Nell’immaginario comune si tende a riconoscere come dinamica relazionale dominante quella di tipo monogamo e di natura esclusiva. L’egemonia di questo modello, che da secoli viene riconosciuto erroneamente come lo standard e che finisce per essere l’unico ad avere una effettiva legittimità sul piano sociale, porta a un altro equivoco: la tendenza a considerare di serie B tutte le altre forme di relazione che si discostano da questo schema dominante.

Un equivoco che si contraddice nella sua stessa sostanza, considerato che pretende di affibbiare concetti, regole e rigidi confini a una delle realtà più vulnerabili, dinamiche e mutevoli nel tempo: le relazioni e la natura dei rapporti umani.

Sono però moltissime le forme e le modalità con cui le relazioni si esprimono e, come tali, hanno piena libertà di esistere ed essere perseguite senza essere etichettate come di serie B o considerate meno rilevanti, purché vengano vissute nel rispetto delle parti in causa, siano esse monogame, poliamorose, una convivenza di lunga durata, una storia a distanza o una relazione breve che non aspira al “per sempre”.

Tra queste va annoverata anche un particolare tipo di rapporto, poco noto ma parecchio diffuso, che prende il nome di anarchia relazionale. Vediamo di che si tratta.

Cos’è l’anarchia relazionale?

L’anarchia relazionale è la pratica di formare e vivere relazioni non vincolate da regole fisse e convenzioni, ma costruite unicamente sulla scelta individuale delle persone che le vivono, piuttosto che sulle aspettative sociali e gli obblighi imposti dall’esterno.

Il termine, coniato da Andie Nordgren, che trae spunto dal concetto di anarchia politica – perché, come vedremo meglio in seguito, si fa anche interprete di un approccio politico – allude quindi a relazioni, amorose, sessuali o di altro tipo, che si autoregolano e autodefiniscono, sfuggendo a parametri fissi e universali, ma che si basano però su alcuni principi fondanti essenziali in cui tutti gli anarchici relazionali si riconoscono:

  • una struttura non-gerarchica, ossia la tendenza a non classificare i tipi di legami che si vivono e a non inserirli all’interno di una scala valoriale in cui si riconoscono una o più relazioni come più importanti rispetto alle altre. Detto in maniera più chiara, gli anarchici relazionali guardano a ciascuna relazione individualmente, non rapportandola alle altre;
  • il rifiuto di categorizzare le relazioni secondo precise norme e convenzioni sociali attraverso l’uso di etichette. Agli anarchici sociali sono completamente estranei i concetti di “amici di letto”, “frequentare”, “fidanzato”, “relazione aperta” – giusto per citarne alcuni – perché si tratta di concetti ricalcati su norme sociali esterne al legame, che deve essere invece regolato esclusivamente dalla volontà delle persone che lo vivono e lo determinano.

Nordgren ha stilato anche un breve manifesto didattico, in cui spiega in nove punti, l’essenza dell’ideologia alla base dell’anarchia relazionale.

Il primo di questi si riallaccia ai due concetti sopraesposti:

L’amore è abbondante, e ogni relazione è unica

Secondo Nordgren, infatti, l’anarchia delle relazioni mette in discussione l’idea secondo cui l’amore sarebbe una risorsa limitata e debba pertanto essere circoscritto solo all’interno di una coppia, ma afferma la capacità di amare più di una persona e sostiene che una relazione e l’amore provato per quella persona non diminuiscono l’amore provato per un’altra.

Insieme a questo, il manifesto di Nordgren sostiene che le persone e le relazioni non abbiano bisogno di essere classificate e confrontate, né tantomeno essere etichettate perché “ogni relazione è indipendente e una relazione tra individui autonomi”.

Inoltre, Nordgren ribadisce l’importanza di appellarsi ai concetti di amore e rispetto, piuttosto che ai diritti, intesi ancora una volta come norme e convenzioni sociali. Lasciarsi guidare cioè nelle relazioni intraprese dai sentimenti e i desideri propri e dei partner coinvolti, rispettandone l’indipendenza e l’autodeterminazione ed evitando di far prevalere compromessi e regole in nome di ciò che viene ritenuto “normale”.

Risulta dunque evidente sin da subito come l’anarchia relazionale si fondi sul concetto di fiducia e rispetto e accetti di essere normata solo da poche regole precise: quelle stabilite consensualmente dalle parti in causa, che mirano a rispettare le volontà e a favorire la serenità delle persone coinvolte.

Anarchia relazionale e poliamore

Per capire bene la differenza tra poliamore e anarchia relazionale, ci affidiamo alle parole di Aviva, lesbica queer e genderqueer che si definisce anarchica relazionale e che al sito The Cut ne ha spiegato l’essenza e le caratteristiche.

L’anarchia relazionale non è solo un atto politico contro la gerarchia, ma anche contro qualsiasi regola e restrizione, che include la monogamia e gli accordi legali, ma che può anche includere relazioni poliamorose che si basano su regole e restrizioni.

Il poliamore è infatti un tipo di relazione aperta in cui interagiscono tre o più persone che sono però tra loro protette da una serie di norme, tanto che in alcuni casi questa viene anche definita non monogamia etica. E la presenza di norme, che l’anarchico delle relazioni fermamente nega, rappresenta già una sostanziale differenza tra le due realtà.

