Nel Seicento, al tempo della pittrice e naturalista Maria Sibylla Merian, le conoscenze anatomiche e biologiche degli insetti erano ancora sostanzialmente ferme agli studi classici di Aristotele. Anzi, avevano addirittura fatto qualche passo indietro durante il Medioevo, con la diffusione di bizzarre credenze legate a una simbologia demoniaca.

C’era chi pensava che le farfalle fossero delle streghe, il cui unico scopo era quello di rubare il latte e il burro (da qui il termine inglese butterfly, “mosca del burro”). La Chiesa cattolica prescriveva persino degli esorcismi per liberarsi dalla piaga divina degli insetti.

Maria Sibylla Merian, invece, capì fin da piccola che doveva esserci qualcosa di più in ogni piccolo bruco osservato in giardino. E fu proprio la sua curiosità, insieme all’abilità artistica, ad aprirle le porte di un mondo ancora tutto da esplorare. La sua vita è raccontata in un pregevole articolo della giornalista scientifica Wendy Williams, tradotto in Italia da Indiscreto.

In gioventù mi dedicai a ricercare insetti: cominciai con i bachi da seta nella mia città natale di Francoforte. Osservai poi che essi, come altri bruchi, si trasformavano in belle farfalle notturne e diurne. Questo mi spinse a raccogliere tutti i bruchi che potevo trovare per osservarne la trasformazione. Ma, per disegnarli e descriverli dal vero con tutti i loro colori, ho voluto esercitarmi anche nell’arte della pittura.

La meravigliosa metamorfosi dei bruchi

La meravigliosa metamorfosi dei bruchi

Pubblicato per la prima volta nella seconda metà del Settecento, questo piccolo saggio della naturalista Maria Sibylla Merian contribuì allo studio degli insetti, fino a quel momento considerati messaggeri del diavolo.
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La storia di Maria Sibylla Merian

Maria Sibylla Merian nasce a Francoforte nel 1647, figlia del noto incisore Matthäus Merian il Vecchio, che però muore quando lei ha solo tre anni. L’amore per l’arte le viene comunque instillato dal nuovo marito della madre, Jakob Marell, un pittore che le insegna fin da piccola la tecnica dell’acquerello.

Ancora bambina, inizia a dipingere fiori e insetti, che ama osservare da molto vicino immergendosi nella natura. A 18 anni sposa un allievo del patrigno, Johann Andreas Graff, con cui si trasferisce a Norimberga: potrebbe essere l’inizio di una vita da moglie e madre, come tante altre donne del suo tempo, ma l’ossessione per gli entomi non l’abbandona.

Passano gli anni e Maria Sibylla Merian dà alla luce due bambine, ma continua a subire il fascino di bruchi e farfalle. Grande osservatrice, raccoglie preziose informazioni che aiutano a sfatare la credenza popolare e religiosa che gli insetti siano “bestie sataniche”, risultato di un’immonda putrefazione. Focalizzandosi sui lepidotteri, documenta il passaggio da uovo a crisalide.

Prima di Darwin e Linnaeus, è lei la prima a catalogare gli insetti, il loro habitat e le abitudini, e a rappresentarli in magnifiche illustrazioni. E il suo nome comincia a farsi largo in Europa: dal 1675 inizia così a pubblicare libri con descrizioni dettagliate e dipinti a grandezza naturale.

La svolta religiosa

Nel 1685 Maria decide di unirsi a una comunità religiosa olandese, basata sull’ideologia dell’ex gesuita Jean de Labadie, che la convince anche a lasciare il marito. Si trasferisce così in una sorta di comune dove tutto viene condiviso, sullo spirito dei primi cristiani.

Inizialmente tutto sembra procedere bene e nel castello in cui vive con le figlie ha il permesso di tenere una sua collezione di farfalle, che continua a dipingere. L’insofferenza alle regole ferree dei labadisti si fa però sentire presto e nel 1691 Maria Sibylla Merian prende tutte le sue poche cose e parte per Amsterdam con le figlie Johanna Helena e Dorothea Maria.

Nella capitale olandese tutte e tre lavorano in un laboratorio specializzato sulle illustrazioni di insetti e fiori. Presto un nutrito gruppo di appassionati di scienze e arte inizia a sostenere e seguire le loro opere, decretandone il successo.

Il viaggio in Suriname

Grazie all’aiuto del marito di una delle figlie, governatore della colonia olandese in Suriname, nel giugno del 1699 Maria Sibylla Merian parte per l’America del Sud. Insieme a lei, pronta per l’avventura, c’è anche la figlia Dorothea Maria.

In Suriname riesce a portare avanti le sue ricerche entomologiche per quasi due anni. Scopre nuove specie di piante e insetti, approfondisce gli usi locali delle donne indigene e non ha paura di esplorare foreste selvagge e risalire fiumi impetuosi.

Tuttavia, nel 1701 si ammala ed è costretta a tornare ad Amsterdam, non senza aver raccolto una mole incredibile di schizzi e di esemplari vivi. Dall’esperienza nascono una mostra e un nuovo libro, Metamorfosi degli insetti del Suriname, pubblicato nel 1705 e considerato il suo capolavoro.

Realizzando quest’opera non ho mirato al guadagno, accontentandomi di rifarmi delle spese sostenute. Non ho badato a spese per eseguire quest’opera. Ho fatto incidere le tavole da un celebre maestro e ho procurato la carta migliore per portare soddisfazione e piacere non solo agli appassionati d’arte, ma anche agli appassionati di insetti, e sono felice di sapere che ho raggiunto il mio scopo e di aver procurato loro della gioia.

Le diverse stampe e le singole illustrazioni vanno a ruba: collezionisti di tutto il mondo vogliono immergersi nelle dettagliate descrizioni di Maria Sibylla Merian, che però si è ridotta in povertà per le troppe spese. Nel 1717 muore d’infarto, dopo aver ricevuto la visita al capezzale di grandi personalità.

Basta un secolo per dimenticarla, nonostante le sue grandi scoperte: il suo nome cade nell’oblio, per essere poi riscoperto dalla scienza solo verso la fine del Novecento. Oggi è considerata una pioniera dell’ecologia, una delle prime naturaliste ed entomologhe della storia.

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