Quanti tipi di disabilità conoscete?

Non tutte le disabilità sono visibili ed evidenti, alcune sono psichiche, altre fisiche, ma riguardanti organi o parti del corpo la cui disabilità non è la prima cosa che si nota. La sordità, ad esempio, rientra in queste, ed è un genere di disabilità piuttosto diffuso, tanto che, secondo i dati più recenti diffusi  dall’Airs – Associazione italiana ricerca sordità, in Italia soffrono di ipoacusia 7,2 milioni di persone, ovvero il 12% della popolazione.

Sensibilizzare su questo tipo di disabilità “non visibile” è importantissimo, e servono testimonianze come quelle di Chiara Bucello, ventisettenne graphic design, ideatrice, assieme a Ludovica Billi, dell’account Instagram The Deaf Soul, che ci ha scritto per raccontarci la sua storia e la sua vita da persona sorda. La sua testimonianza vale la pena di essere letta, per questo abbiamo deciso di riportarla per intero.

Quando voglio raccontare la mia storia, dico sempre che la cosa migliore è essere spontanei, senza nessun filtro, senza spazio e tempo. Sono nata sorda e non si sa perché. Mia madre non ha avuto la rosolia in gravidanza, o simili. Io non ho avuto una grave malattia nei primi anni dell’infanzia. Quindi quando sono nata avevo già un mistero addosso, un qualcosa di grande che non si poteva spiegare. Come se la sordità fosse predestinata a me. I miei genitori hanno scoperto, avevo un anno, che ero una bambina con sordità profonda, ipoacusia neurosensoriale neurovegetativa. Finché un giorno, mia madre andò dall’otorino e d’istinto gli disse: ‘Controlli mia figlia’. Da lì trovò la conferma: ‘Sua figlia è sorda come una campana!’.

Andò a casa, si mise sotto le lenzuola con me e mi cantò all’orecchio, piangendo, le sue canzoni preferite. Pensò fra sé e sé: ‘Mia figlia non può non sentire la musica!’. Poi, finito lo sfogo, si rimboccò le maniche e cominciammo insieme un cammino meraviglioso, difficile e faticoso. Dal primo anno di vita sono stata protesizzata, ho iniziato a fare logopedia, ho fatto anche musicoterapia, e da due anni ho l’impianto cocleare. Questo non vuol dire che è sempre stato rose e fiori. Anzi, una volta ho toccato il fondo, ma spesso solo lì si trova la forza di risalire. Ho sempre visto la mia sordità come un ‘nemico’, un nemico da annientare, da vincere a qualunque costo.

Mi sono ostinata a essere quella che non sono, fino ad accettare il fatto che non avrei mai potuto sconfiggere il nemico, ma avrei potuto amarlo, scoprirlo, farne un punto di forza”.

Quando ha imparato ad accettare la sua sordità, Chiara ha deciso che sarebbe valsa la pena aiutare anche gli altri sia a prendere confidenza con questa disabilità, che a capire davvero cosa significa avere a che fare con una persona sorda. Oltre che dalla pagina The Deaf Soul Chiara pubblica spesso video e post che mostrano la sua quotidianità e la raccontano. In questo, ad esempio, parla del bullismo che ha subito da bambina e da adolescente.

“Dal nemico è nata un’amicizia, un’amica che mi ascolta e mi dice quando devo fermarmi e non esagerare – continua Chiara – Se la sordità è diventata un’amica, l’ignoranza è diventata il mio più grande nemico. Un nemico che non riesco ad accettare, che provo a sconfiggere ogni giorno con scarsi risultati. L’ignoranza ti offenderà sempre, anche involontariamente, sta a noi cercare di superarla.

Sono stata vittima di pregiudizi e ignoranza. Hanno usato parole e atteggiamenti offensivi riguardo alla mia sordità. E questa cosa mi ha ferito. Tutto questo non succedeva a scuola, chiamiamola fortuna. Ho sempre avuto della classi di bambini (alle elementari, medie e liceo) che non mi hanno preso in giro per il mio problema. Quindi avveniva molto spesso fuori dalla scuola. Dove? Nei negozi, palestra, in gruppo con la compagnia.

In pratica prendevano in giro il mio modo di parlare, mi imitavano, ridevano quando io non capivo. E quindi di conseguenza si prendevano gioco di me. O mi chiamavano in continuazione per vedere se sentivo o no. Fissavano le mie orecchie, o provavano toccarmi le protesi per la curiosità. Infatti portavo i capelli lunghi in modo da nascondere le mie protesi. E questa cosa mi dava un fastidio.

Sentivo tanta rabbia dentro di me e stavo disparte, mi chiudevo dentro. Capitava quando giocavamo in gruppo, e qualcuno si arrabbiava con me dicendomi ‘ritardata’ o ‘handicappata’ se facevo qualcosa di sbagliato. Invece di dire ‘fai attenzione’, ‘la prossima volta fai cosi’. Quando invece a scuola non succedeva spesso perché ero in ambiente sicuro. Fortunatamente ho avuto compagni sensibili nei miei confronti.

Poi con il tempo ho cominciato a essere più forte, a reagire. Come sapete le parole hanno un peso. Ad esempio oggi se li vedo in giro quelli che mi prendevano in giro mi fanno pena. Quindi tocca a noi, con le nostre diversità, imparare ad avere consapevolezza dei nostri limiti e punti di forza, lavorare sulla nostra sicurezza. Ci si confronterà sempre con l’ignoranza, i dubbi e addirittura la paura nei nostri riguardi, ma ripeto: tocca a noi esser forti, inseguire le possibilità e dimostrare che possiamo eseguire nel miglior modo possibile qualsiasi compito.

Chiara oggi sa anche ridere della sua disabilità, e lo fa divertendosi e divertendo gli altri attraverso dei brevi tiktok.

“I miei genitori, soprattutto mia madre a cui devo tantissimo se non tutto, fin dal primo momento mi hanno fatto vivere questa situazione non come una malattia, un dolore. Bensì come una sfida da cogliere e vivere, una strada non battuta da percorrere. Per tutto questo io sono e mi sento diversa, perché è proprio grazie alla mia ‘sfortunata’ sordità che riesco a vedere il mondo con occhi diversi che mi permettono di distinguere le persone ‘tossiche e nocive’ da quelle semplici e positive, e preferisco avere a fianco le persone che non si sentono ‘normali’; perché poi cosa sarebbe la normalità? Nessuno lo sa e lo è veramente, ma certo pochi sanno che essere diversi è una forma di ricchezza. Per chi la possiede ma anche per chi la rispetta.

Sono quelle le persone migliori. E questa è la mia vita finora. Ho deciso di aprirmi tanto sui social facendo autoironia, sperando di far capire alle persone che la mia disabilita non deve creare né disagio né compassione, le difficoltà sono tante, tutti i giorni, ma sono mie e li affronto quotidianamente. Il mio messaggio è: apritevi alle diversità perché fanno parte della vita, ogni diversità è unica, tutti siamo diversi, questa è la magia della vita. Il mio motto è: vivere con spensieratezza perché con l’ironia abbatterò i pregiudizi”.

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