Chiunque abbia frequentato la scuola dell’obbligo potrà confermare quello che sto per dire: quanto sei preparata per l’interrogazione conta fino a un certo punto, perché tu e la tua amica potete aver studiato insieme e sapere le stesse cose, ma tu sei nella sezione A e lei è nella B.

Lei ha l’insegnante simpatica e tu quella severa. Lei dicendo alcune cose prenderà 8, tu dicendo le stesse cose prenderai 6 e mezzo.
Avete ripetuto lo stesso programma, avevate gli stessi dubbi e le stesse certezze, allora cos’è che fa la differenza? Il criterio dell’insegnante.

Per l’insegnante della tua amica meriti 8 se dici alcune cose, per la tua quelle stesse cose non bastano, per prendere 8 devi dirne molte di più.
Quando parliamo di “vere donne”, crediamo di avere tutte (e tutti) lo stesso criterio e quindi di poter dire con certezza chi rientri nell’insieme e chi no.

In realtà, non è così. Ognuna di noi quando pensa alla “vera donna” ha in mente una serie di caratteristiche che deve avere, ma la lista di queste caratteristiche cambia da persona a persona.

“Per me la vera donna è quella che si cura ed esprime la sua femminilità”.
“Per me la vera donna è quella che si sacrifica per la famiglia”.
“Per me la vera donna è quella che insegue le sue passioni a tutti i costi”.

Arrivare a una soluzione che vada bene a tutte e a tutti è impossibile.
È un po’ come se agli Oscar, l’Academy non riuscisse a mettersi d’accordo.

“Scusateci, quest’anno non ha vinto nessuno come Miglior Film, perché per alcuni di noi il miglior film è quello con la sceneggiatura più forte, per altri è quello che tocca temi sociali, per altri ancora è quello con le performance attoriali più convincenti. Non abbiamo raggiunto un criterio comune, non vince nessuno. Buonanotte e al prossimo anno!”.

Una (non) scelta del genere spiazzerebbe Hollywood, perché un vincitore deve esserci.
Ma quando parliamo di donne, siamo così sicure di dover per forza decidere chi sia “vera” e chi no?
Rischiamo tutte di perdere.

Se la vera donna è lei perché sta a casa a curare i bambini, allora non potrò esserlo io che ho scelto di non avere i figli.
Se la vera donna invece è lei che ha fatto carriera, non potrò esserlo io che ho deciso di occuparmi della mia famiglia a tempo pieno.

Non ci facciamo un favore a continuare a parlare di “vere donne”.
E soprattutto, dove sta scritto che debba per forza esserci la “vera donna”?
Cosa vuol dire “vera donna”? Ogni donna è vera per definizione, con le sue caratteristiche, le sue idee, le sue differenze che la rendono unica.

È vera la donna manager che passa 10 ore in ufficio, è vera la donna che ha chiesto il part time per badare alla mamma malata, è vera la donna casalinga che immette le sue energie nei lavori di cura.
È vera la donna che indossa solo tacchi alti e gonne, è vera la donna che preferisce jeans e scarpe da tennis, è vera la donna che viene scambiata per un uomo.

Ogni donna, per il solo fatto di sentirsi donna, è una vera donna. Gli Oscar, lasciamoli a Hollywood.

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