Siria. Un normalissimo giorno di scuola, i bambini tra i banchi che leggono, scrivono e ascoltano la maestra. Improvvisamente i bombardamenti. Le urla. La paura. I pianti.

Questo è quello che dal 18 febbraio la Ghouta orientale, enclave ribelle della Siria, deve affrontare ogni giorno. Il territorio si ritrova sotto assedio dell’esercito del governo di Bashar al-Assad, presidente del regime siriano.

Il giornalista Andrea Iacomini, portavoce UNICEF Italia, denuncia l’ennesimo bombardamento con un post “diverso” su Facebook. Pubblica un audio in cui si sentono le urla strazianti dei bambini vittime dall’attacco aereo.

Un audio forte ma necessario. Necessario per farci capire cosa sta succedendo in quella striscia di terra. Dove ogni giorno bambini, civili e innocenti diventano vittime di un gioco crudele e spietato, di cui pare nessuno sia il vero carnefice.

Nella notte tra il 19 e il 20 marzo ad Arbn, città della Ghouta orientale, sono stati uccisi altri 17 civili tra cui 15 bambini. I missili hanno raggiunto la scuola, che oltre ad ospitare i piccoli, faceva da scudo a un rifugio sottostante.

I Caschi Bianchi, gli uomini e le donne volontari della Syrian Civil Defence, hanno denunciato per primi l’accaduto con un tweet. Secondo i volontari l’attacco del 19 marzo è attribuibile all’aviazione russa.

I dati dell’Osservatorio siriano per i diritti umani dicono che questo assedio ha già procurato 1400 morti di innocenti tra cui 281 bambini. E le prospettive future non sono tra le migliori.

 

 

 

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