Quanto lo stalking possa essere provante e pericoloso per chi lo subisce lo raccontano le storie di chi ha denunciato o condiviso la propria esperienza. Sebbene sia un reato dal 2009, infatti, ancora troppo spesso è difficile fermare davvero il molestatore. Il braccialetto elettronico promette di farlo, ma funziona davvero?

Braccialetto elettronico: cos’è?

Il braccialetto elettronico è un dispositivo che viene indossato e non può essere rimosso autonomamente e che, spiega il libro dedicato al “Codice Rosso“,

riceve ed invia segnali verso un’unità locale di controllo che viene posizionata in un luogo dal quale l’indagato non si deve allontanare, ovvero verso il quale non si deve avvicinare, invia un messaggio “alert” alla sala operativa della Polizia giudiziaria procedente.

Di questo dispositivo sentiamo parlare spesso soprattutto in relazione ai cosiddetti “arresti domiciliari”, ma la stessa tecnologia che sta alla base del funzionamento delle “cavigliere” può servire a monitorare non solo che le persone non lascino la propria abitazione (o altro luogo deputato), ma anche a impedire che frequentino invece luoghi in cui, per disposizione di un giudice, non devono trovarsi.

Nel caso dello stalking, più che di braccialetto elettronico bisognerebbe parlare di “braccialetti elettronici”: i principali paesi europei, infatti, utilizzano in questi casi un doppio dispositivo (o un dispositivo collegato a un’app), indossato sia dall’indagato sia dalla persona offesa, nella forma di un GPS che avvisa quest’ultima nel caso di avvicinamento dello stalker, allertando contemporaneamente le forze dell’ordine.

Diverso è stato finora il caso dell’Italia, che in molti casi ha utilizzato il braccialetto elettronico come strumento di tracciamento delle persone sottoposte a misura cautelare.

Braccialetto elettronico e stalking

Quando si parla di stalking – ci dice la Treccani– ci si riferisce a un

comportamento persecutorio tenuto da un individuo (stalker) che impone alla sua vittima attenzioni non gradite che vanno dalle telefonate, lettere, sms (di contenuto sentimentale o, al contrario, minatorio) fino ad appostamenti, minacce, atti vandalici e simili. Il comportamento dello stalker è dunque caratterizzato da un’ossessione più o meno marcata per la persona oggetto delle sue attenzioni, e dalla mancanza di rispetto per la sua autonomia decisionale e identità.

In alcuni casi, questo atteggiamento può configurarsi come reato, regolato dal Decreto Legge n.11 del 2009, che prevede la reclusione da 6 mesi a 5 anni. A estendere l’utilizzo del braccialetto elettronico ai questi casi è stato il cosiddetto Codice Rosso, la legge n. 69 del 2019 che ha esteso questa particolare misura di controllo (prevista dall’articolo 275 bis del Codice di Procedura Penale) anche al «divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa».

Ad oggi, però, l’efficacia di questa misura non è stata all’altezza delle aspettative. Questo è dovuto soprattutto a due fattori:

  • il primo è che la legislazione attuale prevede che lo stalker non possa avvicinarsi ai luoghi frequentati abitualmente dalla persona offesa, non alla persona stessa. In questo caso, quindi, l’allarme non scatta se la prossimità viene registrata in un luogo diverso da quello abituali.
  • Il secondo motivo è molto più banale: sebbene questa misura di sicurezza sia prevista dall’ordinamento, in molti casi mancano fisicamente i braccialetti elettronici e la legge rimane, di fatto, lettera morta.

Negli ultimi mesi ci sono stati dei positivi passi avanti, dall’arrivo di migliaia di braccialetti elettronici all’introduzione sporadica del modello a doppio dispositivo, fino alla presentazione del nuovo ddl finalizzato alla «prevenzione e contrasto al fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica» approvato nel dicembre 2021 in Consiglio dei Ministri, che negli 11 articoli che lo propongono prevede anche il rafforzamento di questa misura e che è passato al vaglio delle camere parlamentari.

Il braccialetto elettronico e i dispositivi anti-stalker sono strumenti di sicurezza per le donne: con le colleghe ministre ne abbiamo proposto l’uso rafforzato, è una disposizione da approvare al più presto

ha scritto in febbraio su Twitter Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale, commentando un caso di cronaca in cui il braccialetto si è dimostrato efficace.

Braccialetto elettronico e violenza sulle donne

Il legame tra stalking è violenza sulle donne è intuitivo e documentato. Basta leggere le poche righe che compongono la seconda parte della definizione della Treccani che abbiamo già citato:

Spesso lo s. apre la strada a un comportamento di tipo più violento. Benché in linea teorica lo stalker possa essere di entrambi i sessi, le statistiche dimostrano che si tratta di un comportamento perlopiù maschile: secondo un’indagine Istat del 2007, in Italia oltre un milione e centomila donne hanno subito s. (per lo più da parte del partner o ex partner, ma anche da vicini di casa, amici, familiari), che si configura quindi come comportamento che ha forte attinenza con la violenza di genere. In Italia lo s. è reato (per “atti persecutori”) dal 2009.

Per questo motivo, l’implementazione del braccialetto elettronico nei casi di stalking può essere un efficace strumento di controllo e di tutela capace di proteggere le vittime ed evitare l’evolversi di situazioni che possono sfociare in casi di violenza estrema, come i femminicidi.

Perché sia veramente efficiente, però, è necessario implementare questa misura, e rafforzare quello che viene definito il cosiddetto “tracciamento di prossimità” e aumentare il numero di dispositivi forniti alle persone offese, come dimostra il recente caso di una donna di Settecamini salvatasi dal proprio stalker appostato fuori dal suo posto di lavoro proprio grazie all’avvertimento del braccialetto elettronico che portava, come ha ricordato l’assessora alla Pari Opportunità di Roma Capitale Monica Lucarelli:

Il caso della donna di 37 anni salvata dai carabinieri grazie al dispositivo anti-stalker testimonia l’importanza della tecnologia nel contrasto alla violenza. Da sempre mi batto per implementare l’uso e lo sviluppo di innovazioni che possano salvare vite ed evitare tragedie. Se l’uomo arrestato dai militari la scorsa sera a Roma non avesse avuto il dispositivo anti-stalking, un piccolo apparato installato alla caviglia della persona che ha commesso un reato collegato ad un’app presente sul telefonino della vittima capace di inviare un alert nel caso il diffidato si avvicini troppo alla persona che l’ha denunciato, forse ora saremo qui a commentare l’ennesimo episodio di violenza.

Più di molte dichiarazioni, però, l’efficacia di questa tipologia di braccialetto elettronico, di tracciamento e alert è dimostrata dal caso della Spagna, dove questa pratica è in uso già dal 2009:

a fronte di una crescita costante delle denunce per violenza domestica, la diminuzione degli omicidi legati alla violenza di genere nella Comunità Autonoma di Madrid è stato pari al 33,33% ( da sei a quattro) rispetto all’andamento nazionale che ha registrato un calo del 18,75%. Dal 2009 sono stati confermati i successi della prima sperimentazione: nessuna delle vittime sottoposta a controllo elettronico è stata nuovamente oggetto di violenza.

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