Il mestiere più vecchio del mondo: i numeri di un fenomeno inarrestabile

La prostituzione è legale in Italia? E se sì, che differenza c’è tra legale e regolamentata? Vediamo quanti e quali paesi considerano legale, illegale o regolamentano la prostituzione, e quali sono i numeri del sex work in Italia e nel mondo.

La prostituzione, ovvero “l’attività abituale e professionale di chi offre prestazioni sessuali a scopo di lucro”, esiste da sempre. Vi sono testimonianze di prostituzione già nell’antica Mesopotamia, viene menzionata nella Bibbia, era diffusa nell’antica Grecia e a Roma. Il mestiere più vecchio del mondo, insomma.

Ma se nell’antica Grecia era diffusa sia la prostituzione maschile che quella femminile, oggi i numeri sono decisamente sbilanciati verso quella femminile. Secondo uno studio svedese riportato da Vice, è stimato che nel mondo ci siano circa 42 milioni di lavoratori e lavoratrici del sesso, e si tratta all’80% di donne. Sebbene il fenomeno del sex work maschile sia in crescita, quello della prostituzione rimane un settore prevalentemente femminile, riservato a un pubblico di fruitori quasi esclusivamente maschile.

La prostituzione nel mondo

La prostituzione è legale e regolamentata, quindi considerata a tutti gli effetti un lavoro, con tanto di contratti e pagamento di tasse in molti Paesi del mondo. In Europa lo status è questo in Germania, Paesi Bassi, Austria, Svizzera, Grecia, Ungheria, Lettonia.

Negli Stati Uniti è così solo in alcune contee del Nevada, mentre nel continente americano, Messico, Panama, Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Paraguay e Uruguay seguono questo modello. In Africa solo il Senegal e la Tunisia regolamentano la prostituzione, mentre in Asia e Oceania possiamo citare Turchia, Bangladesh, Nuova Zelanda e alcune regioni dell’Australia.

 

 

C’è poi un altro modo di intendere la prostituzione legale: si tratta del modello spesso definito “abolizionista”, che è quello seguito anche dall’Italia. Secondo questa concezione, l’attività di sex work è concessa su base autonoma, ma non lo è l’organizzazione delle prestazioni da parte di terzi. Cioè vendere il proprio corpo a seguito di una decisione personale e farlo senza intermediari è legale e quindi non si è perseguiti se lo si fa, ma sono illegali lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, di conseguenza sono perseguibili penalmente i “protettori” e chi organizza “case chiuse” clandestine, che nel nostro Paese sono state abolite a seguito della legge Merlin nel 1958.

Seguono questo modello Italia, UK, Portogallo, Spagna, Danimarca, Finlandia, Estonia, Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia per quanto riguarda l’Europa. Nel resto del mondo abbiamo Groenlandia, una parte dell’Australia, Cile, Argentina e Brasile, Bulgaria, Kazakhstan, India e alcuni paesi africani.

 

 

Infine abbiamo i Paesi dove la prostituzione anche se esercitata su base volontaria e autonoma è illegale. Il discorso però è più complesso di così, in quanto questo modello si biforca in due differenti concezioni. La prima è quella di Canada, Francia, Svezia e Norvegia, dove sono perseguiti solo i clienti e non le operatrici del sesso. La seconda è quella in cui la prostituzione è completamente illegale, e non si fanno distinzioni tra prestatrici e clienti in termini penali.

È questo il caso di moltissimi Paesi nel mondo: la quasi totalità delle contee degli Stati Uniti, Guyana e Suriname, la maggior parte dei Paesi africani e mediorientali, Cina, Russia, Giappone e tutto il sudest asiatico, Balcani, Ucraina, Bielorussia e Romania. Nonostante ciò, come abbiamo visto, i numeri delle persone che si prostituiscono sono davvero elevati e non sono bassi nemmeno nei Paesi dove la prostituzione è completamente illegale.

L’Italia: un po’ di dati

 

Nel nostro Paese, come abbiamo visto, la prostituzione è legale ma non regolamentata. Sebbene nel 2018 Matteo Salvini abbia lanciato una proposta di regolamentare la prostituzione come in Germania, al momento le cose non sono cambiate: la prostituzione non si può organizzare in Italia, rimane legale solo su base autonoma.

Non per questo però non c’è sfruttamento della prostituzione, anzi. Purtroppo molte delle prostitute che lavorano in casa o in strada non lo fanno volontariamente: sono vittime della tratta di esseri umani, un fenomeno mostruoso (fonti: Unicef e Ministero dell’Interno). Su 100 persone trafficate 95 sono donne e ragazze, spostate dal loro luogo di origine con la forza o con l’inganno per essere portate in un altro Paese da parte di organizzazioni criminali internazionali allo scopo di sfruttarle sessualmente obbligandole a prostituirsi.

Secondo il Codacons, in Italia ci sono circa 90mila operatrici del sesso al “servizio” di circa 3 milioni di clienti, per un “fatturato” annuo di 3,9 miliardi di euro. Le nazionalità sono soprattutto straniere. Le sex worker che operano in Italia provengono soprattutto da paesi dell’Est Europa, Africa (in particolare la Nigeria), Sudamerica e negli ultimi anni anche dalla Cina, per lavorare nei “centri massaggi”.

Sono molte le associazioni attive sul territorio per ridurre il danno, ovvero cercare di rendere più vivibile la vita delle sex worker tramite supporto materiale, psicologico, legale e sanitario. È difficile avere dei dati certi sui numeri della prostituzione, che rimane un fenomeno fondamentalmente sommerso. Molti dei numeri che si riescono a recuperare provengono proprio dagli enti pubblici o privati che si occupano di riduzione del danno.

Un’indagine del 2017 di CNCA, il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza, insieme al Numero Verde Antitratta, ha provato a mappare e raccogliere i dati del fenomeno prostituzione. Lo studio si è basato su quanto raccolto da 47 enti sul territorio italiano attivi in 19 regioni. Lo studio ha osservato 3280 persone che sono state agganciate dai servizi di contatto sul territorio. Sono state coinvolte sia persone che si prostituiscono volontariamente che persone che sono costrette a farlo. È emerso che la popolazione di sex worker è composta per il 99% di donne (di cui il 17,8% sono transgender MtF) e l’1% di uomini. Non esistono dati su sex worker transgender FtM. Del campione analizzato la gran parte dei e delle sex worker proviene da Europa (circa il 40%) e Africa (38%), seguiti da Centro e Sudamerica (17%).

Quanto vale il sex work in termini economici?

Tra le attività illegali quella decisamente più rilevante è il traffico di stupefacenti con circa 14,3 miliardi di euro spesi annualmente dagli italiani. Secondo i dati ISTAT sull’economia sommersa, la prostituzione rappresenta circa il 25% dei guadagni delle attività illegali in Italia, per un guadagno annuale di circa 4 miliardi di euro. Questo è uno dei motivi per cui periodicamente nel nostro Paese si riparla di regolamentare la prostituzione seguendo il modello tedesco.

Secondo uno studio del Telegraph la Germania è il paese con più prostitute in Europa, che secondo le ultime stime sarebbero circa 400 mila, con una clientela attiva di 1,2 milioni di uomini ogni giorno. Nel 2004 il mercato del sesso in Germania valeva circa 6 miliardi di euro. La ricerca del Telegraph stabilì che, 9 anni dopo, quel mercato era più che raddoppiato, crescendo fino a un valore di 15 miliardi di euro.

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