Negli ultimi anni questo termine sta ottenendo sempre più attenzione, così come è sempre crescente la necessità che venga riconosciuto come crimine. Con ecocidio si intende qualsiasi azione conscia che porta alla distruzione di un ambiente naturale, anche se la definizione oggi è più ampia.

Grazie alla consapevolezza della gravità delle condizioni del nostro pianeta oggi, a movimenti e manifestazioni in piazza, i Governi stanno iniziando a considerare l’ecocidio come reato internazionale. Ma la strada per arrivare a questo è stata lunga, e non è ancora finita.

Ecocidio: definizione e significato

La parola ecocidio è comparsa per la prima volta nel 1970, usata dal biologo e bioetico Arthur Galston, che propose un accordo per punire i casi di ecocidio durante la “Conferenza sulla Guerra e la Responsabilità Nazionale” a Washington DC. Galston fece riferimento in particolare al caso dell’Agent Orange, un esfoliante erbicida utilizzato dai militari USA come tattica nella guerra in Vietnam. Oltre a causare ingenti danni ambientali, questo prodotto chimico ha portato a problemi di salute non indifferenti alle vittime colpite.

Nel corso della storia diversi esponenti del governo e associazioni hanno esposto il problema sempre più crescente dell’ecocidio. Tanto che nel 1972  il primo ministro svedese, Olof Palme, propose una legge per riconoscere l’ecocidio come crimine contro la responsabilità umana e ambientale.

Nel decennio successivo ci furono altri tentativi, ma per diversi anni non se ne parlò più. Solamente nel 2010 fu proposto il crimine di ecocidio alle Nazioni Unite, ad opera di Polly Higgins, avvocata scozzese e lobbista ambientale.

Nel 2017 nasce la Stop Ecocide Foundation fondata dalla stessa Higgins insieme a Jojo Mehta, un impegno importante per far luce sui numerosi casi di ecocidio e sulle tragiche condizioni ambientali della Terra.

Ma è solo a partire dal 2020 che i Governi hanno iniziato ad ascoltare veramente, grazie a movimenti come Fridays for Future ed Extinction Rebellion. La proposta lanciata da Stop Ecocide e riportata sul The Guardian include la definizione da presentare alla Corte Penale Internazionale. Tale definizione è stata approvata nel giugno 2021, e stabilisce l’ecocidio come

atti illegali o sconsiderati compiuti con la consapevolezza di una significativa probabilità che tali atti causino danni all’ambiente gravi e diffusi o di lungo termine.

L’ecocidio è un crimine?

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Fonte: Web

L’ecocidio quindi comprende tutti i danni diretti causati al pianeta e all’ambiente, che sia alla fauna, alla flora o all’acqua. L’impatto riguarda l’equilibrio degli ecosistemi, che viene stravolto, ma anche il clima, i cui cambiamenti sappiamo oggi con anche troppa consapevolezza che sono collegati.

Ha effetti negativi non solo ambientali, ma anche culturali e psicologici per le comunità. Basta pensare all’impatto che hanno i disastri ambientali sulla vita e sull’economia di interi Paesi.

Nonostante queste evidenze, l’ecocidio non è ancora riconosciuto come un crimine da tutti i governi, fatto salvo per alcune eccezioni. I requisiti per esserlo ci sono tutti, principalmente perché va a ledere i diritti umani, provocando danni, come abbiamo visto, in tutti i livelli della vita: dalla salute, fisica e mentale, all’economia.

Jojo Mahta e Stop Ecocide sono attualmente i portavoce di uno sforzo per portare l’ecocidio ad essere un crimine internazionale. Riconosciuto dunque in tutto il mondo, al di là dei confini governativi e statali.

A giugno del 2021 hanno presentato la definizione ufficiale alla Corte penale internazionale di Roma. La Corte deciderà se modificare lo Statuto inserendo la definizione legale del reato di ecocidio, che dovrà essere esaminata dai 123 Stati aderenti. L’obiettivo è, se si raggiungerà la maggioranza, inserire l’ecocidio come quinto reato internazionale, a fianco di: crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio e crimine di aggressione.

I potenziali casi di ecocidio

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Fonte: Web

L’impatto dell’uomo sulle condizioni ambientali al giorno d’oggi è talmente importante, che sono numerosi i potenziali casi di ecocidio. Tenendo in considerazione la definizione infatti, non è difficile pensare a danni causati dall’azione volontaria dell’essere umano. Uno dei casi solitamente citati a questo proposito è la deforestazione dell’Amazzonia.

Ma anche tutti i casi accaduti di disastri petroliferi, quando si presentano fuoriuscite di petrolio dalle navi cisterne. Allo stesso modo, una grande attenzione è posta al nucleare. Chernobyl è finora il caso più noto, che ha causato danni incommensurabili all’ambiente, alla fauna e alle persone di gran parte dell’Europa. L’utilizzo dell’energia nucleare e il rischio di danni attuali e futuri sono ancora molto alti, da essere considerati possibili ecocidi.

A questo proposito, la guerra che si sta svolgendo in Ucraina sta destando preoccupazioni enormi, non solo per gli indicibili danni all’umanità che una guerra comporta, ma anche per i potenziali effetti deleteri delle bombe e delle armi nucleari sulla Terra.

Dall’altro canto, anche alcune azioni meno note, o a cui si pensa meno, sono potenziali casi di ecocidio, come ad esempio il bracconaggio delle specie protette, o l’uccisione illegale di animali in via di estinzione, che ancora continuano a succedere nel mondo.

E ancora allevamenti e coltivazioni intensivi. In generale, sono esempi di ecocidio tutte le azioni, piccole o grandi, che causano inquinamento, accumulo di rifiuti o errato smaltimento dei tali, la continua produzione di plastica e la mancanza di riciclaggio in ancora troppi settori economici e industriali.

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