Tutti noi ne abbiamo sentito parlare almeno una volta, e chi ha visto il film Disney Mary Poppins ricorderà la signora Banks, mamma di Michael e Jane, indossare la fascia e uscire in strada a protestare per il voto alle donne.

Parliamo delle suffragette, ovvero di tutte quelle donne che, in tempi in cui il femminismo era argomento pressoché sconosciuto e le rivoluzioni culturali insospettabili, hanno lottato affinché alla compagine femminile venisse riconosciuto il giusto ruolo – e i diritti legittimi – in società. A partire proprio dal diritto al voto, da cui traggono anche il nome.

Suffragette: il significato del termine

Dalla parola suffragio, nel suo significato di diritto di voto, le suffragette hanno tratto il proprio nome; secondo alcuni puristi del lessico, sarebbe stato più corretto usare la definizione suffragista, ma suffragetta è appunto la donna impegnata per il riconoscimento della piena dignità.

Per ovvi motivi, le suffragette sono considerate le prime femministe, quelle che hanno dato il là al movimento, permettendo alle donne di prendere la piena consapevolezza di sé e dei propri diritti.

La storia delle suffragette

Anche se all’inizio della rivoluzione francese, all’Assemblea Rivoluzionaria furono presentati i Cahier de Doléances des femmes, una prima richiesta formale di riconoscimento dei diritti delle donne e, più o meno negli stessi anni Olympe de Gouges pubblicò Le prince philosophe, romanzo che rivendicava i diritti delle donne (finì ghigliottinata nel 1793), i veri inizi del movimento delle suffragette devono essere fatti risalire al Regno Unito.
Le suffragette erano sostenute anche dal lavoro di personalità fautrici dei diritti delle donne, come John Stuart Mill, che propose l’idea del suffragio femminile in un programma presentato agli elettori del Regno Unito nel 1865, alcune delle più famose suffragette, come Mary Wollstonecraft (che nel 1792 pubblicò A Vindication of the Right of Women), diedero il là all’espandersi del movimento: iniziarono a formarsi i primi circoli femminili, anche se le richieste femminili rimasero al principio inascoltate, sino a quando, con la riforma del 1832 e con la legge comunale Corporations Act del 1835, finalmente venne concesso il diritto di voto alle donne, seppur limitato alle elezioni locali.

Il movimento vero e proprio delle suffragette, inteso come movimento nazionale volto a chiedere il suffragio femminile, vide però la luce nel Regno Unito solo nel 1869. Da qui si può davvero iniziare a parlare di suffragette perché, tanto che nel 1897 venne formata la Società Nazionale per il suffragio femminile (National Union of Women’s Suffrage), la cui fondatrice, Millicent Fawcett, cercò di convincere anche gli uomini ad aderire al movimento, dato che erano i soli, in quel momento storico, a poter legalmente concedere il diritto di voto. Incontrando l’ostilità e la diffidenza maschili, la situazione di stallo per le donne si protrasse fino al 1903, quando Emmeline Pankhurst fondò l’Unione sociale e politica delle donne (Women’s Social and Political Union – WSPU), con lo scopo dichiarato di far ottenere alle donne il diritto di voto politico, concesso solo agli uomini sul piano nazionale.

In quegli anni iniziò la vera protesta femminile, con le donne che si incatenavano alle ringhiere, incendiavano le cassette postali, rompevano le finestre e alcune, addirittura, persero la vita: come Emily Davison, che morì durante i disordini al Derby di Epsom l’8 giugno 1913. Molte di coloro che vennero incarcerate attuarono lo sciopero della fame, emulando Marion Dunlop, la prima suffragetta a proporre tale forma di protesta.

Si arrivò all’elezione della prima donna al Parlamento del Regno Unito, Lady Nancy Astor, nata Nancy Whitcher Langhorne, originaria della Virginia e diventata cittadina britannica dopo aver sposato, nel 1906, il visconte di Astor, Waldorf. Nel corso di una votazione suppletiva fu eletta e proclamata deputato per il partito conservatore: era il 1º novembre 1919.

