Kintsugi per imparare che è dalle crepe (e dalle ferite) che entra la luce

Le ferite, quelle sul corpo e quelle nell'anima, ci ricordano un dolore subito. Invece di nasconderle, la filosofia giapponese del Kintsugi insegna a esaltare le crepe, che ci rendono unici e preziosi, oltre che resilienti nella vita. Nata come arte per aggiustare oggetti di ceramica, vediamo come applicare il suo insegnamento.

Kintsugi significa letteralmente “riparare con l’oro” e rappresenta l’arte giapponese dell’aggiustare le cose rotte impreziosendole, invece di buttarle. Questa filosofia non si applica solo agli oggetti, ma anche alle persone, quando si sentono in qualche modo “a pezzi”.

Richiede un processo lungo e costante, che può essere considerato come una terapia vera e propria. Scopriamo meglio di cosa si tratta, come funziona e come applicarla nella vita per stare meglio.

Cos’è la filosofia Kintsugi?

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Fonte: Web

Il concetto nasce dalla pratica Kintsugi di riparare i vasi di ceramica rotti con l’utilizzo di oro o argento liquido, o in lacca in polvere. Il termine infatti deriva dall’unione delle parole giapponesi “kin”, che significa oro e “tsugi” che significa riunire, ricongiungere. Questa tecnica artistica nasce in Giappone nel 1400 da ceramisti a cui si affidò il comandante (o meglio, shogun) Yoshimasa che governava in quel periodo, per riparare una delle tazze che usava nel rito del tè. I ceramisti usarono materiale che avevano a disposizione: la lacca oro chiamata urushi.

L’arte del Kintsugi non si riferisce soltanto alla riparazione degli oggetti, ma è una metafora per la vita. La filosofia infatti ha il significato di esaltare le ferite, come punto di forza. Deriva dal concetto zen di resilienza ossia la capacità di rialzarsi sempre e andare avanti nella vita, nonostante gli ostacoli. E così anche accettare serenamente che la vita è effimera ed è importante avere la capacità di lasciar correre, e liberare la mente dalla ricerca della perfezione, che non esiste. Anzi, è dalle sconfitte e dall’imperfezione che si vede la bellezza, nello stesso modo in cui l’oro impreziosisce i vasi rotti.

Le fasi del processo di Kintsugi

Il processo di Kintsugi, sia nella riparazione degli oggetti che nella vita, è molto lungo. Si divide in fasi e necessita di molta calma, precisione e pazienza. Gli stadi della filosofia Kintsugi sono riassumibili in:

  • rottura di un oggetto o, nella vita, uno shock, una ferita subita fisica ma soprattutto mentale;
  • assemblamento, ossia raccogliere tutti i pezzi, per poterli far tornare uniti;
  • riparazione, che non avviene cancellando completamente le crepe, ma riconoscendole, capire da cosa sono causate e come fare per ripartire da esse per stare meglio;
  • attesa, perché il cambiamento e la riparazione non avvengono in un attimo, specialmente quando si parla di aspetti della vita di una persona. Non bisogna avere fretta, così come si attende che la colla e la vernice aderiscano ai cocci di un vaso;
  • esaltazione, perché le ferite non vanno nascoste, ma mostrate con fierezza, ora che sono riparate sono belle più che mai.

Le applicazioni della filosofia Kintsugi

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Fonte: Web “Expansion” di Paige Bradley

La filosofia Kintsugi porta con sé messaggi importanti come la resilienza, la bellezza nelle cose uniche e imperfette, e soprattutto la capacità di riprendersi dalle ferite subite. Questa arte si può applicare a diversi aspetti della vita, esistono anche dei corsi specifici, e si possono acquistare libri che insegnano al meglio questa pratica.

Kintsugi nel fai da te

Prendendo spunto proprio dagli antichi artigiani giapponesi, l’arte Kintsugi può essere un originale e bellissimo modo per aggiustare oggetti in casa. Sono molte infatti le applicazioni possibili, non solo su vasi e ciotole, ma su qualunque utensile in ceramica. L’occorrente è semplice: oggetto in ceramica frantumato in più punti, colla a presa rapida, un pennellino fine per far aderire bene l’oro, e soprattutto polvere o vernice dorata.

L’operazione è lunga, poiché necessita di precisione e di tempo affinché la colla si secchi. Una volta acquisita manualità però diventa un modo semplice per aggiustare invece di buttare diverse utensili: vasi, tazze, soprammobili, piatti, ciotole e anche piastrelle, ad esempio del bagno o della cucina.

Kintsugi nella vita quotidiana

Come abbiamo detto, il senso più profondo della filosofia Kintsugi è l’applicazione alla vita: ripartire dalle ferite e dalle cicatrici per rinascere, e imparare ad accettare e apprezzare le imperfezioni. Il percorso è lungo e bisogna avere molta pazienza cercando di attraversare tutte le fasi. Dopo uno shock improvviso, che può essere fisico o mentale, è fondamentale decidere di raccogliere i pezzi per affidarsi a questo tipo di rinascita. L’importante è non nascondere la sofferenza e le ferite, e concedersi invece il tempo e il modo per assorbire il dolore per superarlo.

Il passo successivo, secondo il Kintsugi è assemblare: nella vita lo si fa identificando gli schemi e i problemi ricorrenti nella propria vita, per aprirsi gli altri e al cambiamento. Per giungere alla trasformazione, bisogna sbarazzarsi del superfluo e visualizzare un obiettivo a cui dedicarsi per stare meglio. È così che avviene allora la riparazione, quando si arriva a conoscere veramente se stessi e cosa ci rende felici. Una volta che le ferite sono riparate, bisogna riconoscerle e mostrare la nuova persona guarita, trasformata e migliorata.

Kintsugi nella psicoterapia

In alcuni casi, la via di guarigione non è così chiara e limpida, specialmente dopo una perdita grave, e si ricorre alla psicologia. I professionisti del settore utilizzano sempre metodi simili all’ideologia Kintsugi per far comprendere ai pazienti come le loro ferite sono ciò che, dopo il duro lavoro della terapia, li renderanno unici perché raccontano la loro storia.

La delicatezza e la pazienza che il cambiamento Kintsugi propongono, è lo stesso della psicoterapia, per cui una trasformazione repentina non funziona mai, mentre un lavoro su se stessi è ciò che porta a elaborare il lutto e a riparare i pezzi della propria vita.

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