Di tanto in tanto, le cronache ci restituiscono storie di scuola che ci sembrano assurde e anacronistiche: sentiamo di questo o quel libro scolastico che attribuisce alle donne esclusivamente mansioni casalinghe, mentre agli uomini vengono attribuiti in toto mansioni intellettuali. Per non parlare di corsi che vengono limitati all’accesso femminile, o del pregiudizio relativo allo studio di alcune materie.

Come al solito, la cronaca riporta le eccezioni e non la regola, tuttavia esistono delle discriminazioni di genere all’interno nei percorsi della formazione e dell’istruzione, discriminazioni differenti da nazione a nazione. E il fenomeno c’è, anche se non sempre si vede (nonostante le statistiche). Il corpo di informazioni per combattere queste discriminazioni prende il nome di educazione di genere.

Educazione di genere: definizione

Educazione di genere
Fonte: Pixabay

Secondo l’Eige, l’educazione di genere o gender education è

Parte necessaria del curriculum a tutti i livelli del sistema educativo che permette sia a ragazze che a ragazzi, a donne e a uomini di comprendere come i costrutti di mascolinità e femminilità e i modelli per l’assegnazione dei ruoli sociali – che danno forma alle nostre società – influenzino le loro vite, relazioni, scelte di vita, carriere e così via.

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L’educazione di genere a scuola

Secondo lo studio Gender and Education pubblicato su ResearchGate, la partecipazione all’istruzione è diversa tra maschi e femmine, così come lo sono il rendimento scolastico e i campi di studio. Per questa ragione, l’Unesco promuove da molto tempo l’uguaglianza di genere a scuola affinché la formazione sia un diritto per tutti.

Le diseguaglianze sono causate e amplificate da condizioni come povertà, isolamento geografico, appartenenza a una minoranza (etnica o di orientamento sessuale per esempio), disabilità, matrimonio o gravidanza precoci, violenza di genere e atteggiamenti “tradizionali” in relazione al ruolo delle donne.

Esistono ampi divari di genere – si legge nel sito dell’Unesco – nell’accesso, nella realizzazione dell’apprendimento e nella prosecuzione dell’istruzione in molti contesti, il più delle volte a spese delle ragazze, sebbene in alcune regioni i ragazzi siano svantaggiati. Nonostante i progressi, più ragazze che ragazzi rimangono ancora fuori dalla scuola – 16 milioni di ragazze non metteranno mai piede in un’aula (Istituto di statistica dell’Unesco) – e le donne rappresentano i due terzi dei 750 milioni di adulti senza competenze di base di alfabetizzazione.

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Gli stereotipi classici dell’educazione

Educazione di genere
Fonte: Pixabay

Uno degli stereotipi più diffusi è relativo alle capacità femminile nell’ambito della matematica e delle materie scientifiche: i maschi sarebbero più bravi in queste materie (naturalmente è falso). Analogamente, un altro falso mito è quello secondo cui i ragazzi sarebbero meno portati per le discipline umanistiche.

Alcuni stereotipi sono presenti nei libri di testo. A volte nei volumi adottati a scuola, si riscontrano esercizi e illustrazioni che perpetuano lo schema sociale della donna casalinga e impegnata esclusivamente nella cura della casa e dei figli. Gli stereotipi si estendono anche alle materie extracurricolari (laddove vengano praticate), come i corsi scolastici pomeridiani, dal calcio all’astronomia, dal teatro alla danza, fino all’informatica.

Come riporta il Guardian, in cinque scuole a nord di Londra, a novembre 2019, è stato fatto un esperimento per la demolizione degli stereotipi di genere. Molti insegnanti si sono resi conto di essere loro stessi i messaggeri di quegli stereotipi (tipo i grandi inventori sono uomini o le donne non sanno giocare bene a calcio), e hanno iniziato a decostruire il loro solito linguaggio e i loro soliti insegnamenti.

All’inizio dell’esperimento circa i due terzi dei maschi ha espresso il desiderio di diventare uno scienziato da grande, mentre il 75% delle femmine avrebbe voluto essere impiegato in ruoli educativi. Alla fine dell’esperimento gli studenti desiderosi di essere scienziati da grandi erano in numero pari tra i ragazzi e le ragazze. Inoltre molte femmine hanno preso in considerazione un impiego da poliziotta o calciatrice, i maschi quello da insegnante.

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Educazione di genere e parità dei sessi

Secondo l’Unicef, molti Paesi ganno raggiunto la parità di genere nelle iscrizioni a scuola, ma permangono disparità che svantaggiano le ragazze, soprattutto in Africa, Medio Oriente e Asia Meridionale. In Ciad, per esempio, a scuola ci vanno 78 ragazze ogni 100 ragazzi. In Pakistan 84 ragazze ogni 100 ragazzi.

Dal 2000 al 2018, la dispersione scolastica femminile è diminuita in tutto il pianeta. Tuttavia solo nel 2018, 59 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare gli studi e il 55% di essi erano femmine. Nell’Africa sub-sahariana circa il 25% delle bambine non frequenta la scuola elementare. E nel fenomeno hanno un peso elementi come povertà, lontananza geografica, conflitti armati, mancanza di infrastrutture scolastiche e istruzione di scarsa qualità. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le ragazze nelle fasce più emarginate della popolazione.

E il fenomeno cresce nell’istruzione secondaria, anche se la mancanza di istruzione affligge anche i ragazzi, tanto che in India, nelle Filippine e in Burundi, ci sono 93 ragazzi sono iscritti alla scuola secondaria inferiore ogni 100 ragazze. Nella Repubblica Centrafricana e nel Ciad, invece, solo 61 ragazze e 62 ragazze, rispettivamente, sono iscritte alla scuola secondaria inferiore ogni 100 ragazzi.

Senza dimenticare che le femmine, in età infantile e giovanile, rappresentano il 56% della popolazione analfabeta e si trovano in gran parte in Africa occidentale e centrale. Inoltre, sempre secondo le statistiche dell’Unicef relative al 2018 sugli studenti di 15 anni, i maschi hanno ottenuto risultati migliori in matematica rispetto alle femmine nell’80% dei Paesi presi in esame dalla statistica.

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