Naturalmente l’obiettivo del movimento femminile, che era in realtà un vero e proprio movimento femminista, era raggiungere la piena parità con gli uomini, anche da un punto di vista economico e giuridico: le donne chiedevano di poter insegnare nelle scuole superiori, di poter accedere ai diritti civili, le medesime opportunità lavorative e, va da sé, il diritto di voto.

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Fu la prima guerra mondiale a dare “l’occasione”, alle donne, di mostrare di valere quanto gli uomini, essendosi trovate ad assumere i tradizionali ruoli maschili, dato che il cosiddetto “sesso forte” era impegnato al fronte.

Tuttavia, il conflitto causò anche una vera e propria frattura nel movimento delle suffragette del Regno Unito, con Christabel ed Emmeline Pankhurst, ed il loro Women’s Social and Political Union, che si dichiararono disponibili a sospendere la loro campagna per la durata della guerra, al contrario delle suffragette più radicali, rappresentate da Sylvia Pankhurst con il suo Women’s Suffrage Federation, che continuarono la lotta.

Non furono però sufficienti questi screzi per minare il percorso preparato da anni di lotte e comizi: nel 1918, a guerra finita, il Parlamento del Regno Unito approvò la proposta del diritto di voto limitato alle mogli dei capifamiglia con certi requisiti di età (sopra i 30 anni), finalmente ammesse al voto politico. Solo dieci anni più tardi, con la legge del 2 luglio 1928, il suffragio fu esteso a tutte le donne del Regno Unito.

Dopo l’esempio britannico, il movimento delle suffragette si sviluppò in forme simili in vari paesi. Sorprendentemente, a introdurre per prima il suffragio universale fu la Nuova Zelanda, nel 1893, poi, rispettivamente nel 1906 e 1907, Finlandia e Norvegia. In Germania le donne ottennero il diritto al voto nel 1919, mentre in Francia solo nel ’45, in Svizzera, con l’eccezione di alcuni cantoni che la garantirono dal ’59, addirittura nel 1971.

Negli USA, eccetto lo stato del Wyoming che riconobbe il suffragio femminile nel 1869, alle donne il voto fu concesso nel 1920. Tra le leader del movimento statunitense ricordiamo Alice Paul.

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E nel nostro paese?

Qui, il percorso fu complicato dall’unificazione, avvenuta solo nel 1861. Nel 1919 le donne ottennero l’emancipazione giuridica, tanto che persino Papa Benedetto XV si pronunciò pubblicamente a favore del diritto di voto alle donne.

Fra le esponenti dei gruppi femminili italiani ricordiamo soprattutto Giuditta Brambilla, Carlotta Clerici e Anna Kuliscioff, che tuttavia trovarono nel fascismo un blocco piuttosto duro da superare, tanto che solo il 1º febbraio 1945, con l’Italia ancora impegnata negli strascichi della seconda guerra mondiale, il Consiglio dei ministri dell’Italia Libera, presieduto da Bonomi, approvò il decreto legge Alcide De Gasperi-Togliatti che prevedeva il diritto di voto esteso a tutti gli italiani che avessero 21 anni compiuti. Fino al 1947 restarono escluse le prostitute “vaganti”, citate all’art. 3, ovvero le donne schedate che lavoravano fuori dalle “case chiuse”.

Le donne votarono per la prima volta, nel nostro paese, alle elezioni amministrative della primavera del 1946 e, ovviamente, al referendum del 2 giugno, per l’elezione dell’Assemblea costituente e per il Referendum per la scelta tra monarchia e repubblica.

In gallery, conosciamo la storia di alcune delle più famose suffragette.

Suffragette: le donne "in direzione ostinata e contraria" che cambiarono il mondo
fonte: web
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