Aviva ribadisce però che c’è ancora molta confusione tra i due concetti:

Credo che molte persone pensino che l’anarchia relazionale sia la stessa cosa del poliamore egualitario o non gerarchico, ossia, quello che si basa sul seguente assunto: “Non ho un partner primario, tratto tutti i miei amori allo stesso modo”. Ma non sono la stessa cosa. L’anarchia relazionale è decostruire tutti i pezzi delle relazioni – compagnia, convivenza, romanticismo, sesso – in modo che non debbano essere tutti nella stessa persona. Non necessariamente una relazione, per essere definita tale, deve avere una o tutte queste cose in sé. E non è necessario dare la priorità alla relazione sessuale rispetto alle altre relazioni. L’essenza dell’anarchia relazionale è concentrarsi sul trovare il modo in cui vi connettete con qualcuno, e coltivare la parte che maggiormente funziona per voi, ignorando le aspettative della società su ciò che dovreste o non dovreste fare.

Inoltre, se l’anarchia relazionale condivide con il poliamore il rifiuto della monogamia – sessuale e romantica – e delle istituzioni legali, tra cui in primis il matrimonio, da questo differisce perché a differenza di quest’ultimo non considera i criteri di sesso e amore come categorie determinanti per riconoscere la superiorità di queste relazioni rispetto ad altri legami che li escludono, come ad esempio un’amicizia: nell’anarchia relazionale le relazioni sono dunque considerate ugualmente importanti e poste sullo stesso piano, indipendentemente dalla presenza o meno dell’elemento sessuale e/o romantico.

Anarchia relazionale: vantaggi e benefici

Respingendo restrizioni e norme, questo tipo di approccio dà la priorità alla libertà di scelta individuale, senza ammettere interferenze da parte di convenzioni sociali che possono tradursi nei fatti in compromessi e limitazioni, non sempre realmente condivisi e accettati, e spesso attuati più per corrispondere a modelli e schemi ritenuti socialmente validi che per reale desiderio.

Questo atteggiamento aiuta quindi a distinguere più facilmente, senza pressioni e in modo maggiormente libero, tra condizionamento sociale e desiderio e bisogno individuale. Saltano quindi i punti fermi classici – e fortemente limitanti – della cosiddetta scala relazionale, che attribuisce alle relazioni tappe obbligate, etichette e norme convenzionali standard che ne promuovono e accettano solo una loro progressione, non ammettendo al suo interno altre forme più fluide, dinamiche e soggette a fluttuazioni nel tempo e nelle intensità.

La diretta conseguenza di questo aspetto è la possibilità di vivere i legami con una maggiore autenticità, lasciandosi guidare nella scelta di aderire a questi dalla sola volontà personale e prendendo come unico parametro di riferimento il desiderio di soddisfare il proprio benessere e raggiungere la propria felicità, sempre nel rispetto di tutte le parti in causa.

Questo atteggiamento allontana in modo concreto l’idea del possesso, un concetto che rischia di essere maggiormente percepito nelle tradizionali dinamiche relazionali e di influenzare l’andamento, fino a farli sfociare in rapporti disfunzionali che possono limitare le libertà individuali e mettere a rischio il benessere delle persone coinvolte.

Un altro atteggiamento virtuoso dell’anarchia relazionale è la tendenza a una comunicazione più aperta che porta a instaurare relazioni più autentiche, trasparenti e meno problematiche. Per spigare questo aspetto, ci rifacciamo nuovamente alle parole di Andie Nordgren e al suo manifesto citato in apertura.

Le relazioni radicali devono avere al centro la conversazione e la comunicazione – non come uno stato di emergenza tirato fuori solo per risolvere i “problemi”. Comunicare in un contesto di fiducia. Siamo così abituati alle persone che non dicono mai veramente quello che pensano e sentono – che dobbiamo leggere tra le righe ed estrapolare per trovare quello che intendono veramente. Ma tali interpretazioni possono solo basarsi su esperienze precedenti – di solito basate sulle norme da cui si vuole fuggire. Chiedetevi l’un l’altro delle cose, e siate espliciti!

Conseguenze dell’anarchia relazionale

Come abbiamo appena detto, una delle principali conseguenze è la messa in discussione dell’approccio tradizionale nei confronti delle relazioni, promosso dalla scala mobile relazionale. Il messaggio di cui si fanno interpreti gli anarchici delle relazioni, tramite il loro atteggiamento e credo ideologico – lungi dal volerlo promuovere o etichettare come migliore degli altri – può però aiutare ad approcciarsi alla realtà, in ogni suo aspetto, con uno sguardo meno giudicante, più libero e inclusivo, rispettoso delle volontà personali e delle diversità.

Quello che si viene a creare in questi tipi di relazione, e tra le persone coinvolte, è un ambiente sincero e aperto, che si fonda sul rispetto reciproco, il dialogo e la fiducia, degli aspetti essenziali per costruire legami solidi e su cui fare affidamento. È ancora una volta una modalità che premia sentimenti positivi di condivisione e rispetto, porta a rapporti più autentici e mette in primo piano la felicità e il benessere del singolo rispetto all’adesione a norme sociali, che spesso possono rischiare di “viziare” le relazioni tradizionalmente intese e gli atteggiamenti e le decisioni che le muovono: anche in questo caso quindi, può diventare uno stimolo per ripensare a modalità e approcci con cui si vivono normalmente legami e relazioni di vario tipo e scegliere un modo di vivere più autentico e sincero che conduca alla felicità.

Lo stesso rifiuto delle norme convenzionali, delle istituzioni legali e del principio delle monogamia lo porta poi anche a mettere in discussione l’eteronormatività, su cui è plasmata la nostra società, arrivando a promuovere, proprio in nome di quella libertà individuale da cui è mosso nella sua essenza, ogni tipo di amore e relazione, indipendentemente da sesso, genere, cultura o fede, e un’idea di società più inclusiva e rispettosa delle sue molteplici anime.

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