Il femminismo non è un movimento monolitico. Come molte di noi hanno appreso, nel tempo, ci sono state differenti “ondate”, con diversi obiettivi e diverse convinzioni filosofiche. La nostra epoca contemporanea è quella della cosiddetta «Terza Ondata», un movimento dalle espressioni pop in cui il femminismo intersezionale è fortemente radicato.

Questo però non significa che oggi ci sia solo il femminismo intersezionale, anche se è preponderante. Una delle opposizioni all’inclusione che caratterizza questo tipo di femminismo, ad esempio, prende il nome di movimento Terf.

Cosa significa Terf?

Come spiega un dossier di ArciGay, Terf è un acronimo che sta per Trans Exclusionary Radical Feminism. In pratica si tratta di un tipo di femminismo radicale, che tende a escludere dalla propria lotta e dagli spazi femminili le persone transgender cui fu attribuito il genere maschile alla nascita e che hanno affrontato un processo di transizione affinché anche il loro corpo corrispondesse al genere femminile, in cui si sono sempre riconosciute.

Bisogna tuttavia ricordare che le Terf non si riconoscono in quest’acronimo e professano la convinzione che la loro lotta miri semplicemente a liberare le donne dall’oppressione.

I principi del movimento Terf

C’è da dire che il movimento Terf tende all’esclusione delle persone MtF, cioè chi affronta una transizione fisica da uomo a donna, mentre ignora quasi le persone FtM, che hanno affrontato una transizione da donna a uomo, e le persone non binarie, ossia coloro che non si riconoscono né nel genere maschile né nel genere femminile in maniera esclusiva.

Uno dei principi del movimento Terf riguarda il fatto che per le femministe che ne fanno parte, le donne transgender non possono dirsi oggetto di discriminazione di genere, perché sono «nate uomini» (in realtà c’è qui già da parte delle femministe Terf una discriminazione a partire dal linguaggio, ma lo approfondiremo dopo).

Il concetto principale delle Terf riguarda il fatto che l’esistenza delle donne transgender faccia parte di una sorta di complotto messo in opera dal patriarcato, per sostituire completamente il genere femminile «di chi è nata donna», per sostituirlo con le trans, più docili a farsi ammansire dagli uomini. Inoltre le Terf sono convinte che le trans vogliono infiltrarsi nel movimento femminista per demolirlo dal loro interno.

Terf e femminismo radicale

Terf
Fonte: Rocky Horror Picture Show

Va da sé che questa è una forma di femminismo radicale, che affonda le sue radici nel femminismo della «Seconda Ondata» e negli esiti che esso ha avuto negli anni ’70 e ’80.

Uno dei testi cardine a questo proposito è infatti The Transsexual Empire di Janice Raymond, che non solo si è sempre definita femminista radicale, ma che ha immaginato appunto un futuro distopico in cui le «donne nate donne» sarebbero state appunto sostituite dal patriarcato con le «donne transessuali». Il racconto di Raymond teorizza per la prima volta l’esclusione delle trans dagli spazi sociali femminili, perché queste persone vengono considerate dalle femministe Terf come uomini a tutti gli effetti, anche nel caso in cui abbiano completato il loro processo di transizione.

Terf e transfobia

Il movimento Terf viene accusato spesso di transfobia. Pensiamo solo al fatto dell’esclusione delle trans dagli spazi femminili e a cosa possa significare nella vita quotidiana: per esempio, le donne transessuali non possono utilizzare le toilette femminili qualora vi si sentano maggiormente a loro agio? Non possono giocare in una squadra sportiva femminile? Non possono entrare in determinati spazi o rituali religiosi che sono appannaggio del genere femminile (come per esempio i monasteri di suore e i ritiri buddhisti che sono divisi in base al genere)? E soprattutto non possono lottare accanto alle altre categorie che sperimentano sulla loro pelle le discriminazioni?

Inoltre la transfobia delle Terf emerge anche nel linguaggio utilizzato. Per le Terf esistono «donne nate donne», non persone cui alla nascita è stato attribuito il genere femminile e queste persone possono essere cisgender o transgender. Come spesso accade, il linguaggio è lo specchio di un fenomeno e in quello delle Terf, le transessuali sembrano scimmiottare il genere femminile e lasciare che un chirurgo le “crei” femmine.

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