Vi potrebbe essere capitato, negli ultimi anni sui social network, di veder paragonati gruppi di persone a greggi di pecore. I meme che girano sono paradossalmente piuttosto conformisti: vengono postati da qualcuno per affermare di essere fuori dal gregge, dalla massa, dalle scelte altrui, ma poi finiscono per essere replicati in serie.

In ogni caso il fenomeno che si vuole esprimere, e che finisce inevitabilmente proprio per coinvolgere quelle persone che si sentono fuori dal coro, prende il nome di effetto gregge.

Cos’è l’effetto gregge?

In sociologia indica la risposta coerente e comune ma non pre-organizzata di un gruppo di persone che, a fronte di un’istanza determinata, si comportano tutte allo stesso modo. Un po’ come un gregge di pecore che si muove compatto al pascolo. Il fenomeno viene percepito spesso in maniera negativa – e purtroppo ne va di mezzo la buona nomea delle pecore, che sono animali dolci e affettuosi, oltre che ignari di tutto questo.

Il primo a trattare il fenomeno fu l’evoluzionista William Donald Hamilton, che notò come, in un gregge di pecore che si trovano a fronteggiare un predatore, ogni individuo cerchi di stare sempre al centro, a confondersi tra la folla, per minimizzare i rischi. L’espressione fu poi mutuata dalla sociologia per indicare quei comportamenti identici che gli esseri umani assumono in determinate condizioni.

Le cause dell’effetto gregge

Effetto gregge
Fonte: Pixabay

La causa dell’effetto gregge è solo una: la paura. È la paura che ci spinge ad agire in un certo modo in una determinata situazione. L’abbiamo notato durante la pandemia di Covid-19: le persone si sono divise in gruppi ben distinti, e in ogni gruppo esistevano ben precise modalità di comportamento non concordate in precedenza.

E purtroppo ancora oggi c’è chi definisce esponenti di uno dei gruppi come “pecoroni”, anche se nei primissimi giorni del lockdown tutti sembravamo essere colti da un risvolto positivo dell’effetto gregge, ovvero che ne saremmo usciti tutti migliori.

Esempi di conformismo sociale

Gli esempi più comuni dell’effetto di gregge sono questi:

  • le mode. Che si tratti di abiti e scarpe o dei ristoranti in cui andare a mangiare, le tendenze rappresentano una forma di conformismo che ci coglie in ampi segmenti, e ci dice quale colore indossare in una determinata stagione, se è più cool mangiare thailandese o cinese, quale tatuaggio fare sulla nostra pelle. In un certo senso è il più innocuo di questi esempi;
  • le bolle speculative. In ambito economico, accade periodicamente che diversi gruppi di persone si orientino verso un nuovo ambito occupazionale o in generale economico. Inizialmente gli affari appaiono lievitare, ma è un fuoco di paglia e ben presto ci si ritrova senza soldi e senza lavoro;
  • la violenza esplosiva a seguito di una catastrofe. Come quando le persone si riversano in strada e saccheggiano dopo un terremoto o durante un conflitto armato;
  • la persecuzione della diversità. Viene registrata in diversi gruppi di persone e in diversi ambiti, a volte anche teoricamente insospettabili. Ma è come se il “gregge” resista a degli anticorpi, rappresentati da minoranze di persone considerate aliene, differenti;
  • lo zelotismo, ovvero l’adesione a un movimento religioso o politico fino all’ossessione. Può interessare movimenti dittatoriali (come il nazismo, il fascismo, lo stalinismo tra i più famosi) o l’adesione cieca a una setta o un movimento religioso.

Effetti e rischi del conformismo sociale

Effetto gregge
Fonte: Pixabay

Tutto dipende: ci sono effetti del conformismo sociale che non sono considerabili necessariamente in maniera negativa. Pensiamo alle mode e a come queste si ripercuotano sul concetto di consumismo. In tempi non sospetti, Andy Warhol ha teorizzato attraverso le sue opere la deriva di mode e consumismo, pensando a essi per quello che sarebbero diventati: ripetuti all’infinito, in serie, privati del loro senso originario. È questo che significa ad esempio l’immagine di Marilyn Monroe replicata con colori differenti.

Ma se l’effetto gregge parte dalla paura è appunto perché c’è un pericolo e l’essere umano è portato naturalmente alla conservazione della vita, che è un istinto proprio del suo essere animale. I rischi variano quindi in base al tipo di conformismo sociale: un regime totalitario in cui si esprime lo zelotismo politico genera mostri, situazioni in cui la vita e la libertà degli altri diventano qualcosa da osteggiare per poter difendere se stessi.

Oppure la violenza di strada che si genera a seguito di una catastrofe crea morte e distruzione. O ancora la persecuzione delle minoranze porta a discriminazione e violenza a propria volta.

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