Il paradosso della tolleranza: perché non si possono tollerare gli intolleranti

Secondo il filosofo Popper l'intolleranza è tollerabile solo finché non nuove alla tolleranza stessa. Questo paradosso del secolo scorso è applicabile ancora alla società di oggi, tanto che il dibattito continua.

Di fronte al razzismo, a movimenti neo-fascisti o neo-nazisti e a qualsiasi manifestazione di intolleranza verso determinati gruppi di persone, è difficile pensare di poter essere tolleranti. La tolleranza tuttavia, intesa come la capacità di accettare e sopportare le idee altrui anche se in contrasto con le proprie, è un fondamento dell’umanità e delle società moderne.

Si crea così un problema, delineato nella metà del secolo scorso dal filosofo Popper come Paradosso della Tolleranza. Vediamo di cosa si tratta e cosa ne pensa la filosofia.

Che cos’è il Paradosso della tolleranza di Karl Popper?

Il Paradosso della Tolleranza ha origine nel testo La società aperta e i suoi nemici Vol.1 di Karl Popper del 1945, edito in Italia solo 30 anni dopo. Il filosofo ritiene che il modo migliore per far prevalere la tolleranza sia non tollerare gli intolleranti. Scrive infatti

La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.

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Il filosofo del ‘900 Karl Popper affronta la politica come una scienza, che non ha risposte univoche e definitive, ma è un susseguirsi di teorie e dibattiti, per raggiungere una società liberale. E nel farlo diffida di chi pensa do conoscere, grazie alla storia e al passato, il futuro dell’umanità come già fissato.

Secondo il suo pensiero, che oggi può sembrare radicale, se si tollerano completamente anche gli intolleranti, l’intolleranza e l’odio finiranno per prevalere su tutto. Anche sulla tolleranza stessa, dunque sulla convivenza e la pace. Sostanzialmente, è pericoloso tollerare, dunque accettare in qualche modo, forme di intolleranza estreme che si manifestano anche con violenza.

Karl Popper specifica anche, nel suo saggio, che

In questa formulazione, io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finché possiamo contrastarle con argomentazioni razionali e farle tenere sotto controllo dall’opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia delle decisioni.

Il pericolo si presenta quindi, nella tesi di Popper, quando la tolleranza non riesce più a contrastare le manifestazioni di intolleranza con la razionalità. Un paradosso che risulta immediato e di facile comprensione, che d’istinto pare non avere contestazioni, specialmente se si fa riferimento a episodi accaduti nel mondo negli ultimi anni e decenni. Ma che, come tutte le teorie, se rimane radicale e senza smussature, può portare a pericoli essa stessa.

Ad esempio, il paradosso è stato strumentalizzato per decenni negli USA da politici e propagandisti per giustificare l’intolleranza verso l’Islam come scusa alla lotta al terrorismo.

Paradosso della tolleranza: una spiegazione filosofica

Karl Popper è vissuto tra il 1902 e il 1994, la sua filosofia è pertanto ispirata principalmente dalla lotta contro i totalitarismi del ‘900. Fu un pensatore liberale e difensore della libertà individuale, di una politica democratica che andasse contro tutto ciò che Fascismo, Nazismo e Comunismo rappresentano. È in questa ottica di pensiero che nasce il Paradosso della Tolleranza. Il principio della tolleranza in filosofia trova radici più profonde.

Ne ha parlato in particolar modo John Locke nel 1689 nella sua Lettera sulla tolleranza, criticando la coercizione e la forza con cui la religione veniva imposta dal re e dalla Chiesa del tempo in Inghilterra. Già nelle sue parole si vede il potere della tolleranza, che dovrebbe garantire a tutti gli uomini di professare la religione in maniera libera. Come mezzo per disciplinare comportamenti di virtù nelle persone. La stessa tesi sarà ripresa mezzo secolo più avanti dal filosofo francese Voltaire nel suo Trattato sulla tolleranza  del 1763.

Il paradosso di Popper ha quindi fondamenta nella filosofia del passato, riprende il concetto di tolleranza nell’ambito religioso e lo applica all’umanità e alla società in generale. Dopo di lui, il filosofo che ha parlato ancora di tolleranza è John Rawls. Sviscerando l’opera di Popper, ha raggiunto la conclusione che una società che non tollera gli intolleranti e quindi paradossale, sia una società ingiusta.

È però necessario che la società abbia il diritto di autopreservazione che supera quello di tolleranza. Questo perché una società capitanata da movimenti intolleranti, come abbiamo visto con i regimi totalitarismi e anche in realtà contemporanee, eliminerebbe la libertà di parola e la tolleranza di chi è contrario. Arrivando al ribaltamento della società stessa. Il paradosso quindi rimane nel dibattito filosofico,  che sta ancora cercando la soluzione più democratica e liberale.

Le critiche al paradosso della tolleranza

Come abbiamo visto, il paradosso descritto da Popper ha continuato un dibattito esistente da tempo, e ne ha avviato uno nuovo. Oggi infatti il suo principio trova delle risposte non solamente positive, ma anche critiche. L’intento stesso del filosofo pare che fosse quello di provocare in un certo senso all’idea che servisse una soluzione per fermare movimenti di intolleranza in partenza. Per evitare che si riproponessero esiti tragici come quelli del secolo scorso.

Tuttavia, il paradosso, in quanto tale, non può essere preso alla lettera. Viene da domandarsi quali siano i limiti entro i quali gli intolleranti vadano tollerati. E in che modo si possano contrastare, quali argomentazioni possono ritenersi valide per fermare in qualche modo pensieri intolleranti. Una critica oggi risiede anche al termine stesso di tolleranza, che contiene un’accezione negativa. Tollerare significa sopportare, accettare l’esistenza anche se non si concorda, di qualcuno o qualcosa che sta al di sotto, che è ritenuto inferiore.

Se consideriamo inoltre che le ideologie di intolleranza e odio non sono limitate al periodo del Fascismo e Nazismo, ma sono sempre latenti nella storia dell’uomo, oggi più che mai, il paradosso della tolleranza risulta un po’ semplicistico e poco pratico. Specialmente in società dove ancora si lotta affinché tutti abbiano la stessa libertà individuale e gli stessi diritti. Dove odio e discriminazione, due basi dell’intolleranza, causano ancora oggi tanta violenza e dolore. Il paradosso di Popper nasce in un contesto di grandi guerre e totalitarismi.

Ma ancora oggi può far riflettere su come dobbiamo comportarci di fronte all’intolleranza che ci circonda: dovremmo essere tolleranti verso gli intolleranti, o limitare la nostra tolleranza affinché questi siano fermati prima di fare del male? E come si può fare, senza cadere nel paradosso e diventare noi stessi violenti intolleranti? Sono domande che tutti ci possiamo chiedere, anche i governi laddove vogliano creare società più liberali e democratiche.

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