La chiamano “la suora femminista”, o la “Serpico della tratta delle donne”, perché da gran parte della sua vita suor Martha Pelloni si batte per fermare la prostituzione nelle strade dell’Argentina; Catamarca prima, il barrio di Constitución nella capitale, Buenos Aires, poi, sempre per cercare di strappare le ragazze dalla strada e dal traffico di esseri umani, per ridare loro dignità e la speranza di un futuro dalle prospettive diverse.

L’impegno di suor Martha nasce nel 1990, quando è rettrice in un istituto religioso, il collegio di San Fernando del Valle de Catamarca, e la sua allieva prediletta, Maria Soledad Morales, di soli sedici anni, viene uccisa da un gruppo di ragazzi: era stata portata a una festino in casa di amici dal fidanzato, tutti rampolli dell’alta borghesia, riempita di coca, ripetutamente stuprata, torturata e infine lasciata, cadavere, sul ciglio di un marciapiede. Sarà ritrovata a 7 chilometri da casa, solo tre giorni dopo la scomparsa. La stampa apostrofò i responsabili come “Figli del potere”; si trattava infatti di ragazzi provenienti dalle famiglie di un noto deputato e del capo della polizia, che se la cavarono con pene decisamente lievi.

Suor Martha non accettò mai le condanne leggere dei giudici, e mobilitò le persone fino a portarne 40mila in piazza, per protestare contro il sistema di corruzione che aveva praticamente graziato gli assassini di Maria Soledad. Quando il tempo ha cancellato la storia di Maria Soledad, lei è andata avanti, dedicando la sua vita a proteggere e tutelare le giovani donne irretite nel giro della prostituzione: così, ha passato anni nelle case di appuntamento, ha reso pubbliche le reti dei protettori, i siti clandestini dei pedofili, ha collaborato con la sezione di polizia che si occupa del traffico delle donne.

Sicuramente a molti colpirà vedere una monaca, una religiosa, parlare di traffici illeciti. Di traffico di umani – ha detto una volta parlando nel corso di un TED a Buenos Aires, nel 2012 – Ma non è difficile immaginare perché lo faccio. Molti anni fa, quando iniziai la mia carriera da educatrice, scoprii che i diritti umani sono le fondamenta di tutti i valori professati dalla religione.

Nella sua vita, da quando ha iniziato l’attivismo contro la prostituzione, ha organizzato 28 marce silenziose, per sensibilizzare l’opinione pubblica, e ancora oggi, trasferita nella periferia degradata della capitale, guida l’Amadh, Associación de Mujeres Argentinas por los Derechos Humanos.

Nella cultura latino-americana c’è una visione machista. L’unico modo di pensare è quello dell’uomo, non si tiene conto di ciò che pensa la donna. E questo accade in tutto: nella politica, negli affetti e nella sessualità.

Suor Martha ha rappresentato anche un valido aiuto per le famiglie che hanno subito un furto o una vendita di bambini, già a partire dal 2006, quando dopo un minuzioso e pericoloso lavoro di inchiesta durato un decennio ha raccolto le prove necessarie per denunciare una rete di adozioni illegali di neonati, le cui nascite erano state il frutto delle violenze che i datori di lavoro avevano perpetrato ai danni delle loro domestiche adolescenti; le giovani venivano sottoposte a un ricatto orribile pur di mantenere il posto di lavoro, quello di cedere il bambino che avevano partorito. In quell’occasione, grazie anche al lavoro di suor Martha, finirono in manette una politica locale e il marito, ma soprattutto la vicenda servì per scoperchiare il vaso di Pandora e gettare finalmente luce sui moltissimi abusi di cui erano vittime le ragazze delle fasce di popolazione meno abbienti.

Due anni dopo quell’inchiesta suor Martha ha fondato la Red Infancia Robada (Rete nazionale per l’infanzia rubata) che si dedica  proprio alla prevenzione e alla lotta contro lo sfruttamento sessuale di ragazze e ragazzi; nel contempo, ha ideato anche la Fundación Santa Teresa, ente che aiuta ed educa i contadini locali, e la Casa de Derechos Humanos (Casa dei diritti umani) per offrire assistenza ai più bisognosi.

Persino Papa Francesco ha parlato di lei in un’occasione, nel 2016:

In Argentina, ricordo una suora – le sue parole – Una brava donna che lavora ancora, ha quasi la mia età, e combatte i trafficanti di giovani, di persone. All’epoca della dittatura militare volevano mandarla in carcere e le autorità facevano pressione sull’arcivescovo. Ma lei ha continuato a combattere e ha salvato tante ragazze.

Nel 2005 suor Martha è stata candidata al Premio Nobel per la pace, mentre nel 2013 le è stato conferito il premio Navarra, che viene dato a organizzazioni o persone attive nel campo della cooperazione internazionale; dei riconoscimenti, però, a suor Martha importa poco: a 80 anni continua nel suo lavoro di denuncia sociale per cambiare una mentalità e una cultura che ancora troppo spesso opprime le donne.

Noi crediamo fortemente nella democrazia, ma crediamo anche che debba essere costruita nella coscienza della gente – ha detto – Non può esserci una democrazia se non c’è la forza viva della comunità, della solidarietà. Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare la società. Più le persone conoscono il traffico di droga, il commercio sessuale e il mercato di organi, più sono capaci di combatterli.

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