“Ci faccia vedere le sue mani”, fu la prima reazione del French Medical College nel 1970 quando una donna, la dottoressa Sofia Ionescu, si presentò per lavorare come neurochirurga a Parigi. Quando i colleghi uomini videro che le sue dita mostravano i segni di “epifisite professionale”, una sorta di alterazione ossea derivata dall’uso ripetuto del forcipe per operare, capirono che era “una di loro”.

La sua storia, raccontata approfonditamente in un lungo articolo pubblicato in occasione del centenario dalla sua nascita, è una delle tante luminose (e quasi spesso sconosciute) esistenze che hanno costellato il Novecento. Durante la sua longeva carriera, durata ben 47 anni, Sofia Ionescu eseguì tutte le procedure neurochirurgiche del suo tempo e si fece conoscere internazionalmente per la sua incredibile abilità chirurgica e la sua dedizione: oggi la ricordiamo soprattutto come prima donna neurochirurgo della storia.

Chi era Sofia Ionescu

Nata nel 1920 a Fălticeni, in Romania, Sofia Ionescu era figlia di un cassiere di banca e di una casalinga. Studentessa brillante, abile pianista e disegnatrice dotata fin da bambina, decise di iscriversi alla facoltà di medicina dell’Università di Bucarest dopo la morte di un compagno di scuola, causata da un’infezione sorta dopo un intervento al cervello.

Durante il tirocinio in oftalmologia presso la scuola di medicina, il dott. Bagdasar — fondatore della neurochirurgia rumena e suo professore — si accorse della sua grande empatia nei confronti delle persone e la incoraggiò a seguire la sua strada. “Signorina, dato che si preoccupa così tanto per il benessere dei suoi pazienti, sarà un’ottima dottoressa”.

La grande opportunità della sua carriera arrivò nel 1944: studentessa del quinto anno di medicina, ebbe l’opportunità di svolgere il suo primo intervento neurochirurgico per salvare la vita di un ragazzo in coma, ferito dai bombardamenti sulla città nel corso della Seconda guerra mondiale. Fu così che Sofia Ionescu divenne la prima donna neurochirurgo al mondo.

La carriera

Nel corso della sua carriera, la dottoressa Sofia Ionescu lavorò incessantemente, giorno e notte (anche durante le due gravidanze), senza chiedere nemmeno un giorno di ferie in 15 anni. Insieme al suo mentore, il dott. Bagdasar, fece parte del Golden team, la squadra di neurochirurghi più preparata di tutto il Paese.

“Per tutta la sua vita, questo è quello che ha fatto: lei si è sempre rifiutata di far aspettare le persone”, scrisse Rodica Simionescu nella biografia della dottoressa, in cui si racconta di turni che duravano dalle 5 di mattina alla sera, tra un volo e l’altro per raggiungere i pazienti in tutta la Romania. “E questo è ciò che distingue una persona normale, una donna come qualsiasi altra, da una completamente diversa”.

Pioniera di nuove tecniche neurochirurgiche, successivamente perfezionate e sviluppate da altri chirurghi, salvò tantissime vite. Il suo lavoro si fece però notare nel 1970, quando si trovò a operare una paziente con esigenze molto particolari. Fu infatti scelta come medica per la 27enne moglie di uno sceicco, che cercava una specialista rigorosamente donna che potesse curare una delle sue mogli. Sofia Ionescu volò così nel Golfo Persico, ad Abu Dhabi, dove ebbe esclusivo accesso all’harem; la accolsero tutte le mogli dello sceicco e dopo l’intervento ricevette un’ingente somma di denaro e dei gioielli preziosi.

Scomparsa nel 2008, Sofia Ionescu continuò a pubblicare ricerche anche dopo essersi ufficialmente ritirata dalla professione. Ebbe però un grande rimpianto: non aver scritto un’autobiografia per raccontare il suo incredibile viaggio.

Mi dispiace non aver trovato il tempo per scrivere un libro di memorie. Avrei potuto insegnare ai giovani neurochirurghi come mi sono avvicinata a questo mestiere. Avrei potuto descrivere nuove tecniche, improvvisate spontaneamente in eventi non pianificati, in innumerevoli casi, con esiti favorevoli. Poiché la mia vita lavorativi in questi 47 anni avrebbe potuto facilmente riempire due vite, avrei avuto molto da raccontare!

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