Per essere antifemministi occorre essere uomini? La risposta è no, dato che con questo termine si intende in generale la posizione ideologica di chi si oppone al femminismo in alcune o in tutte le sue espressioni.

Verrebbe quindi facilmente da pensare che l’antifemminismo nasca e si sviluppi in concomitanza, sull’altro versante, con l’espandersi delle battaglie femministe, ma per capire come stanno le cose questo breve excursus storico farà comprendere meglio di cosa parliamo.

Le radici dell’antifemminismo

In effetti l’antifemminismo nasce in opposizione alle prime richieste femministe del XVIII e XIX secolo, soprattutto per negare il suffragio femminile chiesto dalle suffragette per le donne bianche e borghesi.

Fu però proprio una donna, Marianne Adelaide Hedwig Dohm, a coniare il termine antifemminismo nel suo libro Die Antifeministen nel 1902, dividendo anche gli antifemministi in quattro categorie:

  • i conservatori credenti, per cui religione significa tradizione da difendere.
  • gli attivisti per i diritti dell’uomo, che ovviamente guardano in maniera negativa all’emancipazione femminile.
  • gli egoisti pratici, che guardano all’emancipazione della donna solo rispetto a vantaggi o svantaggi che potrebbe loro comportare.
  • i cavalieri della Mater dolorosa, che si ritengono gli “angeli custodi” con il compito di difendere le donne dalle influenze negative.

Furono non poche le donne stesse che, soprattutto all’inizio, si dissociarono dalle richieste delle suffragette, tanto che vennero creati gruppi, come la lega Women’s National Anti-Suffrage League (WNASL), attiva tra il 1908 ed il 1918, ispirata alle ragioni anti-suffragio nate in contrapposizione all’attivismo femminile già nel 1889.

Persino alcune femministe, come Camille Paglia, Christina Hoff Sommers, Jean Bethke Elshtain ed Elizabeth Fox-Genovese, sono state definite antifemministe per alcune loro posizioni ideologiche.

La Eagle Forum, fondata nel 1972 con il nome di “STOP ERA” da Phyllis Schlafly, è una delle organizzazioni antifemministe più famose al mondo, il cui volere principale era impedire che venisse ratificato l’emendamento Equal Rights Amendment (ERA) che, se approvato, avrebbe garantito l’uguaglianza dei diritti senza distinzioni di sesso.

Occorre comunque distinguere tra antifemminismo e maschilismo: il primo, infatti, nasce per negare la parità di trattamento sociale tra i sessi per poi evolversi come critica alle politiche femministe che perseguono proprio la parità. Il maschilismo, invece, parte dalla presunta superiorità dell’uomo nei confronti della donna.

In questo senso, gli antifemministi sostengono che il femminismo, pur dichiarando di favorire l’equità, ignori la questione dei diritti specifici dell’uomo come il diritto di famiglia riguardante certi aspetti, ad esempio la custodia dei figli, le responsabilità legate a paternità e mantenimento, o pretenda di raggiungere uno status privilegiato per le donne in termini di diritti “speciali” o esenzioni. Alcuni esempi? Le quote rosa, le borse di studio solo al femminile, l’affirmative action.

L’antifemminismo in Italia

antifemminismo
Fonte: web

L’antifemminismo in Italia si delineò soprattutto nel periodo fascista, nonostante nel 1919 il neonato movimento avesse inizialmente abbracciato le posizioni degli intellettuali futuristi, sostenendo il divorzio e addirittura il suffragio femminile, posizioni ben presto abbandonate in favore dell’avversione al lavoro femminile da parte del movimento dei reduci e del rigido antifemminismo cattolico-rurale degli agrari, che nel 1920-21 avevano appoggiato le azioni squadriste contro leghe e cooperative socialiste, e rese ancor più stabili dopo la firma dei Patti Lateranensi.

Il governo fascista nel ventennio tentò di imporre un maggior controllo sul corpo femminile, in primis sulle funzioni riproduttive, provvedendo a dare alla società una fortissima impronta patriarcale e rendendo illegali pratiche come l’aborto o il controllo delle nascite, e censurando l’educazione sessuale. In un contesto del genere, chi donna non voleva avere gravidanze doveva affidarsi a interruzioni di gravidanza clandestine, con tutti i rischi di infezioni, danni fisici permanenti e persino di morte a esse connesse.

Il grave problema di una politica del genere è che non si possa definire davvero superata, dato che, andando a Ovest di pochi chilometri, nelle elezioni spagnole tenutesi recentemente il partito franchista Vox, di chiaro orientamento ultraconservatore, ha raggiunto il 15,1% di voti (52 seggi contro i 24 di sei mesi prima) anche includendo, nella propria politica, una battaglia dichiarata ai diritti delle donne e alle leggi contro la violenza domestica.

L’antifemminismo per Vox è uno dei tre punti centrali della proposta politica, insieme alla lotta all’immigrazione e alla difesa dell’unità nazionale spagnola contro le velleità separatiste catalane.
La società “ideale” di questo partito auspica un ritorno della donna a casa, contestando le femministe nelle loro battaglie per aborto o critica al patriarcato, e ispirandosi all’architetta Rocio Monasterio, che guida il partito a Madrid.

Tipologie di antifemminismo

Oltre alle tipologie proposte da Marianne Adelaide Hedwig Dohm l’antifemminismo si articola anche attraverso modelli sociali.

Il modello separati-ma-uguali

Questo modello ritiene che le istituzioni sociali possano essere costruite sulla base della biologia (ad esempio razza o colore della pelle), cosa che giustificava anche la separazione.
Rispetto alla questione di genere, il modello separato ma uguale sostiene che uomini e donne non potrebbero stare su un terreno umano comune, partendo dall’idea che le seconde siano sottomesse agli uomini per via di nature così biologicamente diverse che necessitano di separazione sociale; per questo, i due sessi sono destinati dalla biologia a diverse sfere sociali, separate ma uguali: la sfera della donna era la casa, quella dell’uomo il mondo.

Il modello donna-superiore

In questo modello ci sono due “universi”, quello spirituale e quello sessuale. Nel primo la donna è superiore al maschio per definizione, viene adorata perché buona, più vicina ad una concezione astratta del bene e dotata di quella sensibilità morale che sfugge agli uomini.
Questa bontà si manifesta nella castità, nel non provare desiderio sessuale, dato che la lussuria è difetto degli uomini. È proprio quando c’è il desiderio sessuale, come nella Anna Karenina di Tolstoj, che il suo essere virtuosa va in rovina. In un contesto del genere, l’ignoranza è stata una forma di grazia per la brava donna, la negazione dell’istruzione un modo per mantenerla buona. Non deve, in sostanza, conoscere il mondo, i cui peccati sono incarnati dagli uomini.

Esempi più lampanti di questa concezione sono la verginità di Maria, o il requisito della verginità nei matrimoni combinati tuttora in atto in alcune culture. Ma proprio questa superiorità morale biologica viene usata nel modello di antifemminismo donna-superiore, che in questo modo pretenderebbe dalle donne di restare in quell’Olimpo dorato dove non possono essere “sporcate” dall’impudicizia del mondo.

Paradossalmente, proprio perché “perfetta” non può fare le stesse cose degli uomini, prendere le medesime decisioni e assumersi le stesse responsabilità. Proprio perché è brava, non è in grado di fare le stesse cose, non è in grado di prendere le stesse decisioni, non è in grado di risolvere gli stessi dilemmi, assumersi le stesse responsabilità, esercitare gli stessi diritti.

Il modello maschio-dominante

Religione e biologia sono le grandi radici alla base dell’idea per cui gli uomini sono superiori alle donne. Se però mantenere le donne subordinate sarebbe ovviamente vissuto come sbagliato, la “genialità” di questo modello è che l’ostilità viene scambiata per amore: grazie (o meglio per colpa) a questa filosofia la violazione di un corpo femminile viene vissuta come atto d’amore (mentre l’invasione viene generalmente vissuta come atto di ostilità); la violenza stessa nei confronti di un amore viene spacciata per amore estremo (mentre picchiare qualcuno sarebbe visto come un’ostilità); la dittatura maschile nell’ambito familiare è un gesto d’amore (mentre risulterebbe ostile in qualsiasi altro frangente). Infine, la pornografia stessa viene vissuta come espressione di amore sessuale.
Il modello maschile di antifemminismo ritiene inoltre gli uomini dominanti, aggressivi, controllanti, ragione per cui le donne, deboli, devono per forza offrire qualcosa da scambiare per ottenere la protezione di questi uomini forti.

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