“Quella creatura è davvero un accidente!”: così Elsa Respighi fu definita da un’entusiasta zia (la sua adorata “zietta”) nel 1914. A quel tempo era ancora una studentessa di musica in servizio come volontaria della Croce Rossa, ma aveva avuto la magnifica idea di allestire un palcoscenico per rallegrare i soldati ricoverati in un ospedale di Roma.

Una vocazione, quella per la musica, germogliata in tenera età, come lei stessa ricordò nelle sue memorie, riportate a stralci in una mostra dell’Archivio di Stato di Milano e parte della collezione del Fondo Respighi, insieme ad altri carteggi e documenti personali.

A soli sei anni… [cominciai] a studiare il pianoforte, incoraggiata da mio padre, che era scrittore, giornalista e grande amatore di musica. È un fatto che quando mi guardo indietro, nella vita, non vedo che musica in me e intorno a me, sempre e dovunque.

Ben prima di conoscere l’uomo che avrebbe per sempre cambiato la sua vita, il compositore Ottorino Respighi, un altro suo celebre maestro lodò le sue capacità di musicista. “Questa bambina farà parlare di sé”, disse Pietro Mascagni, il celebrato autore della Cavalleria rusticana. E ci aveva visto giusto.

La vita di Elsa Respighi

Nata a Roma nel 1894, figlia di uno scrittore e ufficiale dell’esercito piemontese, Elsa Olivieri Sangiacomo (il suo nome da nubile) fu incoraggiata a studiare pianoforte proprio dal padre, che aveva riconosciuto le sue doti. Ben presto, però, si accorse che era la composizione la sua vera passione, ma era ancora un periodo complicato per le donne che volevano intraprendere una carriera nella scrittura musicale.

Contro il parere di tutti, che trovavano assurdo lo studio della composizione per una donna, mi iscrivo al Concorso per Armonia Superiore a Santa Cecilia: una pazzia fu detto! Due soli posti e molti concorrenti, e naturalmente ero l’unica donna. Quando mi venne la comunicazione di essere stata ammessa non potevo crederci e fu certamente una delle gioie più grandi della mia vita.

A spingerla verso la composizione fu anche la nevrite acuta all’avambraccio destro, che bloccò sul nascere la sua brillante carriera di pianista. Ferma nella sua volontà artistica, iniziò a frequentare le lezioni del maestro Ottorino Respighi, di cui disse poi di essersi innamorata a prima vista.

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L’amore per Ottorino Respighi

Secondo il racconto della stessa Elsa Respighi, il maestro dichiarò il suo amore all’allieva dopo il saggio di composizione, da lei superato brillantemente. Lui le aveva promesso un bacio in cambio di una bella esecuzione.

Vibrante per l’inaspettato successo e con un’infinita gioia nel cuore, abbracciai il Maestro con tutta l’anima… dopo pochi giorni mi chiese di sposarlo. Da tanti anni avevo sentito Respighi parlare con così grande orrore del matrimonio che mi venne spontaneo di rispondergli: ‘Oh no, Maestro, io le voglio troppo bene per sposarla!’.

E invece Ottorino ed Elsa Respighi si sposarono nel 1919; nello stesso anno lei rinunciò alla composizione per affiancare il marito come mezzosoprano.

Avevo ripreso il canto e insieme a Ottorino incominciai a studiare talune sue liriche e antiche cantate d’amore da lui armonizzate; ma com’era difficile ottenere la sua lode! Alle volte ero proprio disperata di non riuscire ad accontentarlo: mi mettevo a piangere come una bambina. E allora Ottorino, con quella tenerezza che non saprò mai ridire, mi prendeva tra le braccia, e mi esortava ad avere fiducia, ad andare avanti e mi diceva la sua certezza di potere, fra qualche mese, dare dei bei concerti insieme. Questo era il mio sogno! Più di trecentocinquanta sono stati poi i nostri concerti in Europa e nell’America del Nord e del Sud, dal 1920 al 1932.

Il loro sodalizio artistico, che spaziava dalla lirica alla canzone popolare, li portò a ottenere grande successo in patria e all’estero. Inseparabili, vennero accolti nei principali teatri europei e persino negli Stati Uniti, dove furono travolti dall’entusiasmo dei melomani.

Dopo la morte del marito, nel 1936, Elsa Respighi tornò al suo primo amore e riprese a comporre. Continuò a diffondere le opere dell’uomo con cui aveva condiviso tanti anni d’amore e si adoperò persino come talent scout, scoprendo l’allora giovanissimo violinista Uto Ughi. Morì a Roma nel 1996 e ora riposa accanto al marito nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna.

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