Skinny shaming e gli stereotipi legati alla magrezza

Per "skinny shaming" si intende il sentimento - e il correlato comportamento - di avversione e critica nei confronti di corpi considerati eccessivamente magri, quindi non esattamente "conformi" agli standard imposti a livello culturale e societario. Esso, però, non è da considerarsi l'esatto opposto del fat shaming: scopriamo insieme il perché.

«Quanto sei magra…», «Mangia di più!», «Beata te che non hai problemi legati al peso», «Ma di che cosa ti lamenti?», «Sei così leggera che potrebbe portarti via il vento!», «Sembri anoressica, stai bene?». Sono solo alcune delle frasi che le persone magre si ritrovano costrette a sentirsi rivolgere quasi giornalmente, tanto da sconosciuti quanto da amici, parenti e conoscenti.

Il perché di tale atteggiamento si annida in una delle varianti del body shaming, ossia lo skinny shaming, il quale consiste nel “disprezzare” – o comunque porre in evidenza mediante domande inopportune o puntualizzazioni e consigli non richiesti – il corpo “troppo magro” delle persone cui è rivolto.

In che cosa consiste? E in che cosa si differenzia dal suo “fratello”, il fat shaming? Scopriamolo insieme.

Che cosa si intende per skinny shaming?

Per “skinny shaming“, come accennato, si intende il sentimento – e il correlato comportamento – di avversione e critica nei confronti di corpi considerati eccessivamente magri e, dunque, sbagliati, poco sani o da “aggiustare” rispetto al corpo reputato “conforme”.

Come qualsiasi forma di “shaming“, tuttavia, anche quello riservato alle persone magre non ha ragione di esistere, e, al pari delle altre declinazioni di giudizio, risulta essere un atteggiamento irrispettoso, offensivo e discriminatorio nei confronti di chi lo subisce. Ogni individuo – sebbene le critiche riguardino perlopiù il comparto femminile rispetto a quello maschile – ha, infatti, il sacrosanto diritto di non ricevere critiche o pareri sul proprio corpo, sia esso “troppo” magro o grasso.

Nel caso specifico del thin shaming, perciò, si assiste a una serie di considerazioni indesiderate che spaziano dall’estremamente severo (con riferimenti espliciti a disturbi del comportamento alimentare, che potrebbero caratterizzarsi anche come dei trigger in chi ne riceve l’etichetta) al moralmente giudicante, con pareri inappropriati su come dovrebbe essere e apparire il proprio corpo e su quali modifiche dovrebbero essere apportate per adeguarsi agli standard imposti dalla società.

Gli stereotipi legati alla magrezza

Alla base delle critiche, naturalmente, vi sono degli stereotipi, che plasmano i corpi e la mentalità delle persone in maniera diretta e indiretta.

Di fronte a un corpo magro – o “eccessivamente” tale -, infatti, il primo pensiero corre alla salute: un corpo filiforme è giudicato “non sano”, “debole”, “bisognoso di cure”. In pochi, però, prendono in considerazione il fatto che il concetto di “corpo sano” abbia ben poco a che vedere con il suo aspetto, e che un corpo magro può essere tale per motivi genetici, di costituzione o legati al metabolismo, e non necessariamente a causa di condizioni di malattia o disturbi affini.

Ciononostante, i corpi magri – dal vivo, ma soprattutto sui social network – sono inondati di giudizi severi, acidi e particolarmente cattivi, in grado di inficiare notevolmente il benessere psicofisico degli individui che subiscono lo shaming.

Senza dimenticare, infine, la sensazione di “poco diritto a lamentarsi” che si addita alle stesse persona magre, dal momento che i loro corpi appaiono comunque più vicini allo standard imposto dalla società rispetto a quelli grassi. Come si legge su The Vision:

La gente che leggerà questo pezzo magari penserà che questo sia lo sfogo immeritato di una ragazza che ha avuto la fortuna di essere magra per natura. Non del tutto vero. Essere magra non mi ha protetto dal sentire di dover cambiare per forza la mia fisicità. Questa sensazione di abitare un corpo non mio mi ha portato a pesare 37 chili, nel momento più critico. E, allora come adesso, i commenti sul diametro delle mie cosce non hanno aiutato. Sapevo di essere troppo magra (il non virgolettato qui è voluto), ma allo stesso tempo sentivo che a prescindere dal numero sulla bilancia avrei sempre sentito di avere un fisico sbagliato, non attraente. Volevo ridurre il mio corpo un poco alla volta, così da non dover più pensare a cosa avrebbe detto la gente.

Skinny shaming e fat shaming

Sebbene siano due aspetti ugualmente discriminatori e offensivi del body shaming, lo skinny shaming non è, tuttavia, da considerarsi l’esatto opposto del fat shaming.

In quest’ultimo caso, assistiamo alla stigmatizzazione dei corpi grassi e a una loro frequente elusione in diversi ambiti della quotidianità, dal lavoro alla vita sociale, fino alla sanità. Oltre a subire giudizi sul proprio aspetto, infatti, le persone grasse si vedono generalmente considerate pigre, poco professionali, non adatte a stare a contatto con il pubblico per il loro aspetto “poco conforme” (nel caso del lavoro), ma anche ad andare incontro a diagnosi sbagliate a causa di una erronea correlazione di alcuni disturbi con il peso (per quanto concerne l’ambito medico) e, infine, a essere escluse a livello sociale per via di pregiudizi e stereotipi legati alle loro apparenze.

Ma che cosa differenzia, nello specifico, le discriminazioni nei confronti degli individui “troppo magri” da quelle verso gli individui “troppo grassi”? Lo spiegano Belle di faccia, ossia le attiviste Chiara Meloni e Mara Mibelli:

Ovviamente ricevere commenti sul proprio aspetto fisico non fa piacere a nessuno e può creare insicurezze, sofferenza e ferite, ciò però non toglie che la magrezza sia comunque considerata un valore e un obiettivo da raggiungere nella nostra società per essere considerati esseri umani validi, normali e accettabili. Anche la magrezza estrema, seppur soggetta a critiche – molto spesso sessiste da parte di chi pensa che le donne esistano solo per compiacere lo sguardo maschile e che debbano incarnare uno stereotipo di bellezza il più vicino possibile al loro impossibile ideale –, è comunque considerata più accettabile della tanto temuta obesità. I corpi magri, nella società attuale, sono privilegiati e non subiscono una sistematica discriminazione come quelli grassi: accettare la propria posizione di privilegio non significa che non si abbiano problemi o che non si abbia mai sofferto, ma rimane necessario il prenderne atto.

Come superare lo skinny shaming

Come evitare, quindi, che si inneschino giudizi offensivi e lesivi per l’identità e il benessere delle persone che ne sono vittime, tanto dal vivo quanto online?

Il primo passo è, come sempre, un’educazione al rispetto e all’accettazione della diversità: ogni corpo ha il diritto di esprimersi e di “essere“, senza ricevere opinioni, critiche o pareri sul proprio aspetto o sul proprio presunto stato di salute.

Ogni corpo può e deve considerarsi libero, autentico e degno di esistere, motivo per cui un altro modo per contribuire a far decrescere lo skinny shaming potrebbe essere quello di comportarsi e muoversi nel mondo come se i giudizi non avessero presa su di sé. Certamente non è facile, e, per molte persone, il raggiungimento di questa forma mentis potrebbe richiedere l’aiuto di un terapeuta e un percorso di accettazione molto lungo e progressivo.

Se la strada è tortuosa, però, un piccolo favore che possiamo fare ai nostri corpi è, innanzitutto, quello di essere gentili, ossia: non interiorizzare le critiche che derivano dall’esterno, amplificandole mediante le nostre voci, bensì acquietarle, diminuirle, prenderle poco in considerazione, concentrandosi su ciò che ci fa sentire bene (un accessorio, un vestito che non osiamo indossare, un pensiero positivo che vogliamo portare con noi stesse o il godere del nostro corpo come se nessuno ci osservasse), reagendo, così, a discriminazioni e pregiudizi offensivi e frutto dell’ignoranza e dell’assenza di rispetto. Umano, prima che corporeo.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!