Da grande voglio diventare una gran f**a, anzi una "rezdora"

Così che funziona la ciclicità femminile: dalle dee della creazione a quelle della saggezza, non importa quanto si sia ancora energiche, attraenti e desiderate. Se si è fortunate abbastanza da vivere con pienezza i propri anni, con la maturità si completa la trasformazione e lo sguardo si affina annunciando che si è acquisita consapevolezza di sé e del mondo.

Kayla Gerber si riferisce a sua madre chiamandola affettuosamente “lady boss” ma per il resto del mondo è Cindy Crawford, la top model degli anni Novanta che oggi, cinquantatreenne, esibisce zigomi affilati e lo stesso corpo di allora. Solo lo sguardo non è più lo stesso: quello di oggi è severo, pungente, e ne rivela l’età. Attenzione, non si sta parlando di palpebre pesanti o zampe di gallina ma di occhi che esprimono rigore, consapevolezza e forza.

“L’anima fortunatamente ha un interprete, spesso inconsapevole, ma fedele: lo sguardo” dichiarava Charlotte Brontë, e dopo una certa età quello sguardo rivela un’anima stropicciata e forse anche stanca, ma determinata . È uno sguardo parla di vita vissuta, di momenti di gloria e di fatica, di speranza e disincanto.

Uno sguardo del genere non incute solo ammirazione, ma rispetto. A una donna con quello sguardo non si può mentire, piuttosto viene voglia di confidarsi e chiederle un parere, ho questo problema, tu cosa faresti. Perché per quanto ci si affanni a mantenere l’aspetto della gioventù e il corpo dei vent’anni, per quanto ci si trucchi, ci si tiri e ci si tinga, arriva il momento in cui persino le bellissime smettono di essere semplicemente donne e quel particolare sguardo le trasforma in altro. In cosa? In rezdore.

Nel dialetto modenese la ‘rezdora’ indica una donna di grande potere: il prefisso richiama il latino ‘rex’ da cui deriva l’italiano ‘reggente’ e non sorprende una connotazione quasi militaresca di questa figura.

La rezdora era di fatto la matriarca, colei che amministrava la propria casa, la propria famiglia e quelle che da lei discendevano, la detentrice del sapere, la capotribù che stabiliva i tempi della semina e del raccolto.

Le rezdore erano le figlie putative delle antiche dee-madri delle religioni matrifocali, l’incarnazione della terza età in cui le forze interiori si connettevano con le energie universali, la personificazione della saggezza acquisita con gli anni che donava loro le competenze necessarie per essere guida di una comunità.

Erano le figlie elettive di Iside, dea madre egizia che tutto cura; la rappresentazione terrena di Kore che invecchiando diventa Persefone, conoscitrice dell’animo umano e delle difficoltà della vita, colei che attraverso la maturità aiuta le creature smarrite a risalire dagli inferi. Rezdora è Angela Merkel che guida il suo Paese (e tutti gli altri) con sguardo azzurro e pugno di ferro, è la signora del borgo umbro che ordina la raccolta delle olive, è la nonna in jeans che da sola realizza un solidissimo welfare per se stessa e per le persone che a lei si appoggiano.

Perché è così che funziona la ciclicità femminile: da Kore a Persefone, dalle dee della creazione a quelle della saggezza, non importa quanto si sia ancora energiche, attraenti e desiderate. Se si è fortunate abbastanza da vivere con pienezza i propri anni, con la maturità si completa la trasformazione e lo sguardo si affina annunciando che si è acquisita consapevolezza di sé e del mondo. Insomma: male che vada si diventate rezdore (o lady boss, se sei Cindy Crawford)

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