Nemmeno lo sceneggiatore dotato della più fervida immaginazione potrebbe immaginare una storia affascinante come quella di Toto Koopman. Se usassimo una sola parola per descriverla, potrebbe essere: leggendaria. In occasione dell’uscita di una biografia in inglese a lei dedicata, The many lives of Miss K., la sua intricata vicenda umana è stata raccontata anche dal Telegraph.

Copertina di Vogue, agosto 1933: una modella in guanti lunghi e cappello rosso, fotografata da George Hoyningen-Huene, attira l’attenzione del mondo della moda. Si chiama Catharina, ma tutti la chiamano semplicemente Toto, e c’è un motivo per parlare di lei. Non solo è di sangue misto, per metà indonesiana e per metà olandese, ma è anche apertamente bisessuale. Uno scandalo, per quei tempi, dato che nessun’altra modella come lei era mai apparsa su una rivista patinata. E, a quei tempi, persino essere modella era considerato sconveniente.

Nata a Giava il 28 ottobre del 1908, Toto Koopman visse gran parte della sua infanzia sull’isola indonesiana, per poi trasferirsi con la famiglia in Olanda, nel 1920. Studentessa brillante, si dimostrò subito portata per le lingue, imparando a parlare anche inglese, francese, tedesco e italiano. Non era il solo motivo per cui si faceva notare: la sua bellezza delicata e sofisticata non passava inosservata, tanto da spingerla a trasferirsi a Parigi per diventare modella.

Lì ebbe modo di conoscere Coco Chanel, che la volle per le sue celebri sfilate in negozio. Durò solo sei mesi, perché due donne dalla personalità così forte non potevano convivere nello stesso posto. Del resto, Toto non si era mai tirata indietro nemmeno da bambina, quando in Indonesia veniva emarginata perché diversa dalle altre. Non temeva nemmeno le critiche per gli abiti indossati, spesso trasparenti e molto audaci, tanto da costringerla a tamponare di cipria le sue parti intime, perché non si vedessero troppo le sue forme.

Siamo tutte esibizioniste. Non ci vestiamo per piacere agli uomini, ma per stupire le altre donne.

Quando nel 1934 si presentò a una première londinese con la compagna Tallulah Bankhead, nelle nuove vesti di attrice, ribadì il concetto: nessuno doveva dirle cosa fosse giusto o sbagliato. Proprio Tallulah le fece conoscere Lord Beaverbrook, il ricco editore dei quotidiani Express ed Evening Standard. Lei aveva 25 anni ed era già famosa, lui ne aveva 55 ed era sposato, ma ciò non li fermò dall’avere una storia.

Fan dell’opera, Toto Koopman girava l’Europa per assistere a diversi spettacoli e prime, grazie al generoso aiuto dell’amante. Quando lui scoprì che lo tradiva con il figlio Max, fece in modo di screditarla agli occhi dell’opinione pubblica grazie ad alcuni articoli sui suoi giornali. Nonostante ciò, continuò a garantirle una certa somma, a patto che non si sposasse con il giovane.

Ha detto a Max, ‘Ti darò un sacco di soldi, se mi prometti di non sposare quella donna’. Io gli ho detto, ‘Prendili!’. Così ha fatto e ci siamo divertiti moltissimo.

Giunta in Italia nel 1939, nel momento in cui il fascismo stava già avvelenando la società come un cancro inestirpabile, Toto si innamorò di un uomo che faceva parte della Resistenza. Non le ci volle molto per capire che sarebbe stata la spia perfetta: non aveva legami familiari, era indomita e parlava molte lingue. Senza pensarci due volte, vendette pellicce e gioielli per aiutare i partigiani italiani, buttandosi anima e corpo nella lotta.

Lavorando per gli alleati, sfuggì diverse volte alla cattura, ma nell’ottobre del 1944 la sua fortuna si esaurì. Poco prima di compiere trentasei anni, i nazisti la imprigionarono e la deportarono a Ravensbruck. Delle 132.000 donne deportate durante il conflitto, 90.000 morirono, ma non lei. Quando il campo venne liberato, nell’aprile del 1945, Toto Koopman venne trovata in condizioni terribili. Non solo era denutrita, ma l’avevano anche sottoposta a mutilazioni durante alcuni esperimenti medici.

La trovò Randolph Churchill, figlio del Primo Ministro britannico e sua ex fiamma. Le portò soldi, vestiti e una parrucca, poi le fece avere un passaporto. Dopo essersi ripresa, durante un periodo di riposo sul Lago Maggiore, Toto Koopman tornò a Londra insieme al suo nuovo amore, la gallerista tedesca Erica Brausen. La coppia aprì una galleria ancora famosa, la Hanover Gallery, che scoprì artisti come Francis Bacon, Lucian Freud, Henry Moore, Marcel Duchamp e molti altri.

“Sono una Mademoiselle! Non chiamatemi Madame!”, diceva a chi la chiamava signora. Rimasero insieme fino alla morte di Toto, nel 1991: Erica si chiuse in una stanza con il corpo ormai senza vita della compagna e ci rimase per otto giorni. Usciva solo di mattina per comprare rose fresche da sistemare vicino al viso dell’amata. Poco più di un anno dopo morì anche lei, chiudendo il cerchio dell’ultima vita di una donna che merita di essere raccontata.

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