Affinché voi entriate nel mood per poter leggere questo articolo, vi chiedo prima di fare un’altra cosa. Andate su Spotify o su YouTube e cercate questa canzone: Le Streghe, cantata dalle Bambole di Pezza.

Me la faceva sentire la mia amica Marta in seconda liceo, quando avevo la cresta, portavo i pantaloni larghi e avevo abolito qualsiasi cosa che fosse riconducibile al make-up dalla mia routine.
Avevo 15 anni e mi sentivo diversa da tutte le altre, faticavo a trovare un posto nel mondo, ero scomoda da più punti di vista: non sapevo dove mettermi e in ogni luogo davo fastidio.

Non rispecchiavo lo stereotipo della ragazza femminile, dicevo sempre quello che pensavo (anche quando stare zitta mi avrebbe facilitato la vita), non avevo problemi a stare da sola e non prediligevo “i maschi” come argomento di discussione.
Se non fossi nata alla fine degli anni 80 ma molto prima, avrebbero usato un nome ben specifico per parlare di me: strega.

Vicino Halloween, la figura della strega torna in auge nella sua versione più caricaturale: a cavallo di una scopa, vestita tutta di nero, un cappello a punta in testa, unghie lunghe, capelli scuri, un libro di incantesimi in una mano e un gatto nero sulle spalle. Lontano da questa festa, l’immaginario comune diventa più storico e parliamo di streghe come di quelle donne che adoravano il Diavolo e conducevano una vita oscura.

Se ci allontaniamo però dal mito e andiamo a prendere i tratti caratteristici più generali di quelle figure, troviamo delle donne spesso sole, indipendenti, irriverenti, caratterialmente forti, con una voce usata per raccontare le cose che non andavano. Ma non è che forse, per essere bollata come strega, era sufficiente non sottostare alle regole non scritte che volevano (e vogliono) la donna mite, tranquilla, dipendente, gentile e servizievole?

C’è una frase della scrittrice Tish Thawer che viene riproposta molto spesso sui cartelloni delle ragazze di tutto il mondo che scendono in piazza per manifestare per i diritti delle donne: “We are the granddaughters of the witches you weren’t able to burn”, siamo le nipoti delle streghe che non siete riusciti a bruciare.

Oggi abbiamo trovato un termine nuovo per chiamare le streghe ed è “femministe”.

Pensateci. Una donna femminista è una donna che crede nella propria dignità e si batte affinché venga riconosciuta da tutti, anche se la sua vita si discosta dal percorso che la società ha tracciato per le donne. Una donna femminista mette in discussione le regole che le hanno detto di seguire per il solo fatto di essere donna, si batte per le discriminazioni, dice le cose come stanno e se le cose non vanno bene le dice più forte.

Ogni donna è una strega, se permette a se stessa di esserlo. E a dare un’occhiata veloce alle manifestazioni in giro per il mondo, pare ce ne siano davvero tante.

Quindi sì, le streghe son tornate o forse non sono mai andate via.
Di sicuro però non c’è bisogno di tremare.
Di ascoltarle, quello sì.

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