Tutti i genitori temono di mandare le proprie figlie in giro di notte, da sole; di saperle su un treno notturno o in metropolitana dopo le 22:00, di lasciarle uscire per andare a divertirsi, di farle uscire dal lavoro e tornare a casa a piedi. E non esiste donna al mondo che, di fronte al pensiero di percorrere le strade cittadine da sola, a piedi, dopo il tramonto, non abbia qualche titubanza, e preferisca la compagnia di un uomo all’idea di una passeggiata in solitaria.

Non si tratta di iperprotezione, né di incapacità di stare da sole, ma questo atteggiamento non può che essere la conseguenza più naturale e spontanea sviluppatasi in risposta ai tanti, troppi episodi di violenza sulle donne di cui tutte le nostre città sono il teatro involontario e incolpevole. Le donne hanno paura di girare da sole dopo il tramonto, è un dato di fatto, non uno stereotipo, frutto sciagurato di anni passati a considerarsi – e a essere considerate – le vittime ideali per chi, approfittando della loro vulnerabilità, della solitudine, del buio delle strade cittadine e dei luoghi isolati, abusa di loro, le molesta, le stupra.

Parafrasando il titolo di un famoso film vincitore dell’Oscar, “Non è una città per donne”, dunque, quella che vive al calar del sole, che si muove illuminata appena dalla skyline cittadine e dalle luci dei lampioni?

Un tweet di Danielle Muscato ha dato il via a un’interessante riflessione in merito.

Donne… Cosa fareste se tutti gli uomini avessero un coprifuoco alle 21?

Ovvero, a quali attività vi dedichereste se viveste in un mondo parallelo e utopico dove gli uomini sono “rinchiusi” tra le mura domestiche dopo cena?

La risposta di quello che, a tutti gli effetti, più che un semplice tweet è un vero e proprio esperimento sociale è: niente di particolare.

Già, perché le donne, se fossero “lasciate libere” di vivere appieno le città anche di notte, non farebbero assolutamente nulla di diverso, o di eccezionale, rispetto a quello che farebbero di giorno. Può sembrare banale, scontato, non lo è.

Le risposte parlano di donne che si riapproprierebbero del piacere di passeggiare per strada, senza vivere nell’incessante angoscia di essere pedinate, importunate, molestate. Tornerebbero a casa a piedi dal lavoro, passeggerebbero nei boschi senza aspettarsi il lupo cattivo che sbuca fuori per trascinarle in qualche cespuglio.

Alcune vorrebbero andare nei supermercati per fare spesa a orari in cui nei negozi non c’è troppa gente, senza la ressa, il casino assordante di centinaia di persone che parlano tutte assieme e il tic-toc dell’orologio che ti dice che devi tornare a prendere i figli da scuola, o a casa a preparare la cena. Altre ancora hanno detto che si ritaglierebbero del tempo per mettere gli auricolari e correre, senza il pensiero di dover stare perennemente con l’orecchio teso per captare possibili rumori sospetti.

Ora, il fatto vero qual è? Che tutte queste censure che le donne si auto-impongono dipendono dagli uomini? Sì e no, ossia: non è vero che tutti gli uomini sono così, e che si incontrano solo orchi per strada. È vero, però, che alcuni sono così, purtroppo, ed è esattamente con questa tipologia di uomo – se vogliamo chiamarlo così – che gli altri uomini se la dovrebbero prendere. Con chi “sporca” la reputazione di un genere intero e spinge le donne a sentirsi minacciate se vengono avvicinate da un qualunque tipo di sera, per strada. Invece gli uomini che hanno letto le risposte al tweet si sono indignati per tutt’altre ragioni, sostenendo che chiedere un coprifuoco per loro fosse un atto di razzismo vero e proprio, espressione manifesta di un femminismo isterico e vittimista che vuole tutti gli uomini stupratori e criminali.

Cioè, anziché prendersela con i “colleghi” che hanno contribuito ad alimentare paura e angoscia nelle donne, si lamentano di un coprifuoco che, per inciso, è e resta solo nel rango di un’ipotesi utopica?

La vera cosa per cui tutti, indipendentemente dal sesso, dovremmo indignarci è invece proprio il fatto che le donne si vietano cose che dovrebbero poter fare sempre, cose normali, naturali, che hanno paura di fare o che addirittura non fanno proprio.

Il Guardian riporta, a questo proposito, un esempio molto significativo: quasi quattro anni fa a Londra, circolava un predatore sessuale, e la polizia ha consigliato a tutte le donne di evitare di camminare da sole di notte, fino a quando lo stupratore non fosse stato catturato. Era dicembre, quindi si faceva buio molto presto, e l’arresto dell’uomo tardava ad arrivare. Quello raccomandato dalle autorità era un vero e proprio coprifuoco rivolto alle donne, ma all’epoca ci fu persino qualcuno che ebbe il coraggio di dire “Se lo ignori e poi quel tizio ti violenta, allora te la sei andata a cercare”.

Certe mentalità, insomma, sembrano davvero essere dure a morire. E se appare normale che, per tutelarsi, la donna debba essere disposta ad accettare un coprifuoco (già, ma chi torna dal lavoro quando già è buio che dovrebbe fare, licenziarsi?), è decisamente considerata più sconveniente e irrealizzabile anche la sola idea di poter insegnare il rispetto, o almeno l’empatia, agli uomini. Ad alcuni, quantomeno.

Tranquilli, signori, nessuno probabilmente vi chiederà mai di chiudervi in casa dopo il tramonto per permettere alle donne di uscire a passeggiare; ma, se mai qualcuno dovesse proporlo veramente, non fate gli offesi, e ricordatevi di chi davvero è la colpa di tutto questo.

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