Avete mai fatto il test legato alla scala di Kinsey e ne siete usciti più confusi di prima? Niente paura, può succedere: la scala è uno dei primi tentativi di classificazione degli orientamenti sessuali e, seppur ormai in un certo senso datata, è in parte ancora valida e molto famosa, ma non vuol dire che sia un oracolo.

Anche perché la scala non tiene conto di due concetti interessanti, quello di eteroflessibilità e quello di omoflessibilità. Qualcuno di voi si è mai sentito eteroflessibile?

Cosa significa eteroflessibile?

Si tratta di una parola composta, da «eterosessuale» e «flessibile». Secondo quanto riporta la Treccani, si tratta di un termine nato nel mondo del giornalismo, per indicare una donna eterosessuale che, di tanto in tanto, si concede un rapporto sessuale con un’altra donna. E anche se la Treccani (che descrive le eteroflessibili come donne anche sposate che sono in cerca dell’avventura di una sola notte con una donna) dice di sì, il fenomeno non riguarda solo le donne, ma anche gli uomini. Per capire, bisogna guardare ad ampio raggio.

L’eteroflessibilità può essere considerata come un orientamento sessuale, ma in generale le classificazioni falliscono su un punto: si prova attrazione per le persone, non sempre o necessariamente per il loro genere. Per cui ci sono persone che si sentono attratte solo da uomini, ci sono persone che si sentono attratte solo da donne, ci sono persone che si sentono attratte da altre non binarie e così via.

Ma questo non vuol dire che tutto possa essere sempre uguale e immutabile, e da qui nasce il concetto di sessualità fluida. In altre parole, si può incontrare un giorno una persona e sentirsi attratti da essa, benché il suo genere non sia quello delle persone per cui di solito sentiamo attrazione.

Eteroflessibile e omoflessibile

L’eteroflessibile quindi chi è? Non è un omosessuale che non vuole fare coming out, come nei più beceri pregiudizi omofobi. È semplicemente un uomo o una donna che ha prevalentemente attrazione verso individui del sesso opposto e occasionalmente verso individui dello stesso sesso. Kinsey parlerebbe di persone «prevalentemente eterosessuali, ma in alcune circostanze con tendenze omosessuali», anche se, come abbiamo detto prima, si tratta di una descrizione abbastanza riduttiva.

Analogamente l’omoflessibile è una persona omosessuale che normalmente prova attrazione per persone del suo stesso sesso, ma occasionalmente la prova per persone del sesso opposto. Kinsey li definirebbe come «prevalentemente omosessuali, ma in alcune circostanze con tendenze eterosessuali».

Non si può però parlare di bisessualità con gli eteroflessibili, i cui rapporti “stravaganti” nel senso più etimologico del termine hanno carattere di occasionalità avulsa dai sentimenti. Per i bisessuali, così come per i pansessuali, possiamo invece parlare di sesso, di sentimenti o di entrambi che coesistono.

Eteroflessibilità e sessualità

Le idee di eteroflessibilità o omoflessibilità sono tuttavia molto vicine ai concetti di bisessualità (quando l’attrazione è sia verso uomini che verso donne) e di pansessualità (attrazione verso tutti e tre i sessi, considerando anche le persone non binarie) e per questo si genera confusione. Oppure, per capire meglio, si è vicini al concetto espresso spesso da Miley Cyrus, che ha parlato di se stessa come di donna queer, perché nella sua vita ha avuto una relazione importante con un uomo e altre con uomini o con donne.

Treccani precisa, sempre riferendosi alle donne eteroflessibili, che non si tratta di individui incerti sul proprio orientamento tanto che 7 donne americane su 100 che sono lesbiche, mentre 25 su 100 si ritengono etero che di tanto in tanto si concedono un rapporto lesbo e quindi sono eteroflessibili. Quest’orientamento sembra anche avere un carattere di clandestinità, poiché è attribuito a persone già impegnate e che vogliono impegnarsi esclusivamente con persone del sesso opposto.

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