Le 5 cose dell'8 marzo che hanno frantumato il frantumabile

La Giornata Internazionale della Donna è purtroppo legata a molti luoghi comuni che ci fanno fare più passi indietro che avanti nella lotta alla parità di genere. Abbiamo pensato di sfatarli dal primo all'ultimo.

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"Voglio una società per cui non valgo meno se non ho il pene o ho il ciclo"

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La Giornata Internazionale della Donna è un giorno importante e ha una duplice valenza: ci ricorda le conquiste fatte nel corso dei secoli, ma è anche un monito per fare il punto su quanto ancora c’è da fare sul tema della parità di genere.

L’8 marzo è una giornata importantissima, ma è altrettanto importante non relegare riflessioni, iniziative e rivendicazioni in un giorno soltanto. Certo, è bello ricevere un rametto di mimosa (anche se a molte donne non piace!) o un piccolo dono, ma è altrettanto importante che alla mimosa si accompagni la volontà di un cambiamento reale. Dalle discriminazioni sul lavoro ai femminicidi, dagli stipendi più bassi alle violenze fisiche e psicologiche, la strada verso la parità di genere è ancora molto lunga, purtroppo. E un rametto di mimosa non riuscirà, da solo, a cancellare secoli di patriarcato.

Cominciamo a cambiare registro, a modificare il nostro linguaggio, a chiamare per nome aguzzini e assassini, e a fare in modo che non venga sempre e comunque colpevolizzata la vittima: “era ubriaca“, “vestita così cosa si aspettava?”, “l’ha provocato lei“. L’8 marzo va festeggiato a fatti, non solo a parole. E tutti devono impegnarsi, sia gli uomini che le donne: in fondo è un nostro diritto, ma anche un nostro dovere.

C’è ancora tanta strada da fare davanti a noi: siamo pronti a percorrerla tutte e tutti insieme?

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