
Matriarcato: le società in cui il sesso debole non è femmina

Sui sussidiari della scuola elementare abbiamo spesso letto di matriarcato e società matriarcali. Solitamente, queste strutture sociali erano legate a popolazioni primitive, e come spesso succede in quei periodi della nostra vita apprendiamo senza discutere questi concetti che forse non presentano tante certezze come credevamo. Infatti le cose non stanno propriamente così, e comunque il matriarcato è qualcosa che esiste ancora oggi, anche se nelle nostre società occidentali il patriarcato è la sola forma social-gerarchica che conosciamo da vicino e personalmente. Cerchiamo quindi di capire di cosa si tratta e soprattutto quali sono i concetti che possono creare confusione.
Il matriarcato è un modello sociale in cui le donne detengono il potere. Tradizionalmente il ruolo femminile in un matriarcato non è troppo diverso da quello che fino al secolo scorso era ritenuto essere l’unico posto delle donne: il dare alla luce e l’educazione dei figli. Queste funzioni, in una società matriarcale sono importantissime, sono anzi fondamentali per l’esistenza della stessa società, tanto che il potere delle donne deriva in questi casi proprio dal riconoscimento di questo valore. In altre parole, passateci questa semplificazione davvero molto riduttiva, il ruolo dell’uomo è subordinato perché la donna è al centro e fa cose che l’uomo non sarebbe in grado di fare – tipo partorire.
Spesso si confonde il matriarcato con la matrilinearità, cioè con la discendenza in linea femminile. La matrilinearità non è poi un concetto tanto astruso, se si pensa che l’identità materna è sempre nota – «mater certa est», dicevano i latini – mentre quella del padre può essere basata sulla fiducia o su un esame del Dna. Ciò non toglie comunque che ci sono o ci sono state delle società matriarcali che erano o sono anche matrilineari. E nelle quali, per esempio, il cognome dei figli è sempre quello ereditato dalla madre.
Il discorso è qui un po’ complesso, perché ci sono delle teorie ma non ci sono delle certezze. Quando prima facevamo riferimento ai sussidiari, vale la pena ricordare tutte le immagini di statuette della Dea Madre che illustravano il concetto di società matriarcale femminile. Sì, quelle statuette esistono, si trovano nei musei e sono una testimonianza importante: alcuni dei popoli primitivi dai quali è partita la nostra civiltà fondavano il loro culto su un Dio donna. Questa è una certezza. La Dea veniva ritratta in maniera decisamente abbondante: accadeva perché quella che oggi riteniamo una taglia forte era invece indice in passato della capacità di portare in grembo e dare alla luce i figli. E inoltre, l’abbondanza delle carni era il riflesso di un’abbondanza sulla tavola e quindi di ricchezza.
Tuttavia non ci sono certezze che ci dicano che questi popoli che veneravano la Dea Madre fossero matriarcali. Ci sono stati popoli come i Greci e soprattutto i Romani, che avevano delle divinità femminili nei loro culti, ma erano popolazioni pur sempre fondati sul patriarcato. Nella loro società, benché la donna fosse libera come lo è oggi – come testimonia d’altro canto il volume I tre giorni di Pompei di Alberto Angela – erano però gli uomini a detenere il potere, a “comandare”.
Il matriarcato non è una struttura sociale relegata al passato – anzi, è interessante su come gli studiosi non abbiano individuato risposte univoche proprio sui tempi andati. Quel che è certo invece è che ancora oggi molte società sono matriarcali. Tra queste ci sono i tuareg, gli irochesi, chi abita nelle isole Comore, i minangkabau, i kerala, i khasi e i jaintia. Per comprendere meglio il fenomeno, nella gallery in testa all’articolo cerchiamo di scoprire alcune curiosità sulle società matriarcali di ieri e di oggi e sul perché il patriarcato possa essere diventato il modello dominante di gran parte delle società.
Come dicevamo, la presenza delle statuette di Dee Madri – già esistenti nel Paleolitico, come spiega Focus – non è condizione necessaria e sufficiente per dire che nell’antichità la società matriarcale fosse quella predominante. Lo stabilisce invece un saggio del 1861, Il matriarcato di Johann Jakob Bachofen, che analizzando le funzioni maschili e femminili, suppone che le donne fossero i capi famiglia o comunque i capi tribù. La ragione è nel fatto che le donne fossero stanziali, mentre gli uomini erano spesso lontani dai nuclei abitativi per cercare cibo, come si legge perfino su Wikipedia.
Tra le popolazioni matriarcali più note ci sono gli irochesi – una popolazione nativa americana – che presentano un’organizzazione sessualmente paritaria e matriarcale.
Bronislaw Malonowski ha studiato gli aborigeni delle isole Trobriand, che presentano una società matriarcale e matrilineare – in altre parole le donne detengono il potere politico, economico, ma anche quello culturale nel senso più ampio del termine. Secondo lo studioso, il matriarcato è il modello sociale di molte società tribali.
Nella mitologia greca, si parla di due società matriarcali, le Amazzoni e le Lemnie. Entrambe popolazioni crudeli e selvagge, nelle loro storie vivono per motivi differenti lontane dagli uomini – le Amazzoni per loro volontà, le Lemnie perché maledette dagli dei con un odore sgradevole. In realtà, questi miti, come si legge sulla Treccani, sono sorti proprio per scongiurare la preponderanza della donna nella società e un’eventuale guerra tra i sessi. Secondo gli antichi greci, una società retta dalle donne poteva essere infatti foriera di conflitti.
Matriarcato e patriarcato sono per Hobbes entrambi modelli basati sul consenso del sesso non dominante – cioè il consenso delle donne verso gli uomini nel patriarcato e degli uomini verso le donne nel matriarcato. Il passaggio da matriarcato e patriarcato è frutto secondo il filosofo del passaggio tra società naturali e società civile – e questa è una delle ragioni per cui ancora oggi releghiamo il matriarcato alle popolazioni primitive.
In questa popolazione vige il bilanciamento dei ruoli, come spiega Focus. Tutti hanno una funzione e donne e uomini si aiutano vicendevolmente, anche se non stando a contatto per gran parte della giornata. Ma soprattutto tutti gli uomini sono impegnati in questioni di cura ed educazione collettiva, anche per coloro che non sono i loro figli – la paternità, tipica del patriarcato, non è importante, o meglio qui tutti sono figli di tutti anche se non lo sono biologicamente parlando. Solo la sera gli uomini possono incontrare le donne, che ereditano i beni detenendo quindi il potere – anche se in fondo la proprietà privata qui è quasi inesistente per esempio.
Secondo Luciana Percovich, che ha scritto Oscure Madri Splendenti, gli uomini presero il controllo delle società quando la guerra – che era fatta appunto dai soldati, tutti maschi fino a epoche recenti – iniziò ad avere una certa importanza anche economica. Al tempo stesso, gli uomini iniziarono a reclamare la certezza della paternità biologica.
I sumeri vissero un primo periodo matriarcale, seguito dal potere degli uomini che trasformarono le cariche elettive dei re in cariche temporali – esattamente come il potere religioso che era detenuto dalle donne.
Il patriarcato, in Grecia, si avvalse di una grande bugia inserita in un mito per farsi strada. Atena viene partorita da Zeus, dalla testa ovviamente, non essendo Zeus munito di utero.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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