze e un fatturato di oltre 500.000 milioni di euro di fatturato), il 2019 aveva confermato una crescita senza precedenti.

Il primo report dell’Osservatorio Italiano Destination Wedding Tourism, infatti, mostrava una crescita rispetto all’anno precedente e, sopratutto, segnalava come «ben il 46,4% degli operatori consultati afferma che nel prossimo anno organizzerà “più matrimoni rispetto al 2019”». Una previsione che, come vedremo, si è purtroppo scontrata con la realtà del Covid-19.

Ma chi è che sceglie di sposarsi lontano da casa e, soprattutto, perché?

Si tratta generalmente di persone benestanti, la maggior parte laureate, di un’età intorno ai 33 anni, che spendono una media di 28,000$ per il matrimonio. In un caso su tre si tratta di seconde nozze. Il clima è il motivo principale nella scelta della destinazione – addirittura per il 90% delle coppie – ma c’è anche chi lo sceglie per poter combinare il matrimonio con la luna di miele o per eliminare una meta dalla lista dei luoghi da vedere.

Ma ci sono anche motivi legati all’organizzazione e al risparmio: se l’8,4% degli sposi, infatti, lo sceglie per limitare il numero dei partecipanti, il 6,6% dichiara di averlo fatto per tagliare i costi.

Wedding tourism: le mete più gettonate in Italia e all’estero

Maldive, Seychelles, Italia, Antigua, Las Vegas, Messico, Thailandia, Sri Lanka, Mauritius, New York, Barbados e St Lucia: ecco le destinazioni più ambite da chi sceglie di sposarsi all’estero.

Prevedibilmente, la regina dei destination wedding è Las Vegas, che attira coppie non solo dagli Stati Uniti ma anche dall’estero, per dirsi “lo voglio” in una location ineguagliabile, mentre il titolo di destinazione più costosa va a New York, con un costo medio di 70,000 $ per matrimonio.

Florida, California e Nevada sono le principali destinazioni negli Stati Uniti, mentre Messico, Hawaii e Caraibi sono le prime tre località al di fuori degli US.

In Italia, la Toscana è la regione leader per i matrimoni internazionali (quasi 1 su 3), seguita dalla Lombardia (16%) e dalla Campania (15,5%), scelte soprattutto per le suggestive location del Lago di Garda, del Lago di Como e della Costiera Amalfitana. Il sud Italia – in particolare Puglia, Sicilia e Basilicata – è però quello che ha visto la maggiore crescita nel numero di eventi e di presenze.

Secondo l’indagine Destination Weddings in Italy 2019, realizzata dal Centro Studi Turistici di Firenze per Italy for Weddings, a scegliere l’Italia sono soprattutto le coppie del Regno Unito (26,3%), seguite da Usa (23,5%), Germania (7,9%), Australia (5,8%) e Canada (5,1%). A spiccare sono soprattutto Luxury Hotel, ville e castelli, ma sempre più sposi scelgono location più particolari come stabilimenti balneari, masserie, rifugi alpini, boschi o architetture industriali.

Wedding tourism e Covid-19

Purtroppo, a frenare il boom di un mercato sempre più pesante nell’economia italiana è arrivata la pandemia. I dati sono impietosi, fotografia di un settore che coinvolge oltre 75.000 aziende e che è passato da crescita record quasi allo zero.

Secondo una ricerca di JFC pubblicata da Ansa, infatti,

nel 2020 ha purtroppo segnato un -87,3% di presenze ed un ancor più significativo -92,7% di fatturato rispetto ai dati dell’anno precedente.

Un tracollo dovuto sia alle limitazioni ai viaggi che alle restrizioni legate alle misure di sicurezza per contenere il virus, che hanno avuto un impatto sensibile su tutta l’industria matrimoniale.

Le limitazioni, però, non hanno diminuito l’interesse delle coppie per l’Italia, ancora meta molto ambita secondo Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e direttore dell’Osservatorio Italiano Destination Wedding Tourism

Considerando che i mercati Usa e Gran Bretagna rappresentavano in epoca pre-pandemia ben il 39,6% del valore del wedding tourism, è interessante focalizzare l’attenzione su come si stanno comportando proprio questi mercati. Dalla rilevazione emerge che i wedding specialists operanti in questi due mercati hanno perso, nel corso del 2020, il 69,7% degli eventi ed il 78,9% di fatturato. Tuttavia, rimane elevato l’interesse per l’Italia come destination wedding, in quanto oggi il 59,2% dei wedding specialists di questi due mercati anglofoni dichiara di avere molta richiesta per l’Italia, purtroppo al momento impossibile da soddisfare.

Le prospettive su quando il settore potrà ripartire, però, non sono rosee: per il 45,2% di questi operatori la ripresa non sarà prima della primavera 2022, ma c’è anche una quota del 35,5% che prevede il ritorno in Italia addirittura in data successiva.

3 idee per il post pandemia

Se per il momento non è possibile sposarsi all’estero, niente vieta di sognare – e perché no, iniziare a organizzare – un destination wedding per quando si potrà tornare a viaggiare. Ecco qualche idea per il post pandemia.

Cipro, l’Isola dell’Amore

Cosa c’è di più romantico che sposarsi dove è nata Afrodite, la Dea dell’Amore? Con un clima molto caldo e soleggiato, poca burocrazia e una diffusa conoscenza dell’inglese, Cipro è la destinazione numero uno per i matrimoni per le coppie del Regno Unito. In Italia non è una destinazione molto comune, ma offre bellissime spiagge, una cucina deliziosa, un’ospitalità accogliente e, fattore da non trascurare, prezzi contenuti per chi decide di organizzare qui il matrimonio. Se sognate di dire sì su una spiaggia bianca in mezzo al mediterraneo, pensateci su!

In un castello di neve in Lapponia

Quando diciamo che il 90% delle persone sceglie un destination wedding per il clima, generalmente pensiamo al sole e al caldo, ma che dire degli amanti del freddo e della neve? In Lapponia e possibile dirsi “lo voglio” nel castello di neve di Kemi, sostituendo la carrozza con una slitta trainata da renne o da husky o aspettando all’altare lo sposo che arriva in… motoslitta! Ruka non è solo la stazione sciistica più famosa della Finlandia, ma un vero e proprio paradiso per chi sogna un matrimonio davvero in bianco.

Riscoprire le bellezze dell’Italia

Chi dice che per sposarsi lontano da casa bisogna per forza oltrepassare i confini nazionali? Il wedding tourism interno potrebbe essere una scelta che, senza rinunciare al fascino della location, permetterebbe di aiutare due settori che, più di altri, hanno subito fortissimo il colpo della pandemia, il turismo e il mercato dei matrimoni. Inoltre, un matrimonio in una regione diversa dell’Italia è più semplice da organizzare e più facile da gestire per gli invitati: la logistica e l’impossibilità di viaggiare in luoghi lontani, infatti, sono tra le principali cause per cui gli invitati rinunciano a partecipare.

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