Secondo le stime più recenti (datate 2019) ogni anno circa 160.000 bambini nascono con l’HIV e quasi la metà muoiono prima del raggiungimento del secondo anno di vita per mancanza di cure adeguate.

Nonostante i progressi medici fatti per ridurre la trasmissione del virus da madre a figlio, la mortalità infantile da HIV è ancora elevata e molto spesso è causata da inaccessibilità o intolleranza ai farmaci.

Secondo i dati forniti da UNAIDS, l’agenzia delle Nazioni Unite per la lotta contro l’AIDS/HIV, migliaia di bambini, soprattutto in Africa, sono condannati alla morte fin dalla nascita a causa di terapie non idonee alle loro esigenze.

La cura pediatrica più comune, infatti, si basa sull’assunzione di uno sciroppo dal sapore metallico che deve essere conservato in frigorifero.

Come afferma il dott. Bernard Pécoul, direttore esecutivo dell’iniziativa “Drugs for Neglected Diseases” di Ginevra, in questi Paesi le famiglie che non possiedono un frigorifero sono molte. Per tentare di mantenere il farmaco fresco il più a lungo possibile, viene seppellito sotto la sabbia bagnata ma nonostante questo i bambini lo rigettano regolarmente.

La modalità di assunzione del medicinale, poi, prevede che venga spruzzato in bocca con una siringa pulita per ogni dose, due volte al giorno per i primi quattro anni di vita. Una doppia complicazione se si vive in condizioni rurali e di povertà.

Nel caso in cui non fosse disponibile la composizione liquida, la cura è disponibile in pillole rigide da ingerire intere. Difficile per gli adulti, praticamente impossibile per dei bambini piccoli.

Nel 2019, però, la multinazionale farmaceutica e biotecnologica indiana Cipla ha annunciato la sperimentazione di un nuovo farmaco, Quadrimune, realizzato con una nuova formulazione pensata a misura di bambino. Si tratta di granuli grandi quanto dei granelli di zucchero al gusto di fragola che possono essere sciolti nel latte o uniti ai cereali.

Quadrimune è composto dall’unione di quattro farmaci contro l’HIV, ritonavir, lopinavir, abacavir e lamivudina ed è attualmente in fase di sperimentazione clinica in Uganda, su neonati affetti dal virus.

L’obiettivo è quello di dimostrare agli organi competenti che la nuova formulazione del medicinale è tollerata dai più piccoli e che può davvero fare la differenza nella lotta contro l’AIDS infantile. Secondo gli esperti, infatti, potrebbe salvare la vita a migliaia di bambini ogni anno.

Il farmaco è alla portata di tutti, visto che sarà venduto a un dollaro al giorno per i bambini tra i 9 e i 13 chili e a 50 centesimi per quelli più piccoli. In breve, questa medicina facile da prendere, termostabile e poco costosa promette di salvare migliaia di bambini che combattono l’HIV. Sostituirà formulazioni obsolete e dal sapore amaro, medicinali che richiedono refrigerazione e regimi non più raccomandati dall’OMS.

Cipla non è nuova a innovazioni a tutela della salute nei Paesi più a rischio. Fondata nel 1935, è stata la prima compagnia farmaceutica a introdurre medicinali contro l’HIV in Africa.

Ma non si è fermata qui. Nel 2001, il suo presidente, Yusuf K. Hamied, sconvolse l’industria farmaceutica mondiale offrendosi di fornire a Medici Senza Frontiere un mix di tre farmaci contro l’HIV a un costo estremamente basso, solo un dollaro al giorno. Cosa che si ripeterà nuovamente con questo nuovo medicinale.

Un gesto rivoluzionario se si pensa che fino a qualche anno fa l’inaccessibilità alle cure causata dai costi troppo elevati ha portato all’infezione di circa 25 milioni di africani e alla morte di migliaia di persone. Dati che non possono lasciare indifferenti e che impongono una serie di considerazioni e di azioni concrete nella lotta contro l’AIDS.

A questo punto, quindi, non ci resta che attendere sperando di poter assistere ogni giorno a scoperte e rivoluzioni come queste, in grado di cambiare la vita delle persone e di garantirne una a tutti i bambini del mondo.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!