Nel 1939, quando Vivien Leigh ottenne il ruolo da protagonista in Via col Vento, la sua vita stava andando a pezzi. Il mondo era pronto a innamorarsi di lei e del suo adorabile broncio, che un anno dopo l’avrebbe portata all’Oscar, ma nel privato era tutta un’altra storia. Si sentiva infelice e faticava a calarsi nei panni di Rossella O’Hara, come dimostrano le sue lettere personali diffuse in esclusiva da Hollywood Reporter. Aveva già frequenti sbalzi d’umore, primi sintomi del disturbo bipolare, che le venne diagnosticato solo diversi anni dopo.

In quegli anni Vivien stava vivendo una relazione segreta con il collega Laurence Olivier, nonostante entrambi fossero già sposati. Dal loro carteggio di quel periodo emerge chiaramente come entrambi credessero che il film si sarebbe trasformato in un buco nell’acqua. In seguito alla sostituzione del regista, quel George Cukor con cui lei non riusciva proprio ad andare d’accordo, e al protrarsi infinito delle riprese, Olivier le inviò una missiva piuttosto brutale.

Dovrai essere maledettamente intelligente per fare carriera nel cinema, cosa che è ESSENZIALE per il rispetto verso te stessa… Temo che tu possa diventare semplicemente noiosa. Non per me… Ma per te stessa e quindi anche per gli altri.

Non andò così, fortunatamente. Quando la pellicola arrivò in sala, ogni dubbio svanì e persino la coppia di amanti si sentì incoraggiata a uscire allo scoperto. La storia tra Vivien Leigh e Laurence Olivier sembrava una di quelle favole destinate a durare per tutta la vita, ma la fragilità di lei e i tradimenti di lui cambiarono un finale che sembrava già scritto.

A distanza di anni, come sappiamo, Via col vento è stato sottoposto a un’attenta opera di revisionismo che ha condotto addirittura alla sua cancellazione dai cataloghi Hbo, per i contenuti razzisti; complice la rappresentazione stereotipata di Mamy, anche se non bisogna dimenticare né il periodo storico in cui il film è stato girato – quando la discriminazione tra bianchi e neri era al culmine – né quello in cui la pellicola è ambientata, che è l’epoca della Guerra di Secessione, quando ancora lo schiavismo era una pratica più che tollerata negli States. Chiaro, quindi, che con tutte le perplessità del caso Via col vento, che prima di essere un film cult è stato soprattutto un capolavoro letterario, vada letto probabilmente secondo questa ottica.

La vita di Vivien Leigh

Nata il 5 novembre 1913 a Darjeeling, in India, Vivien Mary Hartley (in arte Vivien Leigh) era figlia di un ufficiale scozzese e di un’attrice amatoriale di origine irlandese, indiana e armena. Crebbe ascoltando le storie che la madre le raccontava, appassionandosi come lei al teatro e alla letteratura. A sei anni, tuttavia, venne mandata in collegio in Inghilterra, dove restò per tutti gli anni dell’istruzione scolastica.

Incoraggiata dai genitori, a diciotto anni decise di iscriversi alla Royal Academy per studiare recitazione. Un anno dopo, nel 1932, conobbe l’avvocato Herbert Leigh Holman e i due decisero subito di sposarsi. Nel 1933 nacque la loro prima e unica figlia, Suzanne, ma nonostante la gioia per il lieto evento, Vivien sembrava non trovare pace. Nel 1934 Laurence Olivier la vide a teatro e rimase colpito. “Quello è l’uomo che sposerò”, disse lei, come racconta la biografia Vivien Leigh. Ansia di vivere. Peccato che anche lui fosse già sposato, con l’attrice Jill Esmond.

Vivien Leigh. Ansia di vivere

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La travolgente storia d’amore tra le due star del cinema iniziò due anni dopo sul set del film Elisabetta d’Inghilterra, in cui interpretavano una coppia di amanti, proprio mentre la moglie di Olivier dava alla luce il loro unico figlio, Tarquin. Nella sua biografia Lord Larry: A Personal Portrait of Laurence Olivier, l’attore raccontò la sua debolezza.

Non ho potuto trattenermi con Vivien. Nessun uomo avrebbe potuto. Odiavo me stesso perché tradivo Jill, ma del resto l’avevo già fatto altre volte, anche se stavolta era qualcosa di diverso. Non era solo lussuria. Era amore. Non l’avevo cercato, ma ci ero finito dentro lo stesso.

Nel 1940, dopo il grande successo di Via col Vento, Vivien e Laurence lasciarono i rispettivi coniugi, concedendo loro anche la custodia dei figli, e si sposarono. Fu una cerimonia civile riservata, celebrata a Santa Barbara, con la presenza solo dei due testimoni. “Amavo la mia bambina come ogni altra madre, ma con la spietata sincerità dei giovani mi rendevo conto che non potevo abbandonare ogni pensiero di una carriera in scena”, raccontò più avanti, parlando della figlia Suzanne, a cui comunque rimase legata per tutta la sua vita.

Dopo diversi flop a teatro, sui palcoscenici di Broadway, qualcosa si incrinò. Tornati in Inghilterra nel 1943, per portare il loro contributo nel periodo della guerra, la Leigh iniziò a soffrire di malesseri e febbre alta. Le venne diagnosticata la tubercolosi e dovette passare un lungo periodo in ospedale. Le consigliarono di lasciare il cinema e di preservare la sua fragile salute, ma Vivien non volle cedere.

Nel 1945 ebbe un aborto mentre stava girando il film Cesare e Cleopatra, a causa di una caduta accidentale. L’episodio drammatico scatenò un periodo di forte depressione, che alternava a momenti di iperattività e crisi isteriche. Dopo diversi insuccessi, nel 1949 ottenne il ruolo che le valse il secondo Oscar, in Un tram che si chiama desiderio, accanto a Marlon Brando. Proprio quel ruolo la spinse sempre più verso l’infelicità.

Dopo un’altra grave crisi nel 1953 e un secondo aborto nel 1956, Vivien Leigh precipitò nell’abisso. Scoprì che Olivier la tradiva con l’attrice Joan Plowright e decise quindi di iniziare a frequentare l’attore Jack Merivale. Nel 1958, dopo dieci anni passati a mantenere le apparenze, lei e Laurence si separarono. Nel 1960 cominciò a manifestare istinti suicidi, al culmine di uno stato mentale devastato da anni di sofferenze emotive.

Vivien Leigh recitò per l’ultima volta nel film La nave dei folli, il suo vero testamento artistico. Merivale, diventato nel frattempo il suo terzo marito, restò al suo fianco anche quando, nel 1967, la tubercolosi tornò a flagellare il suo corpo. Fu proprio lui a trovarla senza vita, il 7 luglio dello stesso anno, nel bagno della loro casa di Londra. Il mattino dopo si precipitò da lei anche Laurence Olivier, a sua volta in cura per un cancro alla prostata. Sconvolto, aiutò Merivale a organizzare le esequie. Poco prima della sua morte, nel 1989, Olivier si trovò a riguardare un vecchio film di Vivien: in lacrime, disse “Questo, questo era amore”.

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