Parole tossiche: cosa significa "Simp" nel gergo di adolescenti e tiktoker

Vi è mai capitato di sentire la parola SIMP? Parliamo di un termine che fa parte dello slang della generazione Z, ma che ha anche implicazioni con la mascolinità tossica; per questo è importante capire di cosa stiamo parlando, e liberarci di ogni cliché.

Ogni generazione ha avuto il suo slang, modi di dire, acronimi o abbreviazioni capiti solo dai coetanei; così, se la generazione Y, cresciuta a cavallo fra i ’90 e i primi anno Duemila, si capiva scrivendosi sms sui telefoni cellulari abbreviando parole come “xké”, o aveva fra i propri cavalli di battaglia termini come “sciallo”, la generazione Z, ovvero quella nata tra il 1995 e il 2010, e anche quella immediatamente seguente, la Alfa, usa termini come “ok boomer” o SIMP. Vi è mai capitato di sentire questa parola?

Bene, per non fare la parte dei “vecchi” e restare aggiornati coi tempi che corrono, vi spieghiamo cosa significa.

Cosa significa SIMP?

Partiamo, ovviamente, dal principio, e quindi cerchiamo di capire cosa SIMP significhi di preciso; come spesso accade, moltissime parole presenti nel vocabolario di una lingua vengono prese “in prestito” dai più giovani che le abbreviano, le traslano dal loro significato originale o, semplicemente, le usano con una sorta di “licenza poetica”; in altri casi, invece, usano anche parole di altre lingue adattandole alla propria.

Bene, quello del SIMP rientra sicuramente nel primo caso, anche se sulle origini di questa parola ci sono due versioni discordanti:

  • secondo alcuni, come il sito di KnowYourMeme.com, la radice è da ricercare nella parola “simpleton“, che, contestualizzato in una situazione dove si viene sfruttati o derisi, significa “sempliciotto”, “tonto”.
  • C’è però una seconda versione, secondo cui il termine si troverebbe, già dal 2012, sul famoso Urban Dictionary, quindi già in tempi “non sospetti” e ben prima che diventasse di tendenza sui social, soprattutto Tik Tok; in questa accezione “simp” sarebbe l’abbreviazione di “sympathetic“, che sta per “comprensivo”, e quindi è sicuramente una definizione più gentile rispetto all’altra.

In generale, il SIMP è colui (uomo) che è giudicato in una posizione di inferiorità nei confronti della persona per cui prova attrazione e che, occasionalmente, viene sfruttato da quest’ultima. Di pari passo a questo termine c’è, ad esempio, quello di “friend-zoned”, che è una distorsione linguistica di “friend-zone“, ovvero quella “zona” in cui si pone chi è stato rifiutato dal* ragazz* di cui è innamorat*.

Il termine ha ormai preso ampiamente piede anche in Italia, tanto che è frequente sentire “Sei stato friendzonato”, in un neologismo che, come spesso accade, scimmiotta la versione originale inglese, per riferirsi a una persona che ha appena preso un due di picche.

Rispetto a SIMP, però, c’è da dire che “friend-zoned” può essere usato indistintamente per i ragazzi e le ragazze, mentre il primo si riferisce esclusivamente ai maschi.

 SIMP e Tik Tok

Proprio sul social cinese famoso per i suoi brevi video, che ha lanciato nuovi teen-idol come Charli d’Amelio o Bella Poarch, si è diffuso il termine SIMP.

Tutto è nato da una clip di Marco Borghi, alias poloboy, account da oltre 3 milioni di followers, il primo a caricare un video su TikTok chiamato “Simp Nation“, in cui sostanzialmente diceva, ai ragazzi che consolavano ragazze di cui erano invaghiti, “Benvenuto nella Simp Nation”.

In realtà, però, già alla fine del 2019 Tik Tok era il teatro di una challenge chiamata appunto “Simp Nation”, impostata su un remix del brano degli Smash Mouth Rockstar di Post Malone, in cui i teenagers maschi dichiaravano di far parte appunto della “nazione SIMP” per aver tentato di fare colpo su una ragazza e aver fallito.

Da lì, sulla spinta del video di poloboy, il termine si è esteso e diffuso a tutti quelli che non hanno fatto colpo sulla ragazza di cui sono invaghiti e che, anzi, appaiono piuttosto condiscendenti nei suoi confronti, tanto che l’hashtag #Simp, su TikTok. conta oltre 870 milioni di visualizzazioni.

SIMP e mascolinità tossica

Può sembrare un ingenuo trend fra ragazzi, diventato virale proprio perché facente parte di quello slang cui accennavamo prima, ma in realtà dietro alla parola SIMP si nasconde anche una sorta di matrice sessista che porta avanti un banale ideale di mascolinità tossica.

Il termine non è direttamente riferito alle donne, ma agli uomini che le apprezzano e che le trattano con cortesia e rispetto, accettando anche di ricevere un rifiuto senza offendersi o scatenare scenate terribili; non dovrebbe esserci nulla di negativo, anzi, potrebbe essere un bel messaggio in tempi in cui alcuni femminicidi vengono ancora giustificati con termini assurdi come “delitto passionale” o “uccisa per troppo amore”.

Il fatto di essere carino con una ragazza, gentile, premuroso, anche se lei non ricambia le attenzioni o i sentimenti, invece, finisce con l’essere considerato come oggetto di ghettizzazione e scherno, perché, naturalmente, l’idea del maschio alfa è veramente troppo radicata per essere messa in discussione, almeno per alcuni. Tanto che il termine è anche usato come un’accusa nei confronti dei maschi che appoggiano e sostengono battaglie femministe.

Il problema è quando questi “alcuni” sono i ragazzi più giovani, che invece dovrebbero smantellare archetipi ormai sorpassati come, appunto, l’idea dell’uomo “che non deve chiedere mai”. Anche perché è piuttosto chiaro che, nelle mani sbagliate, l’idea del SIMP non si riveli altro che l’ennesimo pretesto per scatenare attacchi misogini e aprire la caccia alle streghe, le donne perfide che osano non ricambiare i sentimenti di un uomo.

Il dottor Raffaello Antonino, psicologo, ha inoltre spiegato a Bustle alcuni possibili risvolti problematici, a livello psicologico, del considerarsi (o essere considerato) un SIMP:

L’impatto a livello psicologico può portare a una riduzione dell’autostima e della fiducia in se stessi, in quanto può corrispondere alla formazione di convinzioni negative su se stessi. Ad esempio,’Non sono abbastanza bravo’, ‘Non merito di essere amato’, ‘Sono un perdente’.

Sono considerazioni indubbiamente forti, ma, proprio come accade per il bodyshaming o per altre problematiche che hanno a che fare con l’autostima dei più giovani, sia che essa riguardi i complessi legati al proprio aspetto fisico che quella, invece, legata alla propria capacità di interazione e all’accettazione sociale, è importante distinguere il social dalla realtà, e capire che certi trend, se proprio vogliono essere portati avanti, devono restare solo ed esclusivamente nell’ambito dell’ironico, senza prenderli come oro colato.

Insomma, non esistono SIMP, e nessuno è un perdente se incassa un rifiuto o se tratta con dolcezza una ragazza, nonostante lei non ricambi i suoi sentimenti; è questa l’idea che dobbiamo portare avanti per toglierci di dosso certi cliché di mascolinità tossica.

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