Il doodle del 19 aprile è dedicato a Vera Gedroits, una figura femminile forse non conosciutissima, ma estremamente affascinante e di grande importanza.

Vera, nata a Slobodishche, a metà strada tra Mosca e Kiev, proprio il 19 aprile di 151 anni fa, è stata la prima chirurga russa a operare in guerra, la prima donna a diventare professoressa di chirurgia nel suo Paese e anche la prima ad aver lavorato come medica alla corte imperiale di Russia. Una donna emancipata a dispetto dell’epoca e delle convezioni, piena di passioni e di interessi; oltre alla professione medica, infatti, aveva talento nell’arte della poesia e della letteratura, tanto da lasciare diversi testi, pur se firmati con lo pseudonimo di Sergei Gedroits, come all’epoca spesso capitava. A completare l’anticonformismo della sua figura, l’omosessualità esplicita e dichiarata.

Vera Gedroits aveva nobili origini, essendo figlia del principe Ignatiy Ignatievich Gedroits, di discendenza lituana, ed era la terza di cinque fratelli e sorelle; iniziò a studiare medicina a San Pietroburgo, nel 1894; nella sua giovinezza anche un matrimonio di convenienza, con l’amico Nikolai Belozerov (da cui divorziò nel 1905, recuperando anche il proprio cognome da nubile due anni più tardi), che le permise di ottenere un passaporto per continuare i propri studi anche all’estero, per la precisione in Svizzera. Lì diventò assistente del professor César Roux, dell’università di Losanna, laureandosi nel 1898 con il massimo dei voti.

Fece ritorno in patria proprio con l’inizio del 1900, per prestare assistenza alla madre, affetta da crisi depressive, e lì fu assunta come medica nel cementificio Maltsov a pochi chilometri dal suo luogo di nascita, nel distretto Zhizdrinsky dell’oblast di Kaluga, curando e operando i dipendenti e le loro famiglie. In quegli anni alcune stime raccontano di 248 operazioni eseguite da Vera con un numero minimo di morti, comprese amputazioni, ernie e ossa rotte, molte delle quali causate dalle difficili condizioni di lavoro dei lavoratori.

Soprattutto, Vera si batté per assicurare agli operai e alle loro famiglie di poter vivere in una situazione più salubre, stilando un vero e proprio elenco di raccomandazioni per gli amministratori della fabbrica, che includeva la pulizia dei pozzi, la fornitura di vasche per il lavaggio e il servizio di pasti caldi.

Lo scoppio della guerra russo – giapponese e lo Zar

Partì come volontaria della Croce Rossa nel 1904, subito dopo l’inizio del conflitto tra i due imperi per il controllo di Manciuria e Corea, e in quell’occasione Vera si distinse per il grande impegno con cui aveva curato centinaia di pazienti, e soprattutto per alcune operazioni addominali particolarmente ostiche che aveva portato a termine con successo, grazie all’applicazione della laparotomia. I suoi metodi e le pratiche che introdusse vennero ufficialmente adottate dall’esercito russo e le permisero di ottenere moltissimi riconoscimenti, tanto da arrivare persino alla corte dello Zar di Russia, durante il regno dei Romanov e quindi di Nicola II, in cui rimase dal 1909 e fino alla prima guerra mondiale, insegnando anche alla zarina Alexandra e alle sue figlie le pratiche infermieristiche di base.

Vera Gedroits con la zarina Alexandra Feodorovna Romanov (Fonte: romanovempire.org)

Dopo la Rivoluzione russa del 1917  Vera Gedroits tornò a servire sul campo di battaglia, venendo trasferita a Kiev in seguito a una ferita subita nel ’18. Nell’odierna capitale ucraina restò a lavorare come medica e insegnante di chirurgia pediatrica dell’università di Medicina Bogomolets, diventando, nel 1923, la prima professoressa di chirurgia russa.

Vera morì nel 1932 per un tumore all’utero. Come detto, fiorente fu anche la sua attività letteraria, anche se per riuscire a essere pubblicata decise di usare un nom de plume maschile, tutt’altro che casuale: Sergei era infatti il nome di un fratello morto in età giovanile.

Venne sepolta nel Cimitero della Trasfigurazione del Salvatore, noto anche come cimitero di Korchevat, a Kiev, dall’Arcivescovo Ermogen, che era stato un suo paziente. Lasciò le sue carte personali ai suoi vicini, i pittori Irina Avdiyeva e suo marito Leonid Povolotsky. Durante le purghe del 1937-1938, l’appartamento della coppia fu perquisito, e i documenti di Vera furono scoperti: fra questi, c’era una lettera del suo professore svizzero, César Roux, in cui si leggeva che lui aveva deciso di lasciarle in eredità il Dipartimento di Chirurgia dell’Università di Ginevra. Le parole della missiva furono care per i coniugui Povolotsky, che furono accusati di imperialismo; Leonard Povolotosky venne addirittura fatto sparire.

A lei oggi sono dedicati l”ospedale di Fokino, nell’oblast di Bryansk, e una targa commemorativa di fronte all’ex ospedale del palazzo di Tsarskoe Selo a Pushkin, San Pietroburgo.

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