"Come ascoltare le voci inascoltate delle autrici "Mis(s)conosciute"" - INTERVISTA

Un podcast nato dalla passione per la lettura di tre donne e amiche, con lo scopo di dare voce alle scrittrici donne, ingiustamente poco rappresentate e note, degli ultimi sessant'anni.

Sono molti gli spazi che le donne sono riuscite con tenacia e passione a prendersi nella storia rispetto al passato, ma le conquiste sono difficili e il cammino irto di ostacoli. I dati e gli scenari di oggi ci raccontano di un mondo che è ancora perlopiù fatto di uomini e per gli uomini, e questo, nonostante le voci femminili siano sempre più potenti e il loro contributo sempre più determinante per la storia e il suo progresso.

Il gender gap è però tutt’oggi una realtà che contamina ogni settore e continua a negare alle donne ciò che spetta loro: essere considerate a tutti gli effetti al pari della controparte maschile, non rimanere delle figure sfocate sullo sfondo di un palcoscenico che illumina prima di tutto gli uomini, i loro diritti e le loro imprese.

Questa disuguaglianza tra i sessi non riguarda solo la disparità sul piano lavorativo e sociale, a evidente svantaggio delle donne, con conseguenze importantissime sulla loro vita e la loro possibilità di affermazione, ma anche, ad esempio, la presenza e la rilevanza dell’apporto delle donne in ambito letterario e intellettuale.

Giulia Morelli, Maria Lucia Schito e Silvia Scognamiglio, tre amiche e colleghe che lavorano nel settore audiovisivo, oltre che tre appassionate lettrici, hanno lanciato un progetto interessante per puntare i riflettori sulle figure letterarie femminili degli ultimi 60 anni, poco o per niente note e tradotte, e portarle su quel palcoscenico dove meritano di stare. Le tre autrici hanno scelto una formula originale per il loro progetto: un podcast dal titolo eloquente Mis(s)conosciute – scrittrici tra parentesi attraverso il quale ci raccontano queste preziose voci inascoltate, liberandole dalle parentesi in cui sono state relegate dalla storia e da una cultura che ancora oggi mostra evidenti sembianze maschiliste.

Noi le abbiamo intervistate per conoscere la nascita di questo progetto. È Silvia Scognamiglio a parlarci di come tutto ha avuto inizio:

Ci siamo conosciute sul lavoro. Ma oltre ad essere colleghe, siamo diventate amiche. Ci accomunano diverse passioni, e la più importante è senza dubbio la lettura. Così, in modo piuttosto naturale, tra un aperitivo e un altro, abbiamo iniziato a pensare a quanto sarebbe stato bello costruire un progetto tutto nostro, che esulasse dal lavoro. La vera spinta, però, è arrivata nel 2019, quando abbiamo deciso di iscriverci a un workshop per creare un podcast giornalistico, condotto da Simone Pieranni: è stata la molla che ci ha portato a mettere su carta il nostro progetto. Il tema è venuto ovviamente in automatico, considerata la nostra passione comune. Abbiamo deciso di concentrarci su un qualcosa che non fosse stato tanto raccontato e che al tempo stesso ci interessasse molto. Abbiamo visto questo vuoto nella narrazione mainstream rispetto alla scrittura delle donne e abbiamo pensato che fosse il momento di far conoscere quelle voci che meritano di essere diffuse e ascoltate.

La scelta delle tre autrici è stata quella di concentrarsi su figure letterarie femminili degli ultimi sessant’anni: si tratta di voci e opere tutt’altro che irrilevanti – come mi spiegano – che sono anche state pubblicate da case editrici nazionali di grande importanza ma la cui fama non è stata diffusa a dovere. Interviene poi Giulia Morelli che aggiunge qualche dettaglio piuttosto eloquente:

Basta partire da un semplice fatto: recentemente abbiamo scoperto che Elsa Morante era l’unica scrittrice donna all’interno della lista di 50 nomi di autori richiesti per poter accedere al concorso per insegnanti. Non c’era ad esempio Grazia Deledda, un premio Nobel per la letteratura!

A queste parole fa eco Silvia Scognamiglio:

Gli stessi programmi scolastici al liceo praticamente ignorano le donne. Io ad esempio ho fatto lingue e ho studiato Virginia Woolf a stento. E così accade anche nella maggior parte dei percorsi umanistici all’Università. Laddove si dà voce a donne è prevalentemente per merito delle professoresse. Ma del resto, il potere in ambito accademico è ancora appannaggio degli uomini e i programmi riflettono questa impronta. Risulta evidente che ci troviamo di fronte a una situazione che si autoalimenta: si studiano uomini, si continuano ad approfondire e fare studi su autori uomini e continuano a non essere realmente inaugurati dei filoni di ricerca dedicati al femminile. L’ambiente accademico è ancora dominato prevalentemente da uomini bianchi, perlopiù anziani, e c’è ancora resistenza da questo punto di vista. Ma un cambiamento simile potrebbe essere utile anche per favorire una riduzione di quel gender gap che riscontriamo oggi in letteratura.

Giulia Morelli riferisce poi quanto l’esigenza di ascoltare le voci dell’universo femminile sia molto sentita dalle donne:

Il fatto che il femminile al momento sia sempre più oggetto di interesse da parte delle donne, lo testimonia anche il nostro progetto: noi cerchiamo di rivolgerci a un pubblico eterogeneo, non solo femminile, ma è innegabile che il 90% di questo sia rappresentato da donne. Questo ci conferma anche che il gap esiste e resiste.

“Si tratta di un problema di impostazione culturale”, aggiunge Silvia Scognamiglio, che cita un esempio lampante a conferma di questo assunto:

Cito sempre un classico esempio che rende bene l’idea: un mio amico, una persona molta colta e un accanito lettore, mi ha confidato con grande naturalezza di non aver mai letto un libro scritto da una donna. Insomma, un dato parecchio emblematico.

Anche Maria Lucia Schito lo conferma:

C’è da sempre un pregiudizio ingombrante sulle opere femminili: sono sempre state trattate come letteratura di serie B, e anche non troppo velatamente con il ricorso a termini riduttivi e squalificanti come ad esempio “rosa”. Un linguaggio che squalifica, ghettizza e contribuisce a sminuirne la portata, a considerarla una materia minore e meno degna di considerazione.

Lo stesso, del resto, accade ai temi che queste opere trattano, considerati anch’essi secondari dalle voci maschili che hanno rappresentato la storia della letteratura per ovvie ragioni e che ne hanno dettato canoni e regole. La vita affettiva, la maternità, l’aborto sono materia centrale nella vita di molte autrici e lo diventano anche per le loro storie, ma in un contesto in cui tende a prevalere l’egemonia culturale bianca e maschile, questi orizzonti vengono sottostimati e reputati di interesse minore.

Il loro lavoro mira proprio a rompere questo soffitto di cristallo – prendendo in prestito un’espressione ben nota in altri contesti – che esiste (e resiste) anche in letteratura, con lo scopo di contribuire a permettere alle più potenti voci femminili dei nostri tempi di raccontarsi e raccontare il loro punto di vista e di lasciare un segno nella storia e nelle sue generazioni future.

Fino ad ora abbiamo dato voce a cinque autrici. Le prime due, la scrittrice e attivista politica egiziana Ahdaf Soueif e la drammaturga britannica Sarah Kane, sono state anche materia delle nostre discussioni di laurea. Poi abbiamo indagato nell’arte e nella vita della poetessa e letterata austriaca Ingeborg Bachmann, dell’intellettuale napoletana Fabrizia Ramondino e della poetessa e scrittrice canadese Elizabeth Smart.

Le tre ideatrici del podcast mi svelano poi che a breve sarà online un episodio speciale di Mis(S)conosciute dedicato a Clelia Marchi, una scrittrice italiana semi-analfabeta di origine contadina, che ha scritto la sua autobiografia su un lenzuolo, oggi custodito presso la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale. Il progetto, in collaborazione con Pillow Talk Platform, la piattaforma culturale dedicata a contenuti audio ideata dal gruppo di lavoro della galleria d’arte contemporanea romana Matèria, dà spazio anche un poeta e pittore naïf, Pietro Ghizzardi, la cui condizione di semi-analfabeta non gli ha impedito di scrivere un’apprezzata autobiografia, dal titolo Mi richordo anchora, che gli valse nel 1977 il Premio Viareggio.

E il progetto risulta interessante e originale anche dal punto di vista formale, come ci spiega Silvia Scognamiglio:

Mis(s)conosciute non nasce come un programma radio ma come una narrazione pensata per fare immergere l’ascoltare nelle storie. Questo intento traspare anche nel tipo di narrazione a cui abbiamo scelto di affidarci. Le nostre voci si alternano tra di loro in questi racconti e il desiderio è quello di ricostruire le atmosfere delle opere che raccontiamo, restituire anche lo stile delle loro autrici con toni e atmosfere che riproducano ciò che le opere e la vita stessa delle scrittrici suscitano e dichiarano. Una parte importante per noi è quindi scegliere i toni e che faranno da sfondo ai racconti: in alcune prevarranno serietà e drammaticità, in altre leggerezza a una maggiore ironia, lasciandoci guidare dalle opere e i loro registri espressivi.

Le voci delle tre autrici si intrecciano così nel racconto in un susseguirsi dinamico e suggestivo; a queste si aggiungono le interpretazioni di alcuni brani delle autrici, recitate dagli attori Lorenzo Cerone e Alessandra Masi, e note musicali in sottofondo ad opera del musicista Marco Bosco. Un piccolo microcosmo ricco di dettagli e sfumature che ricrea le atmosfere dei mondi femminili che racconta.

Il podcast fa parte di un più ampio progetto, che vede anche un blog e una pagina Instagram con una precisa identità estetica, frutto dell’illustratrice Monica Lasagni, in cui le tre autrici con articoli interessanti e contenuti visivi dal forte impatto affrontano i più svariati temi legati al femminismo. In particolare sul social viene dato ampio spazio a figure femminili rilevanti, seppur ancora poco note, in diversi ambiti artistici – non solo del mondo letterario – anche attraverso una speciale rubrica veicolata attraverso le stories e dedicata alla recensione di libri, film, serie TV e contenuti musicali di impronta femminista.

Un’operazione originale che permette alle nuove generazioni, e non solo, di lasciarsi arricchire dai preziosi contributi delle donne che ci hanno preceduto, dalle loro potenti voci e opere, che rischiano di essere inascoltate e di restare sugli scaffali, impolverate.

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