I numeri atroci della violenza sulle donne con disabilità
Della violenza ai danni delle donne con disabilità si parla veramente pochissimo, eppure il fenomeno esiste, e i suoi numeri sono impressionanti.
Della violenza ai danni delle donne con disabilità si parla veramente pochissimo, eppure il fenomeno esiste, e i suoi numeri sono impressionanti.
Se di violenza sulle donne, purtroppo, si parla quasi giornalmente, della violenza di cui sono vittime le donne con disabilità si sa davvero poco o nulla, e l’argomento è a dir poco nebuloso.
Abbiamo voluto approfondire il tema partendo da questo post della blogger femminista Chiara Suriani, pubblicato sul suo profilo Instagram.
I dati della discriminazione multipla subita dalle donne con disabilità sono davvero impressionanti, come racconta il progetto VERA (Violence Emergence, Recognition and Awareness), promosso dalla FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, in collaborazione con Differenza Donna, nato proprio con lo scopo, dichiarato, di far emergere quello che, a tutti gli effetto, è finora un dramma sommerso.
Rilasciando un questionario via web il 25 ottobre 2018, chiuso poi il 23 settembre 2019, VERA ha raggiunto un totale di 519 compilazioni valide, di donne con disabilità, che vanno dai 16 agli 81 anni (di cui il 3% straniera o con doppia nazionalità) che hanno permesso di capire quanto agghiacciante sia il quadro delle violenze verso le persone con disabilità.
Fra le intervistate, il 53,4% è coinvolto in una relazione, il 55,7% è sposata, il 23% convivente e il 21% fidanzata. Il 35,5% ha dei figli, nel 55% dei casi solo uno.
Il 38,3% delle donne del campione vive in casa con il partner, il 26,2% da sola o con un assistente, il 24,3% con la propria famiglia di origine, mentre solo l’1,3% vive in una struttura.
A prevalere è la disabilità motoria (75,3%) seguita da disabilità di tipo intellettivo, relazionale, psichiatrico o di apprendimento, infine quella di tipo sensoriale. Nel 16,4% dei casi siamo in presenza di una disabilità multipla.
Una parte delle intervistate è seguita da figure che le tutelano, nominate da un giudice: in particolare, l’8% delle intervistate è supportata da un tutore, l’1,5% da un amministratore di sostegno, mentre il 20% riceve assistenza dai servizi sociali.
Tra le 519 donne intervistate quelle che dichiarano di aver subito nel corso della propria vita almeno una forma di violenza – fisica, sessuale, psicologica o economica – sono 339, ovvero il 65,3% del totale.
La forma di violenza più ricorrente è quella verbale, ovvero l’umiliazione, la svalutazione o l’insulto, subita dal 51,8% delle rispondenti almeno una volta nella vita. Il 22,5% delle donne, invece, ha vissuto episodi di violenza psicologica, in cui è stato loro impedito di vedere persone care. Altre forme di violenza psicologica sono il ricatto, le intimidazioni, il controllo, l’isolamento, e ovviamente, se prolungate nel tempo, possono sfociare in stati d’ansia e di senso di colpa nelle vittime.
Subito dopo c’è la violenza fisica – 23,7% – e la molestia sessuale – 23,3% -. Nel 37,4% ci sono stati episodi di violenza sessuale, fra cui figurano, oltre allo stupro, anche le costrizioni ad avere rapporti con altre persone, o le attività sessuali compiute per paura delle conseguenze, umilianti e degradanti. Il 30% di loro, inoltre, è stata vittima di revenge porn, dick pic, o costretta a inviare messaggi a sfondo sessuale via social.
Capitolo indipendenza economica: nei casi in cui non ci siano tutori o amministratori di sostegno nel 6,6% dei casi la gestione delle proprie finanze viene comunque negata, con tutte le infauste conseguenze di manipolazione e dipendenza.
Un ulteriore dato interessante arriva però dal fatto che, alla domanda diretta, “Sei mai stata vittima di violenza?” solo il 33%, ossia 171 donne su 519, hanno risposto in maniera affermativa, a fronte del 65,3% di chi ha risposto “sì” alla domanda “Sei mai stata vittima di uno specifico tipo di violenza“, ovvero psicologica, verbale, fisica. Ciò significa che molto spesso, proprio come accade alle donne normodotate, anche le donne con disabilità faticano a riconoscersi vittime di atteggiamenti che sono quasi normalizzati dalla società.
Nell’80% dei casi chi compie violenza ai danni di queste donne è una persona conosciuta, con diversi gradi di prossimità:
La violenza fisica è più presente nei contesti familiari, ossia da parte di coniuge, fidanzato o famiglia di origine, ma è perpetrata anche dagli ex partner, così come quella economica, in cui i familiari o i partner ne sono autori quasi esclusivi. La violenza psicologica invece può essere messa in atto da un familiare, ma anche da altre figure, fra cui proprio gli operatori. La violenza sessuale, infine, può avere autori conosciuti e non.
Le vittime più frequenti sono donne con una disabilità plurima (74%), mentre esiste anche un’associazione piuttosto rilevante fra l’aver subito almeno una violenza e la presenza di una limitazione cognitiva/intellettiva (82%) o di una disabilità psichiatrica (85%).
Nel primo caso si tratta di donne che spesso faticano a riconoscere la violenza, soprattutto psicologica, e per questo ne diventano vittime più facilmente.
Solo il 37% afferma di aver reagito alla violenza, fermando il proprio abusatore, affrontandolo verbalmente, sottraendosi agli episodi di cui erano vittime. Il 27% di loro ha invece chiarito di aver posto fine alla situazione con la denuncia.
Il 7% delle donne ha abbandonato la casa – della famiglia di origine o del partner -, mentre solo una fetta estremamente piccola ha deciso di rivolgersi al Centro antiviolenza di competenza nella propria città.
La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità è stata ratificata nel 2006, dedicando uno specifico articolo, il 6, proprio alle donne con disabilità, riconoscendone lo status di vittime di discriminazioni multiple. Nell’articolo 16 inoltre, espressamente dedicato al Diritto di non essere sottoposto a sfruttamento, violenza e maltrattamenti, la Convenzione prescrive di “adottare tutte le misure idonee a contrastare le violenze di genere, nell’ambito delle forme di abuso rivolte alle persone con disabilità, nonché di tener conto della prospettiva di genere nell’assunzione delle azioni volte alla prevenzione, all’informazione, al riconoscimento e alla denuncia dei casi di sfruttamento, violenza e maltrattamento, e alla protezione e al sostegno delle vittime”.
Un aggiornamento più recente, datato 2017, afferma:
A livello globale, le donne sono più soggette a subire violenze fisiche, sessuali, psicologiche ed economiche rispetto agli uomini, e le donne e le ragazze con disabilità subiscono violenze di genere a tassi sproporzionatamente più elevati e in forme uniche a causa di discriminazioni e stigmatizzazioni basate sia sul genere che sulla disabilità. Ad esempio, le donne e le ragazze con disabilità subiscono violenza domestica a un tasso doppio rispetto alle altre donne, e subiscono anche forme di violenza specificamente a causa della loro disabilità, tra cui l’isolamento, la violenza negli istituti e l’assunzione forzata di farmaci.
[…] La minaccia di violenza è particolarmente elevata nelle aree di conflitto. Le donne e le ragazze costituiscono quasi la metà della popolazione globale dei rifugiati e sono ad alto rischio di varie forme di violenza e sfruttamento, come l’abuso sessuale, le gravidanze forzate, l’aborto imposto e la tratta. A causa dell’inaccessibilità dei campi profughi, le donne disabili sono spesso confinate nei loro rifugi e la loro voce non viene ascoltata.
Diversi Stati membri hanno promulgato piani nazionali e iniziative specifiche per fronteggiare proprio il rischio di esposizione alla violenza e allo sfruttamento delle donne e delle ragazze con disabilità. In Australia, il piano nazionale per ridurre la violenza contro le donne e i bambini (2010-2022) identifica, sostiene e risponde alle donne con disabilità che subiscono o sono a rischio di violenza domestica e violenza sessuale. El Salvador sta pianificando un’iniziativa dedicata alla prevenzione della violenza contro le donne e alle misure di sostegno e recupero per le vittime, la Turchia sta analizzando le specifiche esigenze di donne e ragazze con disabilità, in particolare quelle con disabilità mentali, nel contesto della somministrazione di cure mediche, del supporto psicologico post trauma e della consulenza per le vittime di violenza sessuale. In Spagna e negli Stati Uniti d’America, sono concesse sovvenzioni governative a programmi volti ad affrontare gli abusi e le violenze contro le donne e le ragazze con disabilità.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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