Superlativa, divina, “issima”. Wanda Osiris è stata la prima vera diva del panorama italiano e «l’ultima regina d’Italia», come l’ha definita Montanelli. Con i suoi spettacoli, ha ammaliato l’Italia nei suoi anni più duri in un turbine di piume e paillettes, ma all’apice del successo ha abbandonato il palco e le scale che l’hanno resa iconica per tornare alla vita che aveva lasciato da giovanissima.

Nata Anna Maria Menzio, era figlia di un palafreniere del Re Umberto I. La sua storia inizia il 3 giugno 1905 a Roma, ed è proprio nella Capitale che studia violino, danza e recitazione. Le luci dello spettacolo, però, la chiamano e a soli 18 anni decide di emigrare al Nord, in quella Milano in cui spera di trovare il successo. E lo fa.

È il 1923, l’Italia si è da poco allacciata la camicia nera e Anna trova il suo primo lavoro come soubrette, sul primo palcoscenico di una luminosa carriera durata oltre 30 anni. Al cineteatro Eden debutta nella rivista Il Vile Pedone con il nome di Jole Anna Menzio.

Come parte della compagnia di Carlo Rota, Anna si distingue subito. Nata per stare sul palco, compensa un talento non eccezionale nel canto e nel ballo e una bellezza affatto straordinaria con una personalità dirompente e un carisma che impedisce al pubblico di staccarle gli occhi di dosso.

Con la fama, arriva un novo nome d’arte, capace di evocare fascino, mistero e sensualità: Wanda Osiris, un cognome che rimanda agli Dei dell’Antico Egitto. Un nome esotico. Troppo esotico, come scoprirà presto.

Anche le dive, infatti, devono sottostare alle leggi littorie. Sebbene notata anche da Mussolini – che si dice le abbia fatto personalmente i complimenti – sotto le strette direttive del gerarca Achille Starace è costretta a italianizzare il nome in Vanda Osiri. Come il caffè e le parole straniere – da sandwich a garage, da film a croissant – infatti, quella “s” troppo cosmopolita cade sotto i colpi dell’autarchia fascista.

L’inconfondibile cerone ocra, capelli platino, tacchi vertiginosi, pailettes, abiti eccentrici e crinoline, gli indimenticabili turbanti, il profumo Arpège con cui cosparge le rose Baccarat da lanciare agli ammiratori in platea: tutto contribuisce a creare il mito di Wanda a cui basta scendere le scale circondata da uno stuolo di “boys” per ammaliare il pubblico. Lei è “la Wandissima”, regina del teatro di varietà, avvolta in un nube scintillante di fascino e lusso.

Il suo primo grande successo è al fianco di Totò: agli inizi degli anni Trenta, recita all’Excelsior di Milano, ne Il piccolo caffè. Nel 1937 mette in scena per Macario Piroscafo giallo; l’anno dopo è in Aria di festa – dove appare in una gabbia d’oro – ma soprattutto in Follie D’America, dove per la prima volta scende trionfalmente le scale. Scale che, negli anni sarebbero diventate sempre più monumentali, ispirandosi addirittura al Vittoriale e Trinità dei Monti, e sempre più iconiche e (per lei) spaventose:

un’ossessione, una disperazione temevo sempre di cadere, anche per via dei tacchi che portavo.

Gli anni passano e Wanda (o Vanda, come piace a Starace) non smette di stupire: in Tutte donne, del 1940, esce da un astuccio di profumo e nel 1946 – dopo il suo ingresso nella compagnia teatrale di Garinei e Giovannini – da una conchiglia, proprio come Venere, in Domani è sempre domenica (1948)

Dopo la Liberazione fa ritorno a Milano, dove la aspettano altri 10 anni di grandi successi. Grand Hotel (1948), dove lanciò la famosa canzone Sentimental e scese le scale più lunghe della sua carriera, Il Diavolo custode (1950), Galanteria (1951,) Gran Baraonda con il Quartetto Cetra (1952), Made in Italy (1953) la consacrano ancora una volta come “issima”, ma anche per la divina i tempi stanno per cambiare.

Nel 1955 durante La granduchessa e i camerieri – il suo ultimo vero successo – scivola sul palco del lirico e la compagnia è costretta a fermarsi per diversi giorni. Lei ci scherza su, ma l’anno successivo, durante Ok Fortuna un cornicione crolla sulle ballerine e dopo un anno ancora, al Politeama di Napoli un incidente brucia i costumi e le scenografie di I Fuoriserie.

Nel 1963 riappare in una riedizione di Buonanotte Bettina, ma i riflettori stanno per spegnersi. Nuovi gusti del pubblico, nuovi interessi, un nuovo modo di vivere lo spettacolo e una sempre minore rilevanza del teatro: Wanda capisce che è il momento di lasciare il teatro. Negli anni appare sporadicamente in tv e negli anni ’70 recita in prosa, ma i giorni da Divina sono ormai finiti e Wanda torna a essere Anna, ritornando alla sua vita privata con la figlia e nipote.

Ammirata e inimitabile, Wanda è stata una vera star, eppure è riuscita a mantenere un riserbo assoluto sulla sua vita privata e addirittura sulla nascita della figlia Cicci, nata all’apice della sua carriera e di cui non ha mai rivelato il nome del padre, con cui si è ritirata a vita privata a Milano, dove è morta nel 1994 per un edema polmonare all’età di 89 anni.

Wanda Osiris. Prima soubrette e donna (con) turbante

Wanda Osiris. Prima soubrette e donna (con) turbante

Non fu ballerina, nè cantante, voleva fare teatro, studiò violino ma le bastò camminare per incantar tutti. Storia della "Wandissima” e del perché un giorno scese le scale per un'ultima volta e abbandonò la vita da star.
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Diva tra le dive, ha illuminato gli anni più bui d’Italia e la sua figura indimenticabile ha influenzato il mondo dello spettacolo e il pubblico anche molto oltre la sua volontà, se addirittura c’è chi attribuisce alla sua idiosincrasia per il viola il bando di questo colore “sfortunato” dai palcoscenici (sebbene sia invece legato al fatto che era il colore indossato dai chierici durante la Quaresima).

 

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