Non era solo bella, bellissima. Era di più: la più bella del mondo. Lina Cavalieri, però, non era solo questo. La sua è una di quelle storie che potrebbero essere raccontate come una fiaba moderna, o come una delle opere di cui è stata protagonista.

Nata forse in provincia di Viterbo o nel cuore di Roma, in via del Mattonato 17, il 24 dicembre 1875, Natalina Cavalieri veniva da una famiglia modesta, costretta a trasferirsi per far fronte alle ristrettezze economiche. Fin da giovanissima, a causa del licenziamento del padre dovuto alle molestie al suo datore di lavoro, Lina fu costretta a lavorare: fioraia, piegatrice del giornale «La Tribuna» presso una tipografia e infine apprendista sarta.

La sua passione, però, è il canto. E Lina canta, sempre. Durante il lavoro, dopo gli spettacoli Baraccone delle Meraviglie di piazza Guglielmo Pepe a cui assiste quando può. Un vicino di casa la nota e non solo le assicura una parte in un teatro di Piazza Navona, ma propone ai genitori di farle prendere lezioni di canto, che la madre paga personalmente, oltre a scortarla ogni giorno al Cafè aspettando la sua esibizione per poi tornare a casa dopo mezzanotte in Via Napoleone III per le buie strade romane, come ha ricordato in “Le mie verità”, le sue memorie scritte nel 1936. Questo incontro sarà l’inizio del suo successo.

La sua bellissima voce colpisce il pubblico, che rimane ammaliato anche dalla sua inconfondibile bellezza. A ventun anni debutta al Salone Margherita di Roma: è un tale successo che è pronta per tentare la fortuna in Europa.

L’English Garden di Vienna, l’Empire di Londra, fino alle Folies Bérgères di Parigi, che si innamora di lei in uno spettacolo in cui canta un programma di canzoni napoletane accompagnata da un’orchestra completamente femminile, tutte di chitarre e mandolini. Mentre gli uomini cadono ai suoi piedi, Gabriele d’Annunzio la definisce “Venere in Terra” e le dedica una copia del romanzo Il piacere (1899):

A Lina Cavalieri, che ha saputo comporre con arte, una insolita armonia tra la bellezza del suo corpo e la passione del suo canto. Un poeta riconoscente. Firmato Gabriele D’Annunzio

Lina, però, vuole di più. Ha un obiettivo: diventare una cantante lirica. Studia per raggiungerlo, e ce la fa. Non subito: il suo debutto – a Lisbona con I Pagliacci di Leoncavallo è un completo flop. Ma non si dà per vinto e nel 1900 è in scena al Teatro San Carlo di Napoli con La bohème di Giacomo Puccini.

Non era la più brava. Addirittura, secondo l’Enciclopedia delle Donne, i compositori – Puccini, Leoncavallo, Giordano, Massenet – non erano convinti nell’affidarle i loro personaggi. La sua bellezza, però, unita al suo carattere e alla sua presenza scenica erano in grado di conquistare il pubblico, che andava a vederla anche per ammirare i suoi costumi di scena, le sue estrose pettinature e la sua sensualità. La sua nuova carriera da soprano la portò nei più importanti teatri lirici d’Europa e d’America, al fianco di nomi celebri della lirica come Enrico Caruso e Francesco Tamagno.

Proprio al lavoro con Caruso deve uno dei soprannomi con cui è diventata celebre: il 5 dicembre 1906, infatti, lo baciò appassionatamente di fronte alla platea incredula del Metropolitan Opera House di New York. Da allora, quel bacio inatteso con cui aveva reso indimenticabile la messa in scena della Fedora di Umberto Giordano, è passata alla storia come “the kissing primadonna”.

Nel 1914 è il momento del cinema: l’addio al teatro e la nuova carriera davanti alla macchina da presa, iniziata con Manon Lescaut e poi portata avanti in altri sette film, però, non convincono il pubblico. L’addio alle scene arriva dopo sei anni: nel 1920 Lina dichiara «mi ritiro dall’arte senza chiasso dopo una carriera forse troppo clamorosa».

L’anno dopo è a Parigi, dove apre un istituto di bellezza, che nella celebrità della proprietaria trova la sua fortuna, ma dopo pochi anni si ritira dalla vita pubblica assieme al suo impresario, con il quale passò gli ultimi anni tra la villa a Rieti e quella di Fiesole, affidando la gestione dei suoi beni al figlio Alessandro.

A renderla famosa, però non è stata solo la sua voce, né a sua bellezza, ma la sua fama di mangiatrice di uomini: ben 840 le proposte di matrimonio che avrebbe ricevuto, cinque mariti e innumerevoli spasimanti, tra cui il designer Piero Fornasetti, che trasformo il suo bellissimo volto in opere iconiche, ancora oggi popolari.

La “più bella del mondo” muore il 6 marzo 1944, quando una bomba distrugge la sua villa durante il bombardamento di Firenze, seppellendola tra le macerie.

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