Non sai guidare, parcheggiare, cambiare una gomma, scegliere la migliore assicurazione, fare benzina“. Sottotesto malcelato: perché sei una donna. Donne al volante da sempre è un binomio che fa rima con pericolo costante, ma siamo nel 2020 e l’elenco di donne che guidano in Italia, di camioniste esperte, pilote di moto e Formula 1, professioniste della meccanica è lungo e parla da solo. Eppure il pregiudizio non muore e spesso si cristallizza in commenti involontariamente portati avanti da tutti, senza distinzione di sesso.

Spesso è un’eredità che affonda al periodo in cui le prime automobili sono state messe su strada: le storie delle donne che nei primi anni del ‘900 hanno inventato dispositivi oggi fondamentali come frecce e tergicristalli a cui nessuna azienda ha dato credito per l’acquisto del brevetto originale sono emblema di un pregiudizio che lega l’incapacità femminile di gestire (e amare, che eresia!) un mezzo a quattro ruote. Non solo: le donne non possiedono per inerzia neanche gusti in fatto di auto e non possono concedersi il lusso di apprezzare più che il colore di una carrozzeria o un sedile in pelle – rigorosamente lato passeggero. Il marketing e la pubblicità, il cinema e i retaggi culturali spesso fanno il resto da anni.

Eppure ogni frase stereotipata che lega le donne al volante può essere smontata o almeno ridimensionata: da evidenze scientifiche, dati e ricerche. Ma soprattutto si può capovolgere l’idea che le donne si debbano accontentare di auto da città, compatte e senza accessori, perché non saprebbero gestire quelle considerate ad alto tasso di testosterone associate dal marketing e dall’immaginario collettivo all’uomo. E imporne una nuova di zecca: che in fondo, alla base di tutto, ci sono solo attitudini e gusti che non hanno sesso.

“Le donne fanno più incidenti degli uomini”: FALSO

A gennaio 2020 una ricerca della belga VIAS Institute riportata su Info Data del Sole 24 ore svelava l’incredibile risultato secondo cui le donne sono le clienti ideali delle assicurazioni: fanno meno incidenti, sono più affidabili. Non solo: anche quando sono coinvolte in un sinistro molto spesso non è colpa loro. L’analisi ha anche svelato che il 43% del totale delle vittime di incidenti stradali è donna, una percentuale che sale se si considera il tasso di mortalità tra i passeggeri: sono il 62% del totale. La spiegazione? In casi dei sinistri mortali considerati è quasi sempre l’uomo che guida.

Un’altra ricerca del Centro Studi Contintental, soltanto un quarto degli incidenti stradali è causato da donne al volante, un 26,6% del totale considerato. Il 73, 4 % invece è frutto di colpe maschili.

“Le donne collezionano multe”: FALSO

Sempre secondo la ricerca di VIAS, le donne provocano meno incidenti e soprattutto sono più prudenti se si tratta di guidare in condizioni a rischio, ad esempio sotto l’effetto di alcol. Anzi, dalle statistiche la probabilità che un uomo si metta in macchina dopo un drink di troppo sono 4 volte maggiori della controparte femminile (in percentuali, su incidenti causati in condizioni limite, solo il 5% sono di donne contro un 11% di quelli maschili). E se parliamo di multe, la collezione delle donne secondo il sondaggio è di molto inferiore a quella maschile: due conducenti su tre che prendono una multa sono uomini.

“Le donne non sanno parcheggiare”: DIPENDE (ma non dal sesso)

Una ricerca dell’Osservatorio Linear del 2014 svelava che l’abilità nella guida di uomini e donne è il più delle volte parificabile, ma che per una questione di fiducia nelle proprie skills spesso l’assunto che le donne non sappiano parcheggiare risulta vero. Anzi, tra le intervistate di quel sondaggio ben il 24% ammetteva di non riuscire a farlo al minimo delle manovre, perpetrando uno stereotipo che invece non può essere generalizzato. Ci saranno anche uomini che non sanno parcheggiare se non a spina di pesce, no?

Negli anni la scienza ha cercato di vederci chiaro, spesso usando i neuroni, la prossimità e la capacità misurare a occhio e gestire lo spazio circostante come metro di analisi. Però non è mai venuta a capo di nulla perché generalizzare è impossibile. Ci sono donne che sanno parcheggiare in due manovre e donne che non lo sanno fare. Così come ci sono uomini in grado di fare la stessa cosa (o di non riuscirci al primo colpo). Di solito la discriminante per entrambi è l’allenamento: quante volte parcheggiano e quante volte usano l’auto.

“Le donne guidano solo auto piccole e compatte”: FALSO

Basta far caso a come la donna è stata rappresentata per anni nella pubblicità del settore automotive per capire come il pregiudizio sia difficile da scalfire. Gli anni ’90 sono stati il tripudio della combinazione “bella donna possibilmente discinta accanto a macchina enorme”, in una formula così inequivocabile che oggi la si può leggere solo in un modo: se sei accanto a un’auto di grossa cilindrata è solo per renderla più appetibile per l’uomo che desidera comprarla. Poi l’associazione si è spostata sull’universo femminile con figli a carico da trasportare da un impegno all’altro, come se la scelta dell’auto, se fatta dalle donne, potesse essere orientata solo al comfort e non alla potenza della macchina. Familiare e piccola, quando si parla di automobili di cui le femmine sono proprietarie, è meglio.

I dati in realtà dicono che lo scenario è molto più variegato di così: al 2018, le donne alla guida secondo il Ministero dei Trasporti erano più di 17.350.000, il 44% del totale delle patenti. Una ricerca di UNRAE ha confermato che se le city car, piccole ed economiche, sono spesso predilette dal pubblico femminile più per una questione di prezzo che per una questione di gusti, in realtà i dati già nel 2018 mettevano al primo posto le berline tra i gusti delle donne in fatto di auto. E anche la richiesta dei SUV cominciava a salire.

Siamo davvero pronti a capovolgere lo stereotipo?

Non esistono cose da femmine o da maschi, ma solo cose che piacciono o che non piacciono. E cose per cui si è portati e altre no. Lo si dice ai bambini sin da piccoli per non rinchiuderli nello schema dell’azzurro e del rosa e vale anche per i guidatori. I numeri delle donne che fanno mestieri in cui la guida di mezzi pesanti parlano poi di uno scenario che, dati alla mano, non è più ancorato allo stereotipo per cui l’unica auto che possono guidare è una utilitaria. Le donne meccanico sono oltre 1200 (dati della Camera di Commercio al 2019); le camioniste di professione 3000; le tassiste ormai il 12% del totale. Le donne che amano le macchine di grossa cilindrata e si concedono di acquistarne una esistono eccome, e sono in crescita. E lo stereotipo che le vuole ancorate al “Non sai guidare, parcheggiare, cambiare una gomma, scegliere la migliore assicurazione, fare benzina” crolla.

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