“Le navi non sono fatte per rimanere al sicuro in porto. Sono fatte per prendere il largo ed esplorare il mondo”. Grace Murray Hopper, matematica statunitense e pioniera dell’informatica, prese questo suo motto alla lettera, fin da piccola. La sua storia, così come quella di altre scienziate, è stata raccontata nel libro Il computer è donna di Carla Petrocelli.

Nata a New York il 9 dicembre del 1906, Grace Murray mostrò subito grande curiosità verso tutto quello che la circondava. Amava esplorare la natura, leggere, suonare il piano, ma anche dedicarsi ad attività manuali. Non solo il cucito, tipica attività da “signorine”: le piaceva smontare e rimontare gli oggetti, in particolare le sveglie di casa.

La matematica le piaceva più di ogni altra cosa: era una passione di famiglia, perché il nonno si occupava di statistica e suo papà era ingegnere. Ma per una bambina di quei tempi era considerata una materia troppo maschile, così le venne inizialmente permesso di studiare solo geometria.

Ormai adolescente, portò avanti la sua determinazione nello studio della matematica. A sedici anni tentò di entrare al Vassar College, ma fu respinta per via dei voti bassi in latino. Ci riprovò l’anno seguente e fu ammessa. Proseguì brillantemente gli studi con il dottorato a Yale, nel 1934.

Negli stessi anni si era sposata con Vincent Foster Hopper, professore della New York University, da cui divorziò quindici anni dopo, nel 1945. Decise però di mantenere per il resto della sua vita il cognome dell’ormai ex marito.

Dopo l’attacco a Pearl Harbor nel 1941, Grace decise di arruolarsi nella U.S. Naval Reserve. Non c’erano altre donne in Marina, ma per via della guerra era stato creato un programma speciale per le volontarie. Invece che su una nave, finì però in uno scantinato dell’Università di Harvard a lavorare a un progetto top secret.

Le venne affidata una macchina chiamata Mark I o anche Automatic Sequence Controlled Calculator: era uno dei primi calcolatori elettromeccanici della storia. Non aveva mai visto nulla di simile, prima di quel momento. Non avendo un manuale, si armò di coraggio e buona volontà e lo scrisse lei stessa.

A Manual of Operation for the Automatic Sequence Controlled Calculator fu pubblicato nel 1946 e ancora oggi viene considerato un testo epocale. Fu definita la Bibbia dei computer ed era lei l’unica autrice, sebbene il testo sia stato attribuito (come abitudine) a tutto lo staff.

Durante gli anni passati a studiare Mark 1, Grace Murray Hopper coniò diversi termini che ancora vengono utilizzati, come raccontato da Medium. Ad esempio, dopo un blocco della macchina, lei e il resto del team iniziarono a esplorarla per cercare la causa del malfunzionamento. Scoprirono che una falena era rimasta intrappolata in uno dei relè: era il primo caso di bug (insetto in italiano).

Entrata a far parte della prestigiosa Eckert-Mauchly Computer Corporation, produttrice di uno dei primi computer digitali, iniziò a lavorare sull’UNIVAC I, il primo modello commerciale, e partecipò allo sviluppo del linguaggio di programmazione COBOL.

Diventata ufficialmente Commodoro nel 1983, tre anni dopo si ritirò ufficialmente dalla Marina: aveva 79 anni e una lunga carriera di conquiste alle spalle. Morì nel 1992, un anno dopo aver ricevuto la prestigiosa National Medal of Technology, assegnata dal Presidente degli Stati Uniti d’America.

La frase più pericolosa in assoluto è: “abbiamo sempre fatto così”.

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