L’esercito di chi non lavora né studia oggi ha un nome: si chiamano Neet e sono soprattutto giovani. I dati che arrivano dall’Italia e dall’Europa mostrano un grande numero di giovani che non hanno un impiego e nello stesso tempo non frequentano nessun corso di studi o formazione.

Nel nostro Paese, circa 1/3 dei ragazzi rientrano nelle caratteristiche dei Neet. Vediamo meglio questo fenomeno e cosa significa per la società se così tanti giovani non fanno niente.

Chi sono i Neet?

Il termine Neet deriva dall’acronimo inglese che sta per “neither in employment nor in education or training” oppure “not in education, employment or training”. In italiano si potrebbe tradurre con inattivi, perché rappresentano le persone, soprattutto giovani, che non lavorano né studiano o fanno formazione professionale. Un problema che negli ultimi anni ha colpito in Europa soprattutto Paesi come Spagna e Grecia. Ma nell’ultimo periodo l’Italia è passata al primo posto con i dati più allarmanti.

Si tratta di un problema perché fa prevedere un futuro di disoccupazione diffusa, che invece di risolvere il fenomeno della fuga dei cervelli che colpisce l’Italia da decenni potrebbe aumentarla inesorabilmente. Le cause principali si ritrovano nelle scarse possibilità economiche e professionali del nostro Paese negli ultimi decenni, ma anche da situazioni allarmanti in cui cadono i giovani oggi come l’expectation gap.

Essere Neet è una condizione da non sottovalutare, crea disagio e inadeguatezza rispetto ai coetanei e alle persone più grandi. Ma anche di esclusione sociale che priva i ragazzi di un futuro che gli spetta. Unicef Italia ha realizzato il progettoIl silenzio dei Neet. Giovani in bilico tra rinuncia e desiderio” con l’obiettivo di migliorare la capacità dei territori nel costruire politiche attive e partecipate, capaci di includere tutti.

I dati sui Neet in Italia

Come abbiamo detto l’Italia è tra i Paesi europei con il maggior numero di Neet. Secondo il rapporto di Eurostat del 2018 i Neet in Italia rappresentano il 28,9% in Europa, seguita dalla Grecia con il 26,8%. Secondo i dati riportati da Rai News della ricerca realizzata da Unicef Italia sugli ultimi dati Istat del 2018, i giovani Neet in Italia compresi tra i 15 e i 29 anni sono pari a 2.116.000.

La Sicilia è la regione più interessata con il 38,6% della popolazione rappresentato da Neet. Seguita dalla Calabria con il 36,2% e la Campania, con un’incidenza del 35,9%. I l 34% dei Neet in Italia si trova al Sud. Al Nord sono il 15,5% mentre nel Centro il 19,5%. Guardando i numeri nello specifico per intervalli di età si rileva inoltre che il 47% dei Neet è tra i 25 e i 29 anni di età, il 38% tra i 20 e i 24 e il 15% tra i 15 e i 19 anni.

Inoltre, questi dati fanno emergere come il fenomeno dei Neet interessi maggiormente chi ha conseguito un diploma di scuola secondaria superiore, addirittura il 49%, rispetto a chi ha ricevuto un livello di istruzione più basso o di chi invece è laureato. La causa principale che i sociologi e gli esperti ritrovano per spiegare questo fenomeno non è la crisi economica che ha colpito le generazioni a partire dal 2004, ma il Paese che non dà fiducia e possibilità ai giovani, che devono spesso ricorrere a inventarsi un lavoro.

Ancora oggi infatti le posizioni più importanti e interessanti in tutti gli ambiti del lavoro sono occupati dai padri e dai nonni di quei ragazzi. E non sembra esserci la volontà di lasciare il posto alle nuove generazioni, a cui invece spetterebbero. Questa tendenza è anche la causa della fuga di cervelli, ed è il motivo principale per cui l’Italia si ritrova ai primissimi posti europei per numero di Neet.

Nel libro Il tuo nemico l’autore Michele Vaccari parla a questo proposito di “egoismo generazionale”:

il nocciolo della questione non è solo la crisi, la mancanza di lavoro o l’indolenza dei ragazzi, quanto quel sistema consolidato che toglie la speranza di poter cambiare le cose e, con essa, l’autostima.

Giovani donne e Neet

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Fonte: Web

I dati sul fenomeno Neet mostrano una netta maggioranza tra le donne di età tra i 20 e i 34 anni. Circa il 20%, rispetto al 12% degli uomini in questa fascia. Per comprendere il motivo di questi numeri è necessario innanzitutto valutare le differenze sociali e il ruolo che la donna ancora assume in molte zone dell’Italia e del mondo. Ma questo fenomeno è spiegabile paradossalmente anche a fronte dell’aumento repentino dell’istruzione nelle donne.

Oggi infatti le italiane diplomate o laureate si trovano in netta maggioranza rispetto agli uomini. Allo stesso tempo si può osservare come l’età nella quale si concentra maggiormente la presenza di Neet sia compresa tra i 25 e i 30 anni, ossia proprio dopo il conseguimento di un titolo di studio. Sono coloro che hanno sofferto in prima persona la crisi economica, rispetto alla generazione z che invece si sta affacciando oggi al mondo del lavoro e della formazione.

Questi ultimi sembrano dai dati più propensi a cercare lavoro o continuare gli studi dopo il diploma. Le donne si sono ritrovate al centro di questo meccanismo, da cui hanno subito, a quanto dicono le statistiche fatte in Europa e in Italia, maggiore impatto.

Neet e il programma Garanzia Giovani

Nel 2014 è stato lanciato in Italia il programma Garanzia Giovani, rivolto proprio ai Neet. Nel 2019 i dati registrati da Garanzia Giovani sono di oltre oltre 1,4 milioni. Si contano invece 1.126.767 i giovani presi in carico dagli uffici competenti dimostrando una crescita rispetto all’inizio. Tuttavia questo programma non sembra riuscire a risolvere la situazione, tanto che il numero di giovani inattivi è cresciuto.

Nel 2019 è stato lanciato l’Incentivo occupazione Neet per l’assunzione di giovani iscritti al programma Garanzia Giovani. In particolare, l’incentivo dice che ai datori di lavoro che assumono con contratto a tempo indeterminato o apprendistato professionalizzante i giovani Neet spetta l’esonero contributivo del 100% fino a 8.060 euro per 12 mesi.

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