100 anni fa negli USA fu proclamato il proibizionismo, che rendeva illegale la produzione e il commercio di alcol. Con l’intento di “moralizzare” la società, questa decisione ha portato a un aumento della criminalità e delle attività clandestine.

Nonostante le immagini del tempo riportino soprattutto uomini intenti a svuotare barili di bevande alcoliche, le donne hanno avuto un ruolo importante nel far iniziare e finire il proibizionismo.

Significato di proibizionismo

Con il termine proibizionismo si indica, secondo la definizione dell’Enciclopedia Treccani:

Divieto di produrre, vendere e trasportare bevande alcoliche, in vigore negli USA dal 1920 al 1933.

Questo divieto fu proclamato con la legge conosciuta con il nome di Volstead Act e fissato dal 18° Amendment della Costituzione, che entrò in vigore a gennaio del 1920. In realtà oggi si parla di proibizionismo anche con un’accezione più generale, inteso come qualsiasi divieto al consumo o alla vendita di determinate sostanze dichiarate illecite dai governi o dagli enti internazionali, con l’intento di salvaguardare la salute pubblica e personale dei cittadini.

Solitamente tutti i casi di proibizionismo sono contrastati da gruppi e movimenti che chiedono, anche con argomentazioni, la legalizzazione delle sostanze proibite. Esistono infine due tipologie di proibizionismo: quello che proibisce solamente la vendita e il traffico della sostanza illecita, e quello a tolleranza zero che punisce anche il consumo con sanzioni civili o penali.

Il proibizionismo americano degli anni ’20

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Fonte: Web

Certamente quando pensiamo al proibizionismo, ci riferiamo soprattutto a quello americano degli anni ‘20. A partire dal 1919, e legalmente dal 1920 con il 18° emendamento della Costituzione che seguì il Volstead Act, in tutti gli Stati americani fu vietata la produzione, la vendita e il trasporto di bevande alcoliche, di qualsiasi gradazione.

In questi anni il proibizionismo prese il nome anche di Noble Experiment, perché volto a moralizzare la società. Fu infatti fortemente spinto da alcune organizzazioni religiose e politiche chiamate Società per la sobrietà, con forti convinzioni morali e fondamentaliste. L’idea del proibizionismo nacque già nel 17° e 18° secolo, con episodi legati ad alcune zone.

Ad esempio nel 1657 la colonia del Massachusetts aveva proibito la vendita di “distillati forti” per evitare l’ubriachezza, vista come l’abuso di un dono di Dio, condannando quindi il vizio di gola. Ma le motivazioni di chi promuoveva il proibizionismo erano anche sociali, come portare i consumatori su altri prodotti per il benessere della famiglia, fermare la violenza domestica peggiorata dall’abuso di alcol.

L’esperimento del proibizionismo americano tuttavia non ebbe i risultati sperati, perché alimentò la crescita di organizzazioni e leader mafiosi, il contrabbando e la criminalità. L’alcol infatti continuava a essere consumato, ma in maniera illegale, attraverso gangster e scontri fra bande criminali, spesso sostenuti da corruzione nella polizia. Furono anche realizzati dei locali clandestini chiamati speakeasies dove venivano servite bevande alcoliche.

Il ruolo delle donne nel proibizionismo

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Fonte: Web

Le donne giocarono un ruolo non indifferente durante il periodo del proibizionismo. Il loro contributo aiutò non solo a formarlo ma anche a farlo finire. Nello stesso anno furono proclamati l’emendamento 18° per il proibizionismo e il 19° per il suffragio femminile. Le donne al voto poterono così mostrare la preferenza per le fazioni che promuovevano il proibizionismo.

La storia oggi fa passare l’idea che le donne promuovevano il proibizionismo solamente per motivi morali e religiosi. In realtà le attiviste dei movimenti per il proibizionismo, in linea con movimenti attivi in quel periodo come le suffragette, lottavano per i diritti umani e delle donne. Le motivazioni erano ampie e valide, per proteggere se stesse e i bambini dagli abusi causati dall’alcol e per l’emancipazione.

Il legame tra abuso di alcol e violenza domestica infatti è e rimane ancora oggi stretto. Fermando l’assunzione di alcol le donne dell’epoca volevano fermare o almeno diminuire gli abusi e le violenze da parte dei mariti. Gli uomini ubriachi erano spinti ancora di più a picchiare mogli e figli, a violentare e perpetrare abusi. Lo scopo di queste attiviste del temperance movement era nobile e importante.

Ma le donne diedero un apporto significativo anche a far abolire la legge del proibizionismo americano. Nel 1929 Pauline Morton Sabin fondò il Women’s Organization for National Prohibition Reform. Le donne si resero conto che il proibizionismo non funzionava come previsto, e anzi ci fu un aumento della violenza e criminalità. Inoltre, molte donne volevano la possibilità di emancipazione, di partecipare alla società che si svolgeva anche nei saloon. Nonostante non fossero considerate, solamente perché donne, riuscirono a farsi ascoltare dai capi di stato, così come era successo per farlo approvare.

Durante il proibizionismo quindi la posizione della donna subisce un vero e proprio cambiamento nella società. Un periodo estremamente fertile di movimenti attivi in ogni aspetto della vita e dei diritti delle donne, nel quale possono iniziare a dire la loro, a farsi portavoce di idee e opinioni. E nel quale si delinea il passaggio tra il modo di essere delle donne nell’epoca vittoriana e quello del ‘900.

Il proibizionismo e le droghe leggere

Come abbiamo detto, il proibizionismo non fu un successo, perché il divieto forzato non solo non fermò l’assunzione di alcol, ma alimentò anche quella di altre sostanze. Da una parte il commercio di alcol diventò clandestino. Dall’altra, chi aveva difficoltà a trovare alcol si spostava su altre dipendenze in sostituzione. Aumentò quindi l’abuso di tabacco, narcotici, oppioidi, hashish e marijuana.

Oggi si continua a parlare di proibizionismo, non più per quanto riguarda l’alcol, ma per le droghe leggere, considerate dagli anti-proibizionisti non più pericolosa di alcol e tabacco che oggi sono invece di libero commercio. Perché allora l’alcol è legale e le droghe leggere no? Il dibattito verte su questa domanda, sui danni alla salute che alcol e fumo da una parte e droghe leggere dall’altra causano.

Tra le motivazioni dei sostenitori della legalizzazione ci sono le qualità terapeutiche di alcune droghe, mentre chi sceglie il proibizionismo valuta tutti gli effetti sulla salute e sulle relazioni sociali che queste droghe causano a chi ne abusa. Certamente rimane il problema sul perché allora l’alcol, che in quantità elevate causa gli stessi danni, è legale e venduto anche nei supermercati.

Il proibizionismo, come ha dimostrato il caso americano degli anni ‘20, non ferma la produzione e il consumo di queste sostanze. Un’idea diffusa sarebbe quella allora di regolamentare il commercio di droghe leggere, in modo da togliere mercato alla criminalità organizzata e al commercio clandestino. Un dibattito che continua ormai da diversi anni.

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