Evan Rachel Wood e la bisessualità: "Nel mondo che vuole cambiarci restiamo noi stessi"

Evan Rachel Wood, in occasione della sua premiazione per la Human Right Campaign Visibility Award, decide di raccontarsi e di parlare dell'importanza della consapevolezza di se stessi.

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Ritenuta ancora un tabù e spesso stigmatizzata, la bisessualità è un tema ancora poco discusso.
Oggigiorno, si parla tanto di omosessualità, è vero, ma spesso senza analizzare nel profondo le diverse sfaccettature che essa può avere al suo interno e in ogni singola persona.

Il 9 febbraio 2017, Evan Rachel Wood (attrice e protagonista dell’acclamata serie tv Westworld), ha ritirato il premio per la Human Rights Campaign Visibility Award e, approfittando di tale occasione, ha deciso di parlare apertamente della sua bisessualità.

Per chi la conosce o la segue, è dal 2011 che l’attrice ha fatto coming out e da tale momento in poi è divenuta paladina nonché portavoce di tutta la comunità LGBT. La donna, però, non è stata la sola che ad aver fatto coming out in questo ultimo periodo, come ci mostra questa gallery:

Durante il suo lungo e toccante discorso, la Wood ha esplorato i diversi aspetti della sua vita che l’hanno portata alla consapevolezza della sua sessualità, partendo dall’infanzia:

Ci hanno insegnato a rispettare la paura più di noi stessi, ci hanno insegnato che quel silenzio ci avrebbe salvati. Ma non l’ha fatto.

Sono cresciuta come un maschiaccio a Raleigh, in North Carolina. Ho trascorso molto del mio tempo ad essere più “cool” dei miei fratelli maggiori e correndogli attorno scalza. […] Non avevo idea che tutto ciò potesse essere considerato “diverso” fino ai 12 anni quando ho sentito qualcosa che non riuscivo a spiegare.

C’era qualcosa che si bloccava in gola, che mi chiudeva lo stomaco, che mi seccava la bocca e mi accelerava i battiti. Ed era una cosa così semplici e anche così terrificante: pensavo che le donne fossero bellissime.

Avevo sempre pensate che fossero belle ma siccome ero nata in quel modo non mi ero mai fermata a pensare che fosse strano o qualcosa di aver paura.

Poi, crescendo, da adolescente che odiava parlare e derideva la comunità LGBT, ho istintivamente sepolto i miei sentimenti. Ho silenziato la mia voce perché pensavo che farlo mi avrebbe salvato.

Basti pensare al fatto che, secondo i dati Istat del 2016 sull’omofobia in Italia, il 61% dei connazionali ammette che l’omosessualità è ancora discriminata nel nostro Paese ed il 40% di essi ammette che avrebbe serie difficoltà a rapportarsi con dei vicini di casa omosessuali.

A camminar di pari passo, quindi, giungono anche i dati riguardanti proprio la comunità LGBT italiana: il 40% di essa ammette di aver subito almeno una volta un episodio di discriminazione e che solo il 20% è riuscito a fare coming out con la propria famiglia.

Inoltre, per il rapporto ILGA, l’Italia si classifica tristemente come Paese più omofobo di tutta l’Europa occidentale.

Sono dei dati scioccanti e altrettanto sconcertante è la realtà dei fatti: come si può biasimare l’amore di qualcuno?

In più c’era parecchia confusione riguardo ai miei sentimenti dato che ho iniziato a pensare che anche gli uomini fossero belli. E non avevo idea di come tradurre in parole quello che sentivo.

Così l’unica cosa che sapevo era di essere confusa,  spaventata e sola. Come puoi essere te stessa quando non riesci a capire cosa provi?
Avevo vergogna di quello che sentivo e di come mi identificavo. […]

La sofferenza è come un gas. Se un gas viene pompato in una camera vuota, la riempie completamente. Non importa quanto sia grande. La sofferenza riempie del tutto l’anima e la mente, sia che essa sia grande o piccola.

Crescendo, continua Evan Rachel Wood, è arrivata  a provare attrazione non solo verso le donne, ma anche verso gli uomini. Cosa che, per altro, ha fatto crescere la confusione nella sua mente, poiché non conosceva alcun modo per definire questo suo stato d’animo.

Fu proprio sentir pronunciate parole come “bisessuale” a darle speranza e aiutarla nella consapevolezza del suo orientamento sessuale (nonché, quindi, della vera se stessa).

Ringrazia la musica, i film, le parole di coloro che prima di lei hanno portato avanti queste necessarie compagne contro la discriminazione sessuale. Tutto ciò che, nonostante un passato costellato di violenze sessuali e tentati suicidi, l’ha tenuta stretta alla vita.

Infine, l’attrice termina il suo intenso discorso con una sorta di augurio verso il futuro e verso tutti coloro che ancora nascondono il proprio orientamento sessuale:

Fatevi vedere, create speranza. Le parole contano. La tua parola conta. Conta come le usate e perché le usate.

Essere nessuno ma te stesso in un mondo che fa del suo meglio per fare di te qualcuno di diverso significa combattere la battaglia più dura che tu possa combattere.

Non smettete mai di lottare